Morto a 78 anni David Lynch, il regista di "Twin Peaks" e "Mulholland Drive"
Per anni ci ha guidato attraverso un universo di inquietudini, sospeso tra sogno e realtà. Il regista di capolavori della cinematografia come Mulholland Drive, Strade perdute, Velluto Blu e la serie cult Twin Peaks.
David Lynch nacque il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana, nel cuore degli Stati Uniti. Fin dall'infanzia mostrò una spiccata passione per l'arte, che lo condusse a studiare pittura alla School of the Museum of Fine Arts di Boston, prima di proseguire alla prestigiosa Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia. Fu proprio in questa città, immersa in un'atmosfera cupa e vibrante, che Lynch iniziò a sperimentare con il linguaggio cinematografico, combinando il suo talento per l'arte visiva con la narrazione filmica. Quando nel 1968 porta a termine il corto "The Alphabet" ha solo 22 anni. L'ispirazione è la pittura di Francis Bacon, che definisce «un gigante», fonte d'ispirazione primaria per il suo universo estetico.
Nel 1977 arriva il suo primo lungometraggio, "Eraserhead" che si rivelò si da subito un'opera di culto grazie allo stile visionario, surreale e inquietante adottato dal regista. Questo film attirò l'attenzione di Mel Brooks, che decise di produrre il progetto successivo di David Lynch, "The Elephant Man", del 1980. Basato sulla tragica storia di Joseph Merrick, il film conquistò otto nomination agli Oscar e consacrò Lynch come uno dei più promettenti registi della sua generazione.
Quattro anni più tardi decise di affrontare la sfida ambiziosa di trasporre sul grande schermo il romanzo di Frank Herbert "Dune". Sebbene l’opera non ottenne il successo sperato dal regista, permise a Lynch di consolidare ulteriormente il suo stile visivo. Due anni dopo, con "Velluto blu" - nel cast due fantastici e magnetici Isabella Rossellini e Kyle MacLachlan - esplorò il lato oscuro della provincia americana, raccontando una storia di misteri e perversioni nascosta dietro la facciata perfetta di una cittadina qualunque. Il capolavoro, acclamato dalla critica, ridefinì i confini del thriller psicologico.
Nel 1990 Lynch conquistò il pubblico televisivo con la serie "Twin Peaks" - in italiano "I segreti di Twin Peaks", co-creata insieme a Mark Frost. Un mix di mistero, dramma e surrealismo divenuto ben presto un fenomeno culturale. Tre anni dopo, "Twin Peaks: Fire Walk with Me (1992) approfondì la tormentata vicenda di Laura Palmer.
Tra i suoi lavori più celebri si ricordano anche "Wild at Heart" (1990), basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford e vincitore della Palma d'oro come miglior film al 43resimo Festival di Cannes, "Lost Highway" (1997), "The Straight Story" (1999) e "Mulholland Drive" (2001). Quest’ultimo, ritenuto dalla critica il suo capolavoro assoluto, e interpretato, tra gli altri, da Naomi Watts, Laura Harring, Justin Theroux, Ann Miller e Robert Forster, racconta la storia di un'aspirante attrice appena arrivata a Los Angeles, che incontra e conosce una donna affetta da amnesia, storia in cui s'intrecciano diverse altre vicende e personaggi. Nel 2006, con "Inland Empire", Lynch esplorò una narrazione frammentaria e onirica, spingendosi ai confini del cinema sperimentale. «Nel cinema, il mistero è ciò che apre la porta all'immaginazione», affermò in un'intervista.
La sua vita personale, custodita gelosamente, fu percorsa da quattro matrimoni e altrettanti figli. Rimase tuttavia una figura enigmatica, capace di influenzare non solo il cinema ma anche la cultura pop. Il termine "lynchiano" entrò nel lessico critico per descrivere l’inspiegabile bellezza che si cela nell’inquietudine. «Anche nelle cose oscure», disse, «si trova bellezza».