Fashion

'Gira la moda', e forse anche troppo: tutti i nuovi nomi e il fantamoda del fashion system

Si prospetta una rivoluzione nel fashion system tra inaspettati - e svariati - cambi di poltrone: Donatella Versace lascia tutto nelle mani di Dario Vitale, Demna si sposta da Balenciaga a Gucci, mentre aumentano le voci su Piccioli, Chiuri, Slimane e Galliano. E se la frenesia di questi turnover destabilizzasse l’identità dei marchi?

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Rivoluzione o semplice “gioco di poltrone”? Chi sarà il prossimo a cambiare rotta nel fashion system? (Getty Images)

Oggi la notizia è esplosa: Donatella Versace non è più direttrice creativa dell’omonima Maison. Al suo posto è stato nominato Dario Vitale, giovane talento che, a detta di molti, avrà il delicato compito di proiettare Versace verso una nuova era. Nel frattempo, sempre oggi ahinoi, in casa Kering, è ufficiale il passaggio di Demna da Balenciaga a Gucci, un terremoto che smuove gli equilibri del mondo del lusso. Gli spostamenti non si fermano qui: se Demna lascia Balenciaga, si vocifera di un possibile arrivo di Pieter Mulier (attualmente da Alaïa); al contempo, c’è chi sostiene che Pierpaolo Piccioli possa finalmente rilanciarsi con Alaïa - dopo un breve periodo di pausa.

Come se non bastasse, si parla di un ritorno di Maria Grazia Chiuri in quel di Roma per prendere in mano le redini di Fendi; se così fosse, si libererebbe definitivamente lo spazio per Jonathan Anderson che, stando a quanto da tempo si vocifera, finirebbe a Dior. Non manca poi chi sogna l'attesissimo comeback di John Galliano, da Balenciaga (?) o magari con il rilancio della sua etichetta personale, ormai da tempo inattiva ma ancora viva nell’immaginario delle modaiole - ma attenzione, il brand è attualmente nelle mani di LVMH.

Altri voci - e sì, siamo ormai giunti al punto di sentirle da degne Giovanna d'Arco della moda - vedrebbero Hedi Slimane come perfetto successore di Giorgio Armani, anche se l’ultima parola, in casa Armani, non è mai semplice da prevedere. Sul fronte Loewe, qualcuno vorrebbe alla guida il duo uscente da Proenza Schouler, ovvero Jack McCollough e Lazaro Hernandez, mentre in molti sarebbero pronti a scommettere sull’arrivo di Daniel Lee, oggi ancora direttore creativo di Burberry. Lo scenario diventa ancora più complesso se si considera che Bally è senza un direttore creativo e che Maximilian Davis potrebbe abbandonare Ferragamo. E poi, che ne sarà di Kim Jones e del duo formato da Lucie e Luke Meier?

L'ultima sfilata di Donatella Versace come direttore creativo della casa di moda fondata dal fratello Gianni, la collezione autunno inverno 2025-26

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Versace FW 2025-26

Dal lato delle conferme, invece, ecco la lineup degli esordi per le prossime sfilate primavera estate 2026:

  • Louise Trotter da Bottega;
  • Matthieu Blazy da Chanel;
  • Simone Bellotti da Jil Sander;
  • Glenn Martens da Maison Margiela;
  • Michael Rider da Celine;
  • Mark Thomas da Carven;
  • Dario Vitale da Versace;
  • Demna da Gucci.

La speranza è che questi nomi annunciati - e quelli che ancora verranno - possano aver la possibilità di raccontarsi, lasciando loro il tempo di costruire un racconto e un’estetica.

Ecco perchè questi continui “giochi di poltrone” soffocano la creatività

Vedere i creativi di oggi essere letteralmente sbattuti da una Maison all’altra sembra ormai consuetudine, ma ci si interroga se questa frenesia di cambiamenti non stia trasformando la moda in vero e proprio Risiko. Da un lato, i brand competono per avere il “nome giusto” al momento giusto, e il pubblico risponde con curiosità e aspettative altissime. Dall’altro, c’è il rischio che il continuo cambiamento di visioni stilistiche possa frenare la costruzione di un’identità coerente, sacrificando la ricerca creativa in favore di un impatto immediato.

Se da un lato il fashion system vive di novità e mutamenti continui, dall’altro le case di moda hanno bisogno di radici, di una direzione consolidata che possa esprimersi senza la minaccia di interminabili turnover. Basti pensare ai risultati straordinari ottenuti da certi direttori creativi che, restando a lungo alla guida di un brand, hanno saputo riscrivere il codice stilistico e fidelizzare il pubblico. Riuscirà la moda a trovare un equilibrio fra questa febbre di rinnovamento e la necessità di coltivare una visione creativa duratura, oppure continuerà a vivere nell’illusione che il “nome giusto” possa risolvere ogni situazione?

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