Fashion

Art & Fashion Dialogue: le installazioni site-specific più belle delle sfilate

Commissioni, setting e collaborazioni ad hoc ridefiniscono, a regola d’arte, gli ambienti e le location per le passerelle della primavera estate 2023. 

Il sitting di Gaetano Pesce da Bottega Veneta.
Il sitting di Gaetano Pesce da Bottega Veneta.

Arte e fashion system si sono sempre confrontati e influenzati a vicenda, e se stilisti come Elsa Schiaparelli, Coco Chanel o Yves Saint Laurent hanno dato vita a sodalizi creativi o si sono manifestamente ispirati ad artisti, oggi stiamo vivendo un momento senza precedenti. C’è chi come Pieter Mulier, direttore creativo di Alaïa, ha voluto omaggiare le Tanagre di Pablo Picasso, statue di terracotta del 1947-1948 che raffigurano danzatrici, patrizie e dee ispirate alle celebri statuine dell’antichità con una limited edition di sei abiti presentata alla sfilata Summer/Fall 22 e realizzata in collaborazione con la Picasso Administration.

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Uno sketch di Pieter Mulier per la sfilata Alaïa Summer/Fall 22, due statuine Tanagra di Picasso, lo stesso modello in sfilata.

Più in generale, durante le sfilate S/S 23 le discipline artistiche sono diventate uno strumento catalizzatore per creare fashion moments difficili da dimenticare, con molte maison che hanno scelto grandi istituzioni museali come cornice per i loro show. Stella McCartney porta il suo catwalk nella piazza del Centre Pompidou, una passerella realizzata con sentieri colorati che riprendono la facciata dell’edificio progettato da Renzo Piano, Gianfranco Franchini e Richard Rogers. Lutz Huelle fa sfilare AZ Factory alla Fondation Cartier, Ralph Lauren sceglie la Huntington Library, museo e giardino botanico dell’istituto culturale di San Marino in California.

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Nella prima foto: Lo show di AZ Factory alla Fondation Cartier. Nella seconda foto: Centre Pompidou, location scelta da Stella McCartney. Nella terza foto: La sfilata di Ralph Lauren alla Huntington Library.

Come se fosse un viaggio meditativo, le modelle della sfilata di Roksanda Ilinčić entrano ed escono dalla “Black Chapel” della 21esima Serpentine Pavilion installata al Kensington Gardens di Londra, un’opera ispirata a una riflessione sulla morte e commissionata all’artista Theaster Gates: «Sono grato che questo monumento, memoriale e contenitore di possibilità spirituali serva come luogo di profonda riflessione, di incontro e convivialità». Jonny Johansson festeggia i 10 anni di sfilate di Acne Studios a Parigi scegliendo come palcoscenico il Palais de Tokyo con un set up che ricorda una festa matrimoniale: letti con lenzuola di raso rosa confetto e candelabri imponenti incrostati di conchiglie di mare, certificate CITES e procurate da Marine Arts e Eatons Shells, realizzati dall’artista Sylvie Macmillan.

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Nella prima foto: Un dettaglio della decorazione di Sylvie Macmillan per la sfilata di Acne Studios al Palais de Tokyo. Nella seconda foto: un momento della sfilata di Roksanda alla "Black Chapel" di Theaster Gates

Lo spazio di Off-White è ricoperto con il color “Impossible Blue”, con un cubo bianco al centro che si eleva come se fosse un monolite. È il fashion show di debutto del nuovo image e art director Ibrahim Kamara. Apre la sfilata una coreografia di Nicolas Huchard accompagnata dalla live performance di Faty Sy Savanet, con i performer (in tutine cut-out blu) che si dispongono intorno al cubo come se fosse un enorme apparato in movimento: «È come se pregassero o festeggiassero; è uno stadio di mezzo. Preghiamo per il futuro, per ringraziare Virgil del suo lavoro, per il lavoro che Ibrahim farà sul presente», ha puntualizzato Huchard. «Il modo in cui si muovono i ballerini è simile ad una trance. Spesso abbiamo un’immagine di trance che fa paura, ma io volevo usare questa stessa energia e renderla più strutturale e grafica».

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Un momento dello show Off-White di Ibrahim Kamara con la performance di Nicolas Huchard e Faty Sy Savanet

Ed è una super coreografia anche quella di Sadeck Berrabah per Moncler che, per celebrare i 70 anni, ha portato in piazza Duomo a Milano 1952 performer (il numero fa riferimento all’anno di fondazione del marchio). Un cast composto da 700 ballerini, 200 musicisti, 100 coristi e 952 modelli che hanno occupato l’intero sagrato, tutti vestiti di bianco e con la giacca cult del brand di Remo Ruffini, la Maya Jacket. In alcuni casi i setting delle sfilate si trasformano in apparati effimeri trasportabili. Per la sfilata di Alexander McQueen Sarah Burton posiziona tra gli edifici dell’Old Royal Naval College la struttura composta da una membrana gonfiabile trasparente progettata dall’architetto cileno Smiljan Radic, simile a una composizione di bolle, o a una nuvola volumetrica, già utilizzata per la sfilata S/S 22.

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La struttura di Smiljan Radic per la sfilata di Alexander McQueen all'Old Royal Naval College

E poi ci sono le commissioni agli artisti, come l’intervento di Gaetano Pesce da Bottega Veneta. Sul colorato pavimento di resina realizzato site-specific si legge: “Questo è un tributo alla diversità”. Intorno ci sono 400 esemplari unici di sedie (che saranno vendute a Design Miami) rinominate “Come stai?” e create ad hoc dall’artista e designer italiano: «Come designer creo originali, non serie standardizzate, questo è il vecchio modo - questo è il nuovo modo», racconta Pesce. «Bottega Veneta ha fatto un lavoro fantastico nell’aiutarmi a realizzare un progetto del genere. È un messaggio super politico e non è un museo o una galleria che mi aiuta a trasmetterlo. Chi fa cultura oggi? Il museo o l’azienda di moda?».

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Il sitting e la location di Gaetano Pesce alla sfilata di Bottega Veneta

Alla Fondazione Prada, la stilista e il co-direttore creativo Raf Simons invitano il regista Nicolas Winding Refn a concepire un’esperienza visiva. Un set-up ispirato all’ambiente domestico, con tanto di porte e finestre, realizzato dallo studio AMO nel Deposito della Fondazione Prada e composto da pareti divisorie di cellulosa nera con aperture grezze che lasciano intravedere le proiezioni cinematografiche del regista danese, cortometraggi che rappresentano «storie di femminilità fluida di bellezza contemporanea». Il fashion show “In Translation” di Miu Miu a Parigi coinvolge Shuang Li al Palais d’Iéna: «Ogni messaggio è una traduzione, ma nulla è mai stato tradotto» ha spiegato l’artista cinese che abbiamo visto alla Biennale di Venezia 2022. Il suo setting analizza la tensione tra il mondo materiale e quello digitale utilizzando installazioni legate alla video arte, accompagnate dalla composizione di Eli Osheyack, un mash-up di messaggi vocali e sonori.

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Nella prima foto: L'esperienza visiva realizzata da Nicolas Winding Refn per Prada. Nella seconda foto: La location dello show di Miu Miu progettata da Shuang Li al Palais d'Iéna.

Ci sono anche messaggi politici potenti. Come quello di Demna Gvasalia che per la sfilata S/S 23 di Balenciaga trasporta gli spettatori in uno scenario post-apocalittico, probabilmente risultato di una riflessione sulle disuguaglianze sociali, la minaccia di una guerra nucleare o un possibile ritorno del fascismo. Uno stadio occupato dall’installazione di fango realizzata dall’artista spagnolo Santiago Sierra su cui aleggia il persistente profumo creato su misura da Sissel Tolaas, artista e ricercatrice norvegese nota per la sua attenzione agli odori. «Il set di questo spettacolo è una metafora per scavare alla ricerca della verità e per stare con i piedi per terra. Lasciamo che tutti siano liberi di esprimere se stessi e facciamo l’amore non la guerra» ha spiegato il direttore creativo di Balenciaga.

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Lo scenario post-apocalittico di Santiago Sierra da Balenciaga.

Lo store di Max Mara a Milano ha ospitato “Microclima”, opera della scenografa francese Eva Jospin, che ha collaborato alla sfilata di Dior S/S 23 presentata nel giardino delle Tuileries: «Con Maria Grazia Chiuri desideravamo creare qualcosa che avesse a che fare con le grotte dei giardini barocchi italiani. Ho lavorato a una struttura realizzata con sovrapposizioni di cartoni ondulati sottoposti a un processo di taglio, levigatura e trasformazione».

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Il setting di Eva Jospin per la sfilata di Dior S/S 23.


Alla Cour Carrée del Louvre è stato installato per Louis Vuitton un set immaginato da Philippe Parreno con l’aiuto dello scenografo americano James Chinlund. Un’installazione massiva, intitolata “monster-flower” che sboccia nella piazza, e una passerella circolare che costeggia la struttura, con dispositivi luminosi ad intermittenza (un trademark dell’artista francese), tende che si aprono come d’incanto e giochi di specchi che danno vita al fiore pulsante per la sfilata di Nicolas Ghesquière.

Il "monster-flower" di Philippe Parreno per Louis Vuitton.


Mentre Diesel non solo ha aperto per la prima volta la sfilata al pubblico dei non addetti ai lavori, ma ha presentato una scultura gonfiabile gigante di 37 metri di altezza e 49 di larghezza, un’intersezione di corpi progettata dallo Studio Dennis Vanderbroeck di Rotterdam. «Queste bambole gonfiabili in scala ambientale stanno facendo il giro del mondo», ha spiegato il direttore creativo Glenn Martens, «fin dal primo giorno in cui sono arrivato da Diesel, l’idea era quella di continuare l’heritage comunicativo delle celebri pubblicità del marchio italiano, ma con un approccio differente. Le sculture riflettono la società fluida e libera in cui credo, e che dovremmo abitare». Ma era necessario tutto questo per presentare una collezione? Sì, se crediamo nel valore della cultura. Sì, se vogliamo portare messaggi che possono far riflettere sul cambiamento sociale o ambientale. 

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Le bambole gonfiabili dello studio Dennis Vanderbroeck per Diesel.

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