Il vero significato degli oggetti indigeni di uso comune
Ci sono oggetti che abbiamo imparato a fare nostri senza porci troppe domande. Provenienti dalle culture indigene, etniche e orientali, sono ricchissimi di significati nascosti: dalla croce celtica all'acchiappasogni, cosa vogliono dire gli oggetti indigeni.
Il vero significato degli oggetti indigeni: la croce celtica
Carica di significati complessi, religiosi o cosmici, la croce è il simbolo che, in diverse forme, accomuna le culture più diverse. Conosciutissima è la croce celtica, costituita da due braccia iscritte in un cerchio. Data la sua forma particolare, si pensa che in origine stette a significare l'universo, rappresentato dal centro in cui s'intersecano le braccia. Solo successivamente venne identificata come il simbolo del cristianesimo irlandese per poi essere adottata, nel secondo dopoguerra, da alcuni movimenti di destra che richiamavano la civiltà celtica.
Il vero significato degli oggetti indigeni: l'acchiappasogni
Conosciuto anche come dreamchatcher, l'acchiappasogni è presentissimo, oggi, anche nella cultura occidentale. ll cerchio sta a rappresentare il ciclo della vita, dalla nascita fino alla morte, mentre la ragnatela di fili sta a simboleggiare i sogni. Le perline, inoltre, vogliono indicare la natura pronta ad accogliere i sogni positivi, mentre le piume rappresentano il vento che allontana quelli negativi. Un simbolo antichissimo che deve le sue origini ai popoli indigeni dei Cheyenne e dei Lakota: era il loro oggetto sacro, tanto da metterne uno davanti a ogni tenda. I passanti, così, potevano subito capire chi avrebbero potuto trovare una volta varcata la soglia, visto che ogni acchiappasogni si differenziava per numero di fili, perline e piume. Un simbolo legato a questo oggetto carico di significato è il ragno, il tessitore della tela per eccellenza: secondo gli indiani d'America, infatti, la tela tessuta dal ragno era il mezzo che permetteva a uomini e dei di salire e scendere dal cielo.
Il vero significato degli oggetti indigeni: i vasi kintsugi
Non proprio un oggetto indigeno, ma una tecnica legata alle origini delle cultura giapponese. Gli orientali hanno una visione molto differente, rispetto all'occidente, di cosa sia il dolore: se nella nostra fetta di mondo è spesso considerato come una macchia da portare con sé tutta la vita, in Giappone è tutta un'altra storia. Qui, quando un vaso si rompe lo si ripara con l'oro e, così, può diventare ancora più bello di quanto non fosse in origine. Il kintsugi è un astuto rimedio per riparare la ceramica distrutta, a un primo sguardo, ma in realtà è la rappresentazione del concetto giapponese di dolore: da una ferita profonda può nascere una maggior consapevolezza e, soprattutto, la possibilità di elevare lo spirito a livelli inesplorati.