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L'intervista al campione olimpico Filippo Tortu

Dopo l’oro nella staffetta 4x100 ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 insieme a Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Fausto Desalu, il velocista Filippo Tortu si prepara per i Mondiali 2023 e le Olimpiadi di Parigi nel 2024. 

Filippo Tortu in cover indossa pull e pantaloni, 7 MONCLER FRGMT HIROSHI FUJIWARA.
Filippo Tortu in cover indossa pull e pantaloni, 7 MONCLER FRGMT HIROSHI FUJIWARA.

Text by CECILIA CORSETTI
Photography ALBERTO MARIA COLOMBO
Styling FERNANDO ECHEVERRIA

Filippo Tortu ha ereditato fin da bambino la passione per la corsa dal padre e il fratello maggiore, velocisti entrambi. I risultati non arrivano subito, ma dopo essere entrato nel corpo delle Fiamme Gialle nel 2018 c’è il punto di svolta: supera il record storico di Pietro Mennea che resisteva dal 1979 diventando il primo italiano a correre sotto i 10” nei 100 metri. A Tokyo 2020 taglia il traguardo nella staffetta dei 400 metri superando di appena un centesimo l’inglese Nethaneel Mitchell-Blake, regalando allItalia dopo 17 anni l’Oro olimpico nella disciplina. A 24 anni Tortu è nell’Olimpo degli atleti Azzurri. Ma che differenza c’è tra sacrificio e rinuncia? Impegno e merito? Competizione e performance costante?

Scorri verso il basso per leggere l'intervista a Filippo Tortu, campione olimpico a Tokyo 2020. 

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Cappotto e suit, BOTTEGA VENETA; scarpe, CHURCH'S.

L’OFFICIEL ITALIA: Quando parli di agonismo sano a cosa ti riferisci?

FILIPPO TORTU:Quando l’ansia della competizione e il terroredella sconfitta non annichiliscono l’atleta. Matteo Berrettini dice sempre “prima viene la persona e poi l’atleta” e Carl Lewis (il “figlio del vento”, ex velocista e lunghista americano nda) “non c’è potenza senza controllo”.

LOI:Sei competitivo?

FT: Moltissimo! La competitività ti fa puntare sempre al massimo, ma a volte diventa un limite. È il lato del mio carattere che mi rimproverano gli amici.

LOI: Come fai a conciliare tutto: sport, studio, amici, vita privata?

FT: Non mi piace pensare a quello che non faccio come a unarinuncia. Sono un ragazzo come gli altri: studio all’università, esco con gli amici, vado allo stadio a vedere la Juventus... Per tre mesi l’anno, quando sono sotto gara, inevitabilmente certe cose spariscono dalla mia vita, ma lo vedo come un piccolo sforzo in funzione di qualcosa di più grande e che amo.

LOI: I giovani e il sacrificio: cosa pensi della retorica che i ragazzi di oggi siano più viziati e meno disposti a impegnarsi?

FT: Credo che criticare la generazione futura sia una prerogativa della precedente. Capita che anche io cada nella trappola, ma restano appunto retoriche fine a se stesse. Mi piace pensare ad impegno e determinazione come valvole di propulsione per arrivare dove si desidera, non perché si deve arrivare per forza da qualche parte.

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Dall'alto: giacca di pelle, camicia di popeline, pantaloni e cintura, HERMÈS. Giacca di suede, turtleneck, pantaloni di lana, LORO PIANA; cintura in pelle, HERMÈS.

«Mi hanno soprannominato lo “Shinkansen azzurro”, riferendosi al treno ad alta velocità giapponese»

LOI: Sembri molto determinato.

FT: Mi hanno soprannominato lo “Shinkansen azzurro”, riferendosi al treno ad alta velocità giapponese. Viaggio su rotaie molto precise, è veramente difficile fare deragliare il treno.

LOI: E come fai i conti con gli insuccessi?

FT: Credere che gli insuccessi siano successi, come provano a insegnarci, non è facile. Per fortuna nella mia carriera le sconfitte non sono mancate e mi hanno aiutato a guardare negli occhi l’avversario più temibile, me stesso. Da quando sono piccolo odio uscire dal tracciato, in realtà le piccole storture sono preziose.

LOI: Qual è il momento che preferisci in gara?

FT: Il momento prima di scendere in pista per lo stretching, tra il riscaldamento e la gara, quando sei nella call room, una stanza piccola quanto un cubo in cui siedi fianco a fianco ai tuoi avversari. È un momento di stasi, ma estremamente potente.

LOI: E quello più difficile?

FT: Prendiamo per esempio quello che è successo a Tokyo. Partiamo nella corsia 8, Patta è il primo e consegna il testimone a Jacobs che poi lo passa a Desalu, lo tiene per tutta la staffetta per poi passarlo sul finale a me che supero di appena un centesimo la squadra avversaria (la squadra azzurra vince per 37,50’’ mentre quella inglese ha tagliato il traguardo a 37,51 ’’, nda). La squadra potenzia l’individuo e allo stesso tempo lo tiene calmo, se non avessimo mantenuto il passo costante per correre ancora più veloce non avremmo vinto.

LOI: Quanto conta la componente psicologica per essere un atleta?

FT: Per essere un campione 90% è talento e 10% è qualcos’altro a cui ancora non sono riuscito a dare un nome. In questo “altro” c’è la testa e conta più di tutto il resto; al momento della gara sono sempre molto freddo, la parte difficile è non farsi schiacciare dalla pressione prima.

LOI: Un atleta che ammiri.

FT: Livio Berruti, campione olimpionico nei 200 metri piani a Roma nel 1960. Quando ho avuto la fortuna di incontrarlo, mi ha detto: “lo sport è sempre 50 anni avanti alla politica”. In quel momento ho capito come lo sport abbia il potere di rendere semplici cose che semplici non sono e perchè volessi diventare uno sportivo.

LOI: Se potessi cambiare qualcosa oggi cosa cambieresti?

FT: Mi limito a parlare di ciò che conosco bene, ma le cose che vorrei cambiare sono tantissime. Pensando allo sport vorrei fosse più inclusivo, che i bambini lo pratichino sin da piccoli, che venga insegnato nelle scuole con dei programmi precisi da istruttori competenti. In Italia, sebbene siamo un Paese di sportivi, manca la cultura dello sport. È integrazione, inclusione, crescita personale. Da ragazzino è stato davvero l’unica cosa che mi abbia aiutato a sentirmi grande. 

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Bomber traforato, camicia, pull, pantaloni e calze, DIOR MEN; scarpe stringate, CHURCH'S.

GROOMING: Riccardo Morandin @W-MMANAGEMENT using MAC COSMETICS;

PHOTO ASSISTANT: Lorenzo Sampa, Marco Vignati e Alessio Tirapani; 

STYLIST ASSISTANT: Gianmarco Perlangeli

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