Musica

Dardust ci racconta il suo nuovo album a bordo della Maserati Grecale Folgore

Dardust è un produttore musicale, autore di hit internazionali e solista: l’ultimo lavoro, “Urban Impressionism”, è in uscita oggi, 8 novembre. Insieme ai tecnici del brand ha lavorato alla composizione dei suoni della nuova Grecale Folgore full-electric di Maserati. Macchina che ama guidare fuori città, e che lo accompagna nei suoi tour musicali.

Appena prendo posto accanto a Dardust sulla sua Grecale Folgore full-electric Maserati, mi viene fatto notare che il suono che sto sentendo è stato composto da lui. Siccome non intuisco a quale suono faccia riferimento, è lui stesso a spiegare di «aver creato i suoni di Maserati, frecce, retro, volante. Per comporli ho lavorato insieme ai tecnici del brand, e dopo qualche anno di sperimentazioni e collaudi sono stati montati sulle nuove vetture». Dario Faini, 48 anni, in arte Dardust, è forse il produttore musicale più importante del momento in Italia, autore di brani diventati hit internazionali. Due titoli su tutti, “Soldi” e “La Noia”, cantati rispettivamente da Mahmood (al quale è legato da una forte amicizia) e Angelina Mango, entrambi vincitori del Festival di Sanremo, nelle edizioni 2019 e 2024. 

 

Tuttavia il fulcro del suo lavoro è la carriera da solista. Alla sua terra di origine, le Marche ha dedicato il lavoro che reputa il più importante della sua carriera, “S.A.D. Storm and Drugs”. «Un disco incredibile» spiega, «scuro, ma pieno di emotività. Uscivo dal terremoto che colpì le Marche nel 2016. Si sentiva forte il concetto di smarrimento, la ricerca di un nuovo riparo, il senso di riscatto». Per lui il senso di casa è molto relativo, «potrebbe essere in Islanda, a Pantelleria, ho vissuto 15 anni a Roma, ora quasi altrettanti a Milano, potrebbe essere in tutti i luoghi dove sono stato e in tutti i luoghi che mi hanno segnato». E di luoghi, questa volta ai margini, parla il suo ultimo progetto discografico, l'album “Urban Impressionism”.

Dardust e la Maserati Grecale Folgore full-electric (Courtesy of Maserati)

L'OFFICIEL HOMMES ITALIA: Da quanto guidi la Grecale Folgore full-electric di Maserati? DARDUST: Da inizio maggio

LOHI: Dove la preferisci guidare?
D: Sicuramente non a Milano, dove il piacere di guidare è molto costretto. Amo farlo quando sono in tour (il prossimo sarà a pri - mavera ’25). Mi piace molto viaggiare per l’Italia ascoltando musica. Su questa vettura è montato un impianto Sonus faber potente.

LOHI: E per il resto che musica ascolti mentre sei alla guida?
D: La mia e le nuove uscite, dalla musica elettronica alla classica, passando per l’urban. Mi piace switchare da un genere all’altro.

LOHI: Cosa provi alla guida?
D: Mi sento in un ambiente iper-confortevole, minimale, il design rispecchia molto la mia visione. E poi c’è anche una sorta di sensazione di controllo che mi piace avere quando sono alla guida, una costante che ritrovo anche nei miei progetti e nella mia carriera.

LOHI: Come quando hai capito che non avevi il pieno controllo sul tuo lavoro da producer e hai scelto una carriera da solista.
D: Il produttore è un bellissimo lavoro, che continuo a fare con gli artisti e i progetti che mi piacciono e con cui riesco a sentirmi libero di esprimermi al meglio. La più grande barriera alla mia creatività è stata a volte dover assecondare, compromettermi. Nella composizione di un brano ci sono molti attori in gioco.

LOHI: Con il tuo lavoro hai cambiato la musica pop in Italia, non credi?
D: Ci ho provato. Ho cercato di cambiare l’immaginario del pop. Tutto è arrivato istintivamente, chi adesso viene da me per chiedermi di creare musica insieme vuole qualcosa di contemporaneo, che rompa le regole.

LOHI: E allora perché scegliere una strada da solista?
D: Perché è sempre stato il fulcro della mia attività. E soprattutto perché è un progetto più difficile, che mi mette alla prova. E da questa complessità di fondo derivano più soddisfazioni.

LOHI: Da piccolo pensavi che avresti fatto questo lavoro?
D: Sì, da sempre.

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LOHI: Ti ricordi la tua prima volta al pianoforte?
D: A nove anni, a casa mia in campagna c’era un pianoforte. Suonai il primo esercizio di Beyer, che è il primo approccio al pianoforte, un ricordo bellissimo. E continuo a studiare, mi reputo uno studente eterno. Lo farò fino alla morte.

LOHI: Parlami del tuo nuovo progetto da solista.
D: Vista la scena italiana, dove le nicchie tendono a scomparire, dove esiste praticamente solo il mainstream dominato dal pop e da un certo tipo di urban, il fatto che io sia riuscito in dieci anni a costruire un percorso e arrivare all’estero ad avere teatri pieni, è già un miracolo per me.

LOHI: Com’è il tuo pubblico?
D: Molto eterogeneo, dai ragazzini alle persone più adulte, passando per gli universitari. È un pubblico che vuole emozionarsi, che si lascia stupire.

LOHI: Ti piace emozionare con la tua musica?
D: È fondamentale. Il fine ultimo del mio lavoro quando salgo sul palco è lo scambio di energia con il mio pubblico. Se non ci fosse, non starei chiuso in uno studio tante ore a scrivere la mia musica.

LOHI: Come la definiresti?
D: Un crossover che va dalla classica all’elettronica.

LOHI: Hai dei maestri?
D: Da David Bowie a Ryuichi Sakamoto, passando per artisti lontani da quello che faccio, come Kendrick Lamar, Childish Gambino, i Chemical Brothers… e altri.

LOHI: Di cosa parla “Mon coeur, Béton Brut”, il primo singolo del tuo nuovo album? D: Delle periferie, sia in senso architettonico e urbanistico, sia in senso figurato.

LOHI: Tu vieni da una periferia?
D: Non da una periferia di una città ma sicuramente da un luogo al margine. Ai margini ci si sente esclusi e intrappolati. Ma è proprio da questa frustrazione che scaturiscono l’immaginazione e la creatività, per compensare quel senso di vuoto. È stata la mia salvezza nascere in un luogo ai margini. Perché permette di vivere tra le barriere che hai, di romperle e di andare oltre. Quindi è un brano che parla di limiti, come romperli e come oltrepassarli.

LOHI: Il nuovo album sarà incentrato su questo tema?
D: Si chiama “Urban Impressionist”, perché mi sono immaginato come un pittore impressionista che invece di avere i pennelli ha le mani sul pianoforte, che rappresenta l’emotività che va a colorare quelle periferie spesso ritratte in bianco e nero. Uscirà l’8 novembre.

LOHI: Dove l’hai scritto?
D: Nelle periferie di Parigi. Non-luoghi che però hanno un carattere unico. Nelle periferie c’è una bellezza nascosta.

LOHI: Cosa vedi nel tuo futuro?
D: Suonare nei teatri, non solo italiani ma in tutto il mondo. Album, tour, album, tour, album, tour in continuazione. In moto perpetuo fino alla fine.

Dardust e la Maserati Grecale Folgore full-electric (Courtesy of Maserati)

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