Viaggi: a Civita di Bagnoregio dove la bellezza ama nascondersi
A cura di Meraviglia Paper
Foto Laura Taccari
Le orchidee geofite trascorrono la maggior parte dell’anno sottoterra. Solamente dopo l’inverno, se le condizioni ambientali sono favorevoli, escono a godersi la primavera all’aria aperta, ma giusto il tempo necessario per la riproduzione. In Italia ne sono state identificate circa trenta generi e centoventi specie. Tutto quello che so di questo fiore timido e spettacolare me lo ha insegnato Giovanni Burla, scrupoloso studioso e appassionato cercatore delle orchidee spontanee di Civita di Bagnoregio. Grazie a lui, durante questi giorni trascorsi nella Valle dei Calanchi, contemplando i cieli, la macchia boschiva, le creste d’argilla che costellano il panorama, percorrendo i sentieri di campagna, non ho potuto fare a meno di immaginare la vita segreta di quei curiosi tubercoli e di farne tesoro. Alta Tuscia, provincia di Viterbo, inverno inoltrato. Io a Civita sono arrivata in un giorno di pioggia, ma me ne ero innamorata molto prima, per i racconti di chi la conosce da anni, di chi ha avuto il coraggio di farne il proprio buen retiro (poeti, creativi, registi), la tenacia di farla rivivere e, allo stesso tempo, l’accortezza di proteggerla. A loro dedico queste parole.
Da anni mi dicevano “Tu devi venire a Civita una volta”. La prima a parlarmene fu Francesca Romana, poi Ruth, sulla terrazza del riad di un’amica comune e, in quello stesso viaggio di inizio settembre, all’aeroporto di Marrakech, Cristiana e Paolo. Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, è arrivato qui venticinque anni fa, come si legge tra le pagine del sito della Corte della Maestà, oasi pregiata in cui, insieme alla compagna Cristiana, riceve ospiti da tutto il mondo. Progetto d’ospitalità d’essai, tra le mura della Scuola Vescovile, l’ultima annessione della proprietà privata della coppia, che abita le stanze di quello che un tempo era il Vescovado. Come una matrioska millenaria, Civita cela tante versioni di sé, piccole e grandi, ognuna più curiosa, fiabesca, fantastica dell’altra. Il segreto sta nel saper coglierle. Mi lascio alle spalle l’ultima salita dopo il ponte, e inciampo nell’impressione sbagliata di averla un po’ conquistata questa rocca, che in qualche modo già mi appartenga. Invece la comprendo solo dopo averla vissuta, solo «se le condizioni ambientali sono favorevoli». Occorre addormentarsi tra queste pareti di tufo così larghe da non poterle abbracciare, farsi svegliare dai rintocchi delle campane della Chiesa di San Donato, che custodisce affreschi della scuola del Perugino. Oziare in un giardino appartato. Varcare la soglia di Casa Greco, fascinosa residenza d’artista e vacation home realizzata dal Comune di Bagnoregio in sinergia con Airbnb.
Il progetto è stato firmato da Francesco Simeti, con la collaborazione di Federica Sala e dello studio DWA: arredi minimal, interventi di design, opere degli artisti di passaggio e ampie finestre che incorniciano un panorama che guarda a Nord e ogni volta toglie il fiato. Occorre girovagare per le campagne e lasciarsi stupire all’improvviso dall’azzurro abbagliante e diafano del lago di Bolsena. Spingersi fino a Caprarola per ammirare Palazzo Farnese, assoluta meraviglia rinascimentale. Poi ripercorrere il ponte e la salita, sedersi a uno dei tavoli di Alma Civita, tra pareti che riassumono verticalmente la storia del borgo: dall’ipogeo maso etrusco fino al muro di tufo scolpito circa trecento anni fa, quando il terremoto ha distrutto il paese. Ascoltare la sapienza di Maurizio Rocchi, la cui famiglia vive qui da cinquecento anni. Seguirlo nella sua piccola cucina, dove il fuoco arde nel camino. «Vogliamo raccontare il territorio con il rispetto e l’eleganza che meritano». E i suoi manicaretti lo dimostrano: gli Umbrichelli (pasta artigianale senza uovo) conditi a arte, il pollo in porchetta, le patate arrostite nella buccia, il tartufo. Sapori antichi, che scoprono una grazia contemporanea, ma senza eccessi. Serve respirare l’atmosfera rarefatta e la presenza dei secoli, cercare il silenzio e la solitudine, per incontrare la bellezza che stavo cercando. Occorre tornare a primavera, per la fioritura delle orchidee spontanee. Oggi si celebra la benedizione degli animali per devozione a Sant’Antonio Abate, da Bagnoregio a Lubriano la valle è in festa. L’eco di una banda percorre i calanchi e arriva fino alla mia stanza. Quante persone abitano nel borgo? Ognuno dice la sua e la media non raggiunge le dieci anime.
Grazie a Giovanni Burla, Francesca Romana Fontana, Cristiana Melis, Paolo Crepet, Ruth Gamper, Roberto Pomi, Elisabetta Quintarelli (www.comune.bagnoregio.vt). Nota bibliografica: “Civita di Bagnoregio e le sue Orchidee” di Giovanni Burla, Mirko Pacioni, Fabio Cappelletti, Mauro Contorni, Intermedia Edizioni.