Yeehaw Agenda, cos'è esattamente il movimento dei black cow-boy
Nato su X e viralizzato su TikTok, dalle passerelle al cinema, perchè il movimento dei black cowboy è una grande rivoluzione culturale che ci riguarda.
L’onda lunga della fascinazione per lo stile cowboy non è mai stata così di moda, così politicizzata, così diffusa come in questi anni. Cantanti, registi, designer e creativi in genere, da sei anni che sembrano sei mesi, sono attivamente coinvolti in una rivoluzione estetica e culturale massiva a cui è impossibile non prestare attenzione. Stiamo parlando del Yeehaw Agenda, il termine fortemente onomatopeico con cui definire le espressioni artistiche e culturali della comunità nera di oggi attraverso l'estetica cowboy. Si tratta di un'emancipazione sociale fortissima e della riscrittura di una narrativa collettiva sugli Stati Uniti d’America che troppo a lungo ne ha omesso la partecipazione. Come a suo modo ha fatto negli anni '70 con "Untitled (Cowboy)" l'artista concettuale Richard Prince: la copia (la fotografia del cowboy) di una copia (la pubblicità Marlboro) di un mito (il cowboy caucasico) come tentativo di decostruzione di un archetipo americano vecchio e univocamente di colore bianco.
I black cowboy ci sono sempre stati, i fatti storici lo evidenziano, ma nonostante questo sono uno dei più grandi rimossi dalla cultura afroamericana e del modo in cui da qui, a Oriente rispetto all'Occidente U.S.A., l'abbiamo passivamente percepita. La loro presenza si concentrava negli stati americani del sud dove l'industria dell'allevamento bovino era più fiorente, come ad esempio in Texas, in Nebraska e in Kansas. E c'è un fatto storico che spezza il decorso di questo oscurantismo: nel 1970 Cleo Hearn è stato il primo cowboy nero a vincere un rodeo importante, come quello di Denver in Colorado, sino ad allora partecipazione preclusa ai mandriani di colore. Un salto in avanti, nel 2018, ha fatto sì che venisse coniato un termine di sintesi in nome di una nuova rappresentazione identitaria e di recupero delle radici. Yeehaw Agenda l'ha inventato Bri Malandro, una ragazza nera di Dallas ispirata dal termine The Gay Agenda, espressione nata per attenzionare agli occhi dell'opinione pubblica le questioni dei diritti civili della comunita LGBTQ+. Il recupero dei cowboy e delle cowgirl black come riaffermazione di massa di un passato opaco e gassoso si è rivelato vincente: nel 2024 siamo ancora nel pieno di un flusso culturare vivido e ricco di spunti creativi. Dalla moda, dalla musica, dal cinema. La prossima volta che indosseremo un paio di stivali texani lo faremo anche per questa ragione.
Per capire meglio Yeehaw Agenda cos'è, dobbiamo ripassare da vicino l'evoluzione recente del fenomeno black rodeo e black cowboy. Coniata su l'ex-Twitter, oggi X, da Bri Malandro, la Yeehaw Agenda ha contaminato tutti i social, TikTok incluso. Sua l'iniziativa di invitare gli utenti a ballare le coreografie del pezzo Old Town Road di Lil Nas X, la canzone manifesto moderno del movimento black cowboy & rodeo, diventa virale grazie a questa operazione di coinvolgimento di massa. Oggi le produzioni musicali con annessa coreografia da quadriglia sono ovunque.
Yeehaw Agenda, le reference nella musica
Veniamo dunque a Lil Nas X, pseudonimo di Montero Lamar Hill, il rapper e cantante statunitense autore del singolo di debutto, Old Town Road, poi felicemente remixato da Billy Ray Cyrus - padre di Miley, del primo disco Montero uscito nel 2021, con cui ha sbaragliato e scalato le classifiche di tutto il mondo. "Porterò il mio cavallo alla strada della vecchia città - Cavalcherò finché non ne potrò più" sono alcune delle strofe con cui il pezzo dipinge uno scenario più che contemporaneo fortemente legato a un immaginario del passato di uomo di prateria. Il sound fa altrettanto perché mescola elementi musicali country e trap restituendo il contemporaneo a dorso del movimento Yeehaw Agenda. Ma c'è un prima ovviamente anche qui. Da Megan Thee Stallion e Lizzo in abiti western nei video, agli speroni indossati sulle Nike Air Force 1 di Blanco Brown nel video di The Git Up. E poi Solange, Beyoncé solista ma anche con le Destiny's Child e Lil' Kim. Sotto sotto, gli anni duemila, hanno seminato il terreno di indizi preziosissimi.
La moda Yeehaw Agenda prima che fosse Yeehaw Agenda
La moda con lo stile cowboy ha sempre avuto un rapporto di scambio piuttosto proficuo. Stivali texani, bandane, jeans abbinati ai chaps, i sovra pantaloni in pelle protettivi, camicie a quadri, gilet frangiati. La lista potrebbe continuare a lungo. Ma a fare la differenza sono naturalmente i designer afroamericani autorizzati più degli altri a rielaborare il concetto del black cowboy. LaQuan Smith, Pyer Moss e Telfar; e ancora il mood rodeo di Bobby Abley sino alla consacrazione definitva di Pharrell Williams con Louis Vuitton uomo: un'intera celebrazione dello stile Yeehaw Agenda senza mezza termini.
Yeehaw Agenda e il cinema afroamericano ispirato al mondo dei cowboy black
Non poteva esimersi dal prendere parte al movimento la cinematografia americana che ormai da qualche anno integra il palinsesto delle produzioni per il grande piccolo schermo di black cowboyness. Da Concrete Cowboy a The harder they fall, citiamo invece Jordan Peele, tra i talenti afroamericani di nuova generazione che si sono fatti largo nel circuito del cinema moderno. Se questo è il senso di Yeehaw Agenda nel voler offrire supporto al talento black, Peele è un autore centrato al 100%. Il suo è un genere ibrido tra l’horror e il surreale. Ex stand-up comedian è bene mettere in lista la visione della sua potentissima trilogia: Get Out, Us e Nope.
Melina Matsoukas, con il film di debutto Queen & Slim nel 2019, introduce la narrativa di due fuorilegge di colore dove tra cavalli e fughe, inserisce quelli che sono passaggi importanti della narrazione black cowboy. Matsoukas è una regista molto attiva nell’ambito dei video clip musicali dove, tra le sue collaborazioni, compaiono i nomi di altre star portavoce del power delle comunità afro e bipoc come Beyonce, Rihanna e Jennifer Lopez. Non ultima, Matsoukas ha preso parte della campagna Bottega Veneta di Daniel Lee.