Musica

Priestess, la sacerdotessa della musica

Ha ventitré anni, è pugliese, Alessandra Prete, nome d’arte Priestess, è la nuova anima femminile dell’hip hop all’italiana. Le sue canzoni sono un concentrato di rime arrabbiate e di citazioni alte, da Bowie a Monna Lisa, fino ad arrivare a Cleopatra
Priestess
Priestess

Foto di Bjarne e Takata
Styling di Carolina Orrico

«“Torno Domani” è la prima canzone che ho scritto, 4 anni fa. Parla di un avvenimento della mia vita che mi ha cambiata parecchio, un incidente stradale. È una canzone-rivincita: prendermi tutto e tornare più forte di prima», si introduce così Priestess. Da quel momento cristallizzato nel tempo la cantante, next big thing dell’hip-hop tricolore, aka Alessandra Prete, classe 96, cuore pugliese e mente internazionale - è tornata più volte, con grinta immane e un rosario di singoli, da “Maria Antonietta” ad “Amica Pusher” (poi racchiusi nell’EP “Torno Domani” del 2017), recitati da un numero sempre crescente di “fedeli”. Diventando la somma sacerdotessa del rap al femminile. «Mi sento tra le nuvole, sognavo questo momento da quando ero bambina. Sto vivendo un periodo molto importante della mia vita», dice entusiasta Alessandra. Tra i molti consensi anche da oltre confine e un tour in via di sviluppo, ha appena pubblicato il suo primo (concept) album, “Brava” (Tanta Roba/Universal) ed è la protagonista di “The 4th Wave”, cortometraggio diretto da Savanah Leaf e prodotto da Bulgari, parte di una serie che celebra donne emerse in ambienti ancora troppo maschil(ist)i. «L’idea mi è piaciuta subito. È stata l’occasione per raccontare le mie radici e la mia storia attraverso la figura delle donne famose e immaginarie che cito nel mio album». 

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Un ritratto di Priestess. Qui indossa un cappello di lana intrecciata, Dior. Accanto. Giacca di nylon, pantaloni di nylon, scarpe da ginnastica: tutto Moncler.

Da Crudelia DeMon, a Monna Lisa, Eva, Cleopatra, Brigitte Bardot, “Brava” è, infatti, un concentrato hip hop-trap-r’n’b di icone forti e fiere che non temono scelte impopolari. «Amo molto Amy Winehouse e Rihanna. Adoro i loro stili, Amy per me è una regina, le ho dedicato anche una canzone. Adoro la sua musica, la sua voce. Ma le persone più importanti della mia vita sono mia nonna e mia madre, due donne che mi hanno dato molto e continuano tutt’oggi. Quando le guardo vedo donne forti, invincibili. Mi hanno trasmesso il coraggio di lottare per inseguire i miei sogni, mettercela tutta e non guardare in faccia niente e nessuno». Nelle radici di Alessandra ci sono, però, anche boschi in cui, per dirla alla Thoreau “perdersi è un’esperienza sorprendente e memorabile e insieme preziosa”, incastonati nella Valle d’Itria. C’è una ninnananna-abbraccio, “Lady Grinning Soul” di Bowie dal suo album “Aladdin Sane”, canticchiata da sua madre per farla addormentare. E ci sono flow e beat, le armi di una giovane donna che per salvarsi non ha bisogno di cavalieri o principi azzurri. «Sono nata e cresciuta nel sud Italia, in Puglia, a Locorotondo, un piccolo paesino in provincia di Bari, famoso per due festival musicali importanti (Viva e Locus) e per il buon vino. Quando avevo 6 anni, i miei genitori stanchi di ascoltarmi mi iscrissero a una scuola di canto. Ho studiato canto jazz per 12 anni. È stata una delle cose che non ho mai abbandonato». Dopo la classica trafila di concorsi, esibizioni, cover di artisti urban e canali YouTube, l’incontro con il produttore Ombra (Gemitaiz, MadMan) cambia tutto: Alessandra entra, unica donna, nel roster dell’etichetta Tanta Roba e Priestess prende la scena.

Trench di pelle, Miu Miu.

«A scuola i miei amici mi chiamavano tutti Priest e Priestess viene proprio da lì, l’ho solo voluto rendere più femminile». Perché le donne oggi, soprattutto nell’ostico mondo del rap italiano - Beba, Comagatte, Marti Stone, Chadia Rodriguez, Loop Loona per citarne alcune - stanno formando un esercito diversamente agguerrito che vince grandi battaglie. «Noi donne ci stiamo facendo sentire. Siamo sempre di più e ne sono contentissima. Non mi sento in competizione con nessuna di loro. Il fatto che siamo molte mi fa sentire più serena. Quando ho iniziato eravamo davvero poche e questo spaventava la gente. D’altra parte le novità spaventano sempre, sta a noi dimostrare che possiamo farcela. Sicuramente all’estero è più facile per una donna esprimersi. In Italia siamo ancora molto indietro». Ridurre Priestess esclusivamente a una female emcee sarebbe fuorviante: «Mi sento una cantante a tutti gli effetti, mi piace spaziare tra vari generi». Dietro bomber colorati, felpe oversize, cappellini da baseball e un broncio appena accennato c’è sempre Alessandra: «Mi sento a disagio quando ci sono troppe persone che mi guardano. Sono abbastanza riservata e timida.Quando metto su le cuffiette tutto il mondo è come se si fermasse». Le parole preferisce donarle ai suoi versi, alle rime taglienti e puntuali che sanno anche mettere a nudo le fragilità di chi vive nella terra di mezzo tra adolescenza ed età adulta, dove gli obiettivi sono ancora poco chiari e la paura di spiccare il volo chiede coraggio all’evasione.

Hair stylist: Tetsuya Yamakata @ Artlist. Make up artist:
Jenny Kanavaros @ Kramer+Kramer using MAC Cosmetics. Manicurist Nori @ Artlist

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