Alfa Romeo Matta
Alla fine degli anni quaranta, a liberazione avvenuta, il Ministero della Difesa propose un bando per la costruzione di un fuoristrada leggero che sostituisse le ormai esauste Jeep Willys lasciate dagli americani: risposero all’appello Fiat e Alfa Romeo con la sua 1900M.
Il bando fu vinto dalla casa torinese, la cui Alpina – che poi diventò la celebre Campagnola, per sottolinearne l’uso anche civile – era meno onerosa sia a livello di produzione che di utilizzo.
Alfa Romeo decise comunque di portare avanti il progetto che aveva affidato a Giuseppe Busso (talentuoso progettista, poi padre di uno dei motori a scoppio più famosi della storia dell’automobile, il V6 Busso, ndr.) che era tornato ad Arese dopo alcuni anni di esperienza in Ferrari.
Nacque così un piccolo fuoristrada che fu subito ribattezzato Matta, perché capace di attraversare terreni impraticabili, guadare corsi d’acqua e compiere manovre impossibili. Dotata di un motore 4 cilindri bialbero a camme in testa (che già equipaggiava le scattanti pantere in uso alla Polizia di Stato di quegli anni), la Matta, grazie anche alla sua altezza minima da terra di oltre venti centimetri, poteva avanzare in 70 cm d’acqua e superare una pendenza massima pari al 120% (siamo al limite di ribaltamento: la Campagnola arrivava all’85%). Storica la salita sulla scalinata della Basilica di Assisi che affrontò per una pubblicità dell’epoca. La Matta fu prodotta dal 1951 al 1954 in circa 2700 esemplari, il cui 10% fu destinato al mercato civile.
Da alcuni anni ormai la Matta è un oggetto di culto tra i collezionisti, come testimoniano gli scatti di Sam Cuthbert, editor di The Whole Car, fresca realtà per gli amanti del genere classic la cui delicatezza nell’affrontare queste tematiche sta facendo non pochi proseliti online.