Intervista con il duo di Tucibi
Il duo composto da Vincenzo Sabatino e Domenico Iovine celebra lo spirito edonistico degli anni ’90 lanciando la collezione del nuovissimo brand di accessori Tucibi. Con un backround da architetti sfociato successivamente nella moda, i designer hanno creato una collezione dirompente, ideata per essere indossata in tutta libertà da uomini e donne rispondendo alle diverse esigenze e destinazioni d’uso. Accessori in mini-size realizzati con materiali d’eccellenza che possono essere utilizzati in modi differenti per customizzare il proprio styling e mettere in risalto la propria identità.
Un brand stupefacente, anche il nome?
Vincenzo Sabatino: Assolutamente si. Soprattutto il nome, siamo partiti dall’idea di creare qualcosa di desiderabile per stupore.
Domenico Iovine: L’affascinante color rosa ci ha guidato fino alla creazione stessa, impiegando la tonalità per la piccola etichetta a flag e la fodera interna di ogni accessorio. Volevamo essere identificati per qualcosa.
Come è nata l’avventura Tucibi?
D.I.: Negli ultimi anni abbiamo sempre indossato dei piccoli accessori da collo che potessero contenere qualcosa, arrivavano dai nostri viaggi o li facevamo fare appositamente per noi.
V.S.: Ogni volta i nostri amici e le persone che incontravamo ci domandavano in che luogo li avessimo comprati o se li avessimo prodotti noi. A tanti sarebbe piaciuto portare qualcosa di nostro. Possiamo dire che la richiesta è partita direttamente dal nostro target.
Quali sono le vostre ispirazioni?
V.S.: Una delle nostre più grandi ispirazioni è Kate Moss, che negli anni ’90 indossava la borsettina-fiaschetta metallica al collo, immaginandoci che al suo interno ci fosse stato la qualunque, lo stupefacente per l'appunto. Noi pensiamo che nelle nostre piccole borse puoi portare il tuo segreto. Teniamo sempre a specificare che il nostro accessorio vuole raccontare le persone che lo indossano.
D.I: Ognuno può fare quello che vuole con i nostri accessori, indossarli come vuole, del colore che vuole e sopratutto nella maniera che vuole.
Il vostro brand ha un’immagine molto irriverente, quasi dissacrante, è un ritorno al passato?
D.I.: Assolutamente si, consideriamo il nostro lavoro come un ritorno al passato in chiave contemporanea.
V.S.: Entrambe siamo stati influenzati tantissimo dagli anni ’80 e ’90, quegli anni erano una vera e propria finestra sul mondo.
Da cosa derivano i nomi delle vostre borse, Milano, Parigi, Mykonos?
D.I.: La borsa circolare si chiama Milano, perché siamo partiti dalla planimetria della città, lo stesso procedimento creativo è stato utilizzato per Los Angeles. Per le altre è stato un po’ diverso..
V.S.: Per Parigi e Mykonos siamo partiti da alcune suggestioni. La città francese ci ricordava l’immagine di una bella signora con in mano una sigaretta così l’idea ha vestito perfettamente l’accessorio per contenere il pacchetto di sigarette. Mykonos invece è un'isola a noi cara nella quale andiamo spesso in vacanza.
Quanto c’è di personale nelle vostre collezioni?
V.S.: Tutto, noi li indosseremmo tutti questi accessori.
D.I.: Durante la fase di produzione ci sono state fatte delle domande precise e noi ci siamo sempre chiesti, “Lo indosseremmo?” la risposta è stata si.