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The Power of One, Mads Mikkelsen: l'attore danese che ha conquistato Hollywood

Interprete di personaggi ricchi di sfaccettature e dai silenzi densi di significato per il cinema d’autore danese, è noto al grande pubblico per i ruoli da cattivo in film blockbuster come “Casino Royale” e l’ultimo Indiana Jones. In “Bastarden”, in concorso all’ultima edizione del Festival di Venezia, dà vita a un protagonista coinvolgente…

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Mads Mikkelsen sulla copertina de L'OFFICIEL HOMMES Italia n.31, Fall 2023, in ZEGNA

Text by FABIA DI DRUSCO
Photography CHARLIE GRAY
Styling JAY HINES

La prima volta che ho visto Mads Mikkelsen è stato nel 2004, in “King Arthur”. Film molto atteso, per la hype attorno a regista e protagonisti, rispettivamente Antoine Fuqua, a tre anni di distanza dal poliziesco “Training Day” che era valso l’Oscar a Denzel Washington, Clive Owen, considerato il nuovo sex symbol del cinema inglese e soprattutto Keira Knightley, che dopo il primo “Pirati dei Caraibi” e con tutto il buzz attorno alla successiva uscita di “Orgoglio e pregiudizio” di Joe Wright stava per trasformarsi nell’ossessione collettiva che è stata per anni. Il film, prodotto a costi esorbitanti e assolutamente banale, oltre che a zero chimica tra i due protagonisti, aveva un unico punto a favore: la presenza, tra i cavalieri di Artù, di un attore vagamente esotico e totalmente sconosciuto, interprete di un Tristano meravigliosamente laconico e con una benda sull’occhio. Una folgorazione. Confermata poi negli anni da alcuni film bellissimi, “A royal Affair” e “The Hunt - Il sospetto” del 2012, per cui vince il premio di miglior interprete maschile al Festival di Cannes, e “Another Round - Un altro giro” del 2020, Oscar alla regia per Thomas Vinterberg. Ruoli pieni di sfumature e di silenzi, di malinconia, solitudine, solidarietà, energia, come anche quello, carismatico, di One Eye, il guerriero vichingo che non pronuncia una sola battuta per tutta la durata di “Valhalla Rising” di Nicolas Winding Refn, che diventerà famoso due anni dopo con il cult “Drive”. Per il grande pubblico Mikkelsen è però forse soprattutto il sadico Le Chiffre che piange lacrime di sangue dall’occhio sfregiato di “Casino Royale”, il primo Bond di Daniel Craig, il film che apre le porte di Hollywood all’attore danese allora quarantunenne che non aveva mai visto prima una pellicola di 007. Ma anche l’Hannibal Lecter della serie omonima, così credibile nei suoi ruoli da cattivo da essere voluto nella parte anche da Rihanna nel videoclip “Bitch Better Have My Money”. E anche in questo caso Mikkelsen ha ammesso candidamente, al Jimmy Kimmel Live, di non aver mai sentito nominare la cantante prima di essere contattato dai suoi agenti. Nato nel ’65 a Copenhagen in un quartiere working class, per 10 anni ballerino contemporaneo, in curriculum anche sei mesi alla Martha Graham Dance Company a New York, debutta nel cinema nel ’96, a 31 anni, con “Pusher”, dopo aver studiato per quattro anni alla Scuola nazionale danese di teatro. Sposato da più di 20 anni, due figli, adesso vive tra Skovshoved, un ex villaggio di pescatori a nord della capitale, e Maiorca.

Completo, CANALI; camicia, SEAN SUEN

A Venezia “Bastarden - The promised land” (che continuerà il circuito dei festival a Telluride e Toronto) è stato accolto bene (anche se mediaticamente penalizzato dalle proiezioni negli stessi giorni di “Ferrari” di Michael Mann e “Poor Things” di Yorgos Lanthimos), con reviews entusiastiche per il protagonista. Mads Mikkelsen vi è diretto per la seconda volta da Nikolaj Arcel, a 11 anni di distanza dal magnifico “A Royal Affair”, storia (vera) della relazione tra un medico e la regina Carolina) che riescono a introdurre riforme ispirate ai principi dell’Illuminismo nella Danimarca del ’700, influenzando per un certo periodo il marito di lei, il paranoico Cristiano VII, prima che questi, realizzato il tradimento, si prendesse la sua vendetta. L’epoca è la stessa, la metà del ’700, la ricostruzione scenografica è ugualmente affascinante, non per nulla Arcel ha avuto la sua folgorazione per il cinema a 10 anni, quando il padre l’ha portato a vedere “Morte a Venezia” di Visconti, e il personaggio di Mikkelsen, il capitano Kahlen, ha parecchi tratti caratteriali in comune con il dottor Struensee di “A Royal Affair”, dalla determinazione nell’agire come ritiene giusto, costi quel che costi, alla convinzione che la società possa e debba cambiare per il meglio.

Giacca e pull, LARDINI; orologio, LONGINES

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Tuxedo e camicia, RALPH LAUREN; occhiali, PAUL SMITH

«In "Bastarden" interpreto un uomo che si è accaparrato tutti i giochi ma alla fine si ritrova solo davanti a una donna forte».

Pull e pantaloni, HERMÈS

L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Riassumendo la trama: il re di Danimarca vuol far bonificare una landa desolata nello Jutland, una brughiera piena di lupi e banditi, tutti hanno paura di accettare l’incarico finchè non ci prova il tuo personaggio, che però si trova a dover fronteggiare, oltre agli elementi, un signorotto locale di stampo feudale...
MADS MIKKELSEN: Il film è un grande dramma epico, incentrato sulla dualità tra l’ambizione e gli affetti, dove si alternano momenti di estrema brutalità e altri di delicatezza, di tenerezza. Ed è spettacolare, una ricostruzione splendida e sontuosa dell’epoca. Interpreto un soldato ostinato, pronto a sacrificare qualsiasi cosa per raggiungere il suo obiettivo, con un grande senso di quello che è giusto, con una immensa fiducia nella legge, nell’idea che la legge valga per tutti. Un uomo che odia la nobiltà e al tempo stesso vorrebbe farne parte. Un uomo che si è accaparrato tutti i giochi ma alla fine si ritrova solo, davanti a una donna molto forte (Amanda Collin, nda), un uomo che si credeva sicuro al 100% di non volere nessuno al suo fianco per poi essere sorpreso. Un personaggio difficile da comprendere fino in fondo perché spesso facciamo l’errore di non considerare la morale dell’epoca, mentre bisogna essere onesti con il tempo della storia.

LOHI: Quest’estate sei stato il cattivo nell’ultimo Indiana Jones.
MM: E come avrei potuto non farlo? Indiana Jones ha ispirato la mia intera generazione, non so neppure quante volte ho visto il film. E poi tutti i dettagli sul set erano curati in modo maniacale, ad un livello di perfezionismo semplicemente fantastico.

LOHI: A proposito di uno dei tuoi film più belli, “Il sospetto”, in cui sei un maestro accusato da una bambina di abusi che diventa perciò improvvisamente un criminale anche per chi lo conosce bene, ho letto una tua dichiarazione che una delle fini presa in considerazione dal regista era il tuo assassinio, che lo sparo finale dopo la tua assoluzione, invece di colpire un albero come nella versione uscita in sala, dovesse centrare te.
MM: Sono situazioni in cui, anche se vieni assolto, rimani sempre accusato. Ma abbiamo pensato che dopo un film così teso finire con la mia morte sarebbe stato troppo.

Cappotto, completo, camicia e cravatta, DUNHILL; occhiali, PAUL SMITH

LOHI: Il regista de “Il sospetto” e “Un altro giro”, Vinterberg, ti ha definito: “lo strumento più raffinato che si possa suonare”...
MM: Siamo molto legati. Durante le riprese di “Un altro giro” la figlia di Vinterberg, che aveva fatto parte del progetto fin dall'inizio e avrebbe dovuto anche comparire nel film, è morta in un incidente stradale. Thomas ci ha messi tutti davanti alla scelta: abbandonare o continuare, e dedicarle il film, come lui ha fatto effettivamente nel suo discorso di ringraziamento dopo l’Oscar. Ne è uscita rafforzata l’idea di base del film, quella di riappropriarsi della propria vita, tanto più importante per il mio personaggio, un uomo che vuole volare e al tempo stesso annegare.

LOHI:Con quali registi ti piacerebbe lavorare?
MM: Mi piacciono i registi dell’età d’oro di Hollywood. Adorerei essere diretto da Martin Scorsese, “Taxi Driver” è uno dei miei film preferiti in assoluto, con un protagonista pieno di nuances.

LOHI: Hai mai pensato di passare dall’altra parte della cinepresa?
MM: Seriamente mai, anche se a volte mi viene la tentazione di chiedere che mi lascino girare una scena. Ma poi penso che si tratti di ruoli ben distinti. All’attore spetta capire bene cos’è il film, se è profondo o una commedia e adeguarsi di conseguenza.

LOHI: Cosa ti piace fare nel tempo libero?
MM: Sport. Soprattutto bicicletta e tennis. Invece non vedo molti film per uno che fa il mio mestiere.

LOHI: Da maggio sei Global Ambassador di Zegna.
MM: Quello di Zegna è uno stile in cui mi sento perfettamente a mio agio, confortevole, di estrema qualità, che cambia leggermente la percezione che ho di me stesso.

LOHI: Ultima domanda, personale: come ti definiresti?
MM: Complesso, con molto caos dentro di me.

Suit e camicia, ZEGNA; orologio, LONGINES

GROOMING Ingborg Wolf
PRODUCER Cezar Grief

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