Katy Perry, perché Woman's World è stato un flop
La star di Roar annuncia un disco con un singolo che è tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere. Cosa non sta funzionando davvero nella strategia di rilancio di Katy Perry?
39 anni. Un nuovo disco in uscita a settembre, il settimo, dedicato all'amore intitolato 143, la sequenza numerica utilizzata negli anni '90 per dire ti amo con il cerca persone. Woman's World è il primo singolo di Katy Perry che ha scatenato l'inferno. Ritornata sulle scene dopo 7 stagioni di American Idols in tv, dove si è espressa in notevoli pratiche cosplaying, una figlia avuta con il compagno Orlando Bloom, un disco uscito nel 2020, una lunga residenza a Las Vegas, un corpo da urlo compleatamente rigenerato, diremmo sull'impianto di quello di Demi Moore a inizio millennio, un ingaggio come testimonial per Dolce&Gabbana, invitata speciale alla settimana di haute couture parigina da Balenciaga. Eppure.
Tutto questo non è bastato a sostenere con successo un rilancio alla grandissima come lei forse si aspettava. Quindi cosa non sta funzionando?
Katy Perry oggi cosa ci vuole dire con Woman's World?
Per questo pezzo, che molto ricorda il sound di inizio millennio di Lady Gaga, il video è concepito in due tempi narrativi farciti di cliché e riferimenti volutamente caricaturali. Perry si mostra calata nel ruolo di Rosie the Riveter, emblema della generazione di donne lavoratrici nelle fabbriche e nei cantieri navali durante la seconda guerra mondiale a cui spesso ci si appella quando si vogliono citare i valori di emancipazione e parità di genere sul lavoro. Lo fa però in chiave sexy e ammiccante soprattutto verso un pubblico prettamente al maschile. Curioso. Insieme a lei altre girls at work appaiono nella posa iconica del celebre scatto di Ebbets Lunch atop a Skyscraper catturato durante la costruzione del Rockefeller Plaza del Rockefeller Center nel 1932. Poi le vediamo mentre fanno pipì nei bagni dei maschi citando (malino) l'atmosfera disco in Outside di George Michael. In mezzo, rulli di giada per distendere le rughe, vibratori e whiskey per ragazze si alternanno in un rutilante montaggio di coreografie al limite del non sense che avrebbero disturbato persino un visionario come Busby Berkeley.
Nel secondo tempo di questi tre minuti psichedelici ed edonisti, dopo essere stata colpita da un fumettoso incudine fuori scala, Perry si risveglia con delle gambe bioniche in stile Boccioni, veloci e dinamiche, in un mondo di distruzione abitato da celebrità di Internet tra cui la Youtuber Trisha Paytas. Oltre ai gamboni alla Gundam sfoggia un bikini al limite da dove ogni curva e addominale scintillano oliati alla perfezione. Dopo un rifornimento gas per le gambe bioniche - giustamente ottenuto con l'erogatore ben piantato nel gluteo - la nostra Katy Perry irrompe serafica ed estatica nel giardino di una ragazza mentre è intenta a registrare un video per TikTok. Lei cosa fa? Entra nell'inquadratura, balla con lei di mala voglia per poi rubarle da sotto al naso telefono e ringlight a forma di simbolo femminile, spiccando il volo a bordo di un elicottero e urlando come una salvatrice di chissà cosa "Sono Katy Perry!". Fine. Sipario. Stop.
Non proprio un capolavoro. Sei autori per sceneggiare un progetto completamente avulso dalla realtà per un testo discutibile scritto a quatto mani con il fatidico Mr. Luke, producer storico di Perry, ma anche personaggio ambiguamente invischiato in un pasticciaccio di abuso e prevaricazione nei confronti di Ke$ha, cantautrice, attrice e attivista statunitense.
Il suo è un messaggio fuori tempo. Lo è nella modalità con cui lo lancia, lo si capisce da come ha cercato di tamponare le critiche nonostante gli oltre 3 milioni di visualizzazioni in meno di 24 ore dalla sua prima uscita, dicendo di usare satira e ironia e che siamo noi a non coglierne il senso. Sarà.
Diciamo pure che la cifra di Katy Perry non è mai stata quella di una glam girl, understate e romantica nell'accezione più tradizionale. Piuttosto una ragazza camp pronta a tutto, a giocare senza limiti con il trasformismo per spingersi verso iperboli e parossisimi con destinazione l'atollo dell'illustrazione. Un modus, quello dello shock e della provocazione al gusto marshmallow, che forse ha fatto il suo tempo e né corrisponde più così bene alla Katy Perry di oggi che di anni ne ha quasi quaranta e forse dovrebbe farsi due o tre riflessioni sul peso specifico delle scelte future. Vestita da patatina, da squalo o lampadario, Perry ha di certo contribuito alla riscrittura della pop music di inizio millennio. Ora però serve trovare altro su cui lavorare.