Fashion

Karl's women, tutte le donne di Karl Lagerfeld

Claudia Schiffer, Christelle Kocher, Vittoria Ceretti, Karo Lebar, Cara Delevingne. Un ritratto inedito dello stilista-icona - cui il Met Costume Institute dedicherà la grande mostra di questa primavera - dal punto di vista delle donne (e muse) che ne hanno accompagnato il percorso creativo e umano.

Un'immagine artistica che ritrae Karl Lagerfeld intento a fotografare alcune modelle in posa, L'OFFICIEL n. 861  - 2001 (Archivio L'Officiel)
Un'immagine artistica che ritrae Karl Lagerfeld intento a fotografare alcune modelle in posa, L'OFFICIEL n. 861 - 2001 (Archivio L'Officiel)

Text by FABIA DI DRUSCO

Se è impossibile pensare a Yves Saint Laurent senza pensare alla sua coterie femminile, fatta di ispiratrici/collaboratrici/confidenti, da Loulou de La Falaise a Clara Saint, da Paloma Picasso a Talitha Getty a Catherine Deneuve, quando non di veri e propri alter ego come Betty Catroux, anche Karl Lagerfeld ha vissuto circondato da donne fondamentali nell'evoluzione della sua carriera e del suo stile. A partire dalla madre, fredda e distaccata, severamente giudicante, somatizzata al punto da deciderlo a non abbandonare mai i guanti per non fare vedere le mani che lei trovava brutte, e così impaziente nei suoi ricordi d'infanzia da avergli lasciato l'abitudine di parlare velocissimamente per riuscire a dirle tutto prima che lei abbandonasse la stanza. Una madre di cui lui reinventa infinite volte la storia per i giornalisti, trasformandola da commessa in un negozio di biancheria di Berlino in aristocratica bohemienne capace di suonare il violino e di pilotare monoplani all'epoca della prima guerra mondiale. Ci sono donne che lo aiutano a espandere il suo immaginario, come Andrée Putman che gli instilla la passione dell'Art Déco, donne che hanno un effetto propulsivo sulla sua carriera, come Gaby Aghion quando lo chiama da Chloé, visionarie della moda come Anna Piaggi e Amanda Harlech che contribuiranno a definire lo stile rispettivamente di Chloé e di Chanel e Fendi, modelle cui lui assegna l'embodiment di Chanel, come Inès de la Fressange e Claudia Schiffer, allieve come Virginie Viard e Silvia Venturini Fendi che gli devono la propria formazione di stiliste e direttrici creative. 

«Aveva quel tipo di carisma per cui lavorare con lui era bellissimo giorno dopo giorno» 

- Christelle Kocher

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Un'illustrazione realizzata da Karl Lagerfeld apparsa su L'OFFICIEL n. 768 del 1991 (Archivio L'Officiel)

Tra le descrizioni più affezionate, quella di Amanda Harlech ai CFDA Awards del 2019. La fashion editor che fino al '96 era stata la più stretta collaboratrice di John Galliano ne ricorda "il modo di ragionare profondo e mercuriale", la capacità di organizzare la sua mente come "unenfilade di stanze dove ogni stanza era diversa dalle altre", non confondendo mai tra loro le identità dei diversi brand per cui lavorava, nella convinzione che "Parigi fosse radicalmente diversa dalle città italiane, più delicata, meno sensuale, viscerale e colorata", per cui "Chanel non potrebbe mai essere una maison italiana o Fendi una maison francese" Secondo la Harlech Lagerfeld, "Perso nell'orizzonte vastissimo del suo immaginario... era energizzato dall'energia dell'attenzione degli altri""combinava Le Corbusier e il barocco, Versailles col punk, l'antico Egitto e New York", aveva "l'impazienza del visionario" e nel tradurre i suoi sketch in abiti pretendeva dal suo team "atti di fede di cui ti ricompensava con un'assoluta lealtà e gentilezza"

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Christelle Kocher e Karl Lagerfeld

Claudia Schiffer, che diventa "la" donna Chanel nel 1988, facendo di colpo impennare le vendite dei mini tailleur in tweed pastello, racconta: «Karl Lagerfeld è arrivato nella mia vita quando avevo appena 18 anni, cambiandola per sempre. Abbiamo collaborato per oltre 30 anni ad infinite campagne di Chanel, riviste di moda e libri. Mi aveva vista sulla mia prima copertina di British Vogue scattata da Herb Ritts e aveva chiesto di incontrarmi. Sono arrivata all'atelier di rue Cambon nervosissima, ma dopo qualche ora stavo già facendo il fitting della nuova collezione. Poco dopo siamo partiti per Deauville, dove Gabrielle Chanel aveva aperto la sua prima boutique nel 1913.

«Era incisivo, velocissimo nel lavorare, pieno di energia, dotato di uno spirito e di un senso dell'umorismo taglienti, aveva una cultura enciclopedica ed era estremamente generoso nel condividere» 

- Claudia Schiffer

Il team di Karl includeva Eric Pfrunder, il suo direttore di immagine, e sono stata subito inclusa nella loro famiglia. Un'altra campagna di cui ho un ricordo molto speciale la scattammo a Vienna, con Karl che a un certo punto si mise a danzare il valzer ridendo di fronte a noi». La supermodel lo definisce «incisivo, velocissimo nel lavorare, pieno di energia, dotato di uno spirito e di un senso dell'umorismo taglienti», ne ricorda la cultura enciclopedica, la capacità di assorbire qualsiasi tipo di influenza, la generosità nel condividere estetica e idee: «Mi ha davvero aperto la mente». Vittoria Ceretti, modella favorita delle ultime stagioni, e ultima sposa (in costume da bagno di paillettes argento) a chiudere una sua sfilata, lo ricorda come «un mentore, un maestro, un nonno... Straordinariamente dedito al lavoro e incredibilmente gentile». Una figura iniziatica anche per Karen Elson: "Mi ha educato, mi ha insegnato le tecniche fotografiche che usava, mi ha dato libri su artisti che non avevo mai sentito nominare". Cara Delevingne, altra modella d'elezione, mente creativa della capsule Cara loves Karl lanciata lo scorso settembre, afferma che "Karl mi ha insegnato l'importanza di abbracciare la propria stranezza"

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Karo Lebar e Karl Lagerfeld

Karo Lebar, responsabile dell'immagine e della comunicazione della sua linea signature, ha cominciato a lavorare con lui nell'85, restandogli accanto per 35 anni. Lo ricorda come «Estremamente intelligente, intuitivo, veloce, curioso, aperto a tutto, con un punto di vista particolare e spesso atipico». Un episodio rivelatore del suo carattere? «Un giorno gli dissi che ero furiosa perché mio figlio Louis di 11 anni aveva disegnato dei graffiti nell'ascensore del mio palazzo, e c'era voluta una vita per cancellarli. Lui mi chiese se erano belli... e il giorno dopo lo incaricò di disegnarne per un progetto di collaborazione con Macy's».

«Era estremamente intelligente, intutitivo, veloce, curioso, aperto a tutto, con un punto di vista particolare e spesso atipico» 

- Karo Lebar

Anna Wintour, direttrice di Vogue americano e direttore editoriale globale di Condé Nast, spiega così l'aver scelto le sue creazioni nelle occasioni fondamentali della vita: "In parte è per il fatto che amavo i suoi disegni, che esprimevano bene ciò che ero e ciò che speravo di essere. Ma in parte è stato a causa di Karl. Indossare le sue creazioni raffinate mi faceva sentire vicina a lui e rassicurata nei momenti cruciali dal conforto di un amico". Per Camille Miceli, già alle pubbliche relazioni di Chanel, oggi direttore creativo di Pucci: «Lagerfeld era il re del marketing, aveva un mindset di strategie ben preciso». Christelle Kocher, fondatrice di Koché e direttrice artistica di Lemarié, uno dei Metiers d'art di Chanel, sottolinea come le sia impossibile isolare un singolo ricordo di Lagerfeld: «Aveva quel tipo di carisma per cui lavorare con lui era bellissimo giorno dopo giorno. Era straordinariamente gentile, e capace di rendere ogni momento passato con lui assolutamente eccezionale». Naturalmente non tutti i racconti su Kaiser Karl sono così agiografici. Basta una lettura del documentatissimo The Beautiful Fall-Lagerfeld, Saint Laurent, and glorious excess in 1970 Paris di Alicia Drake per farsene un'idea (il libro è del 2006, ma che il passare degli anni non ne abbia addolcito il carattere o mutato gli schemi comportamentali lo conferma anche Karl di Marie Ottavi del 2021). 

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Un autoritratto dello stilista tedesco apparso sulle pagine del n.768 de L'OFFICIEL nel 1991 (Archivio L'Officiel)

Tra le rotture più clamorose, quella con Paloma Picasso, unica tra le socialites ad essere riuscita per anni a frequentare sia Lagerfeld che Saint Laurent, nonostante l'accesa rivalità fra i due, che rendeva normalmente necessario schierarsi con l'uno o con l'altro clan. Vera virtuosa dell'equilibrismo, al punto da sposarsi nel 1978 vestita YSL di giorno e Lagerfeld di notte, Paloma, che pure ne apprezzava le virtù di affabulatore e il vortice bulimico della curiosità ("era come se vi trasportasse in un turbine di glamour e di fantasie del passato, del presente e dell'avvenire") romperà definitivamente con lui qualche anno dopo a causa dei suoi attacchi incessanti e déplacés nei confronti di Saint Laurent, commentando: "E un vero peccato che non abbia trovato altro modo di avere delle relazioni con le persone che nel possederle o distruggerle". Possederle: la strategia di seduzione di Lagerfeld è sempre la stessa: colmare di regali, libri, fiori, viaggi in Concorde, spille in diamanti di Fabergé, giacche e borse Chanel, pellicce di Fendi, suites al Ritz, l'eletto o l'eletta del momento, per poi allontanarli una volta esaurito l'interesse o in seguito a un errore (un'affermazione di libertà?) giudicato imperdonabile. 

Uno shooting tratto da L'OFFICIEL n.631 del 1977 dedicato alla collezione Chloé creata da Karl Lagerfeld (Archivio L'Officiel)

Succede con Inès de la Fressange, che Lagerfeld impone da subito come il volto di Chanel di cui è diventato direttore creativo nel settembre 1982, a 49 anni e a 11 anni dalla morte di Mademoiselle. Inès apre la sfilata di debutto, quella della haute couture del gennaio '83, firma un contratto in esclusiva, è il viso di tutte le campagne. "Si diceva che ero la sua musa (muse), piuttosto ero il suo buffone (amusement)" scriverà lei nella sua autobiografia, Profession mannequin. Per cinque anni il loro rapporto è quotidiano, dal pomeriggio alle prime ore del mattino. Ma nell'89 Lagerfeld la "mette al bando", ufficialmente perchè lei ha accettato di posare per il busto della Marianne, l'allegoria della Repubblica francese, di fatto, secondo la modella, perché geloso della sua storia d'amore con il futuro marito Luigi d'Urso. Nel suo libro, Marie Ottavi riporta che Victoire de Castellane, che comincia a disegnare bijoux per Chanel a 17 anni, quando nel '97 lascia la maison per andare da Dior non avvisa Lagerfeld: "Se glielo avessi detto avrebbe cercato di nuocermi. Perché non si abbandonava Karl. Quando alcune assistenti dello studio erano andate a dirgli ingenuamente che se ne andavano, lui aveva telefonato alle aziende in questione e aveva spiattellato di tutto sul loro conto, così non erano state assunte". Per Gaby Aghion, la fondatrice di Chloé con cui Lagerfeld ha rotto tra mille polemiche nell'83 dopo quasi venti anni di collaborazione, queste rotture a ripetizione "sono la sua forma di libertà". La stessa necessità di fare tabula rasa che caratterizza il rapporto con il mobilio delle sue case: a ogni cambio di appartamento corrisponde uno stile radicalmente differente, che comporta l'eliminazione completa, attraverso vendite all'asta, dell'arredamento di prima, passando dal total Art Deco ai mobili del '700 al gruppo Memphis.

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