Bibione Renaissance: la moda vola in Veneto
È una delle località turistiche più frequentate in Italia, un’isola di sabbia, praterie e pinete. Un luogo amatissimo dagli stranieri che in quell’estremo lembo di Veneto trovano la calma, la natura e la cosa più preziosa, il contatto umano. L’OFFICIEL ITALIA ha scattato a Bibione nell’attimo in cui regna ancora il silenzio. E tutto sta per ripartire.
Photography NICOLÒ PARSENZIANI
Styling DILETTA ACCORRONI
Text CRISTINA MANFREDI
Ci sono servizi di moda che mostrano i top look di stagione e ci sono storie dove la moda diventa compagna di avventure. Benvenuti in provincia di Venezia, a Bibione (con due sole B, la terza non serve), un fazzoletto di sabbia, praterie e pinete, in verità un’isola affacciata a sud sull’Adriatico e circondata, a ovest dalla Laguna dei Lovi, a nord dalla Litoranea Veneta e a est dal fiume Tagliamento, che si butta in mare proprio a lato del faro ritratto in queste pagine. Benvenuti in un mondo nato turisticamente parlando a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando un manipolo di costruttori ha iniziato a edificare alberghi e palazzine di case per le vacanze, intuendo il potenziale di quel “primo mare” sulla strada percorsa dalle genti del Nord in cerca di sole e di tranquillità. Prima di allora c’erano solo poche case circondate dai campi bonificati dalle paludi a cominciare dal 1866, terre da coltivare e pronte ad accogliere gli italiani esuli dall’Istria, in fuga dalle persecuzioni del regime yugoslavo di Tito sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Oggi lì c’è la terza spiaggia in Italia per numero di presenze con circa 9 chilometri di litorale, tutta smoke free tranne che per le aree predisposte, 30 volte Bandiera Blu per la pulizia del mare e l’accurata gestione della spiaggia in alcuni punti larga fino a 600 metri, nonché certificata EMAS per il suo sviluppo sostenibile dal 2002. E con il bollino Village 4 All, unica località balneare in Italia ad avere intrapreso un percorso capace di garantire la piena accessibilità a persone con disabilità, ai loro amici, familiari e caregiver.
Un posto dove i residenti sono 2500, mentre d’estate si sfiorano i 150mila abitanti e poco più di 5 milioni di presenze, ma che col finire della stagione chiude i battenti, fatta eccezione per un unico hotel cinque stelle e per le terme, entrambi aperti tutto l’anno. Se altrove il turismo rallenta in maniera più sfumata, i bibionesi a metà ottobre riordinano tutto per bene e si preparano alla quiete quasi surreale dei mesi invernali. Un silenzio assoluto, hotel, negozi, bar e ristoranti serrati, strade vuote, una calma senza desolazione. È come se una grande madre avesse messo a letto i bimbi, poi con pazienza avesse riordinato e pulito i loro giochi così quando si sveglieranno l’indomani tutto sarà pronto per ricominciare.
Il ruolo della moda non è mai stato solo quello di inventare nuovi abiti da indossare. I grandi creativi, da Coco Chanel, a Yves Saint Laurent, Rei Kawakubo, Miuccia Prada sono stati eccezionali nelle loro visioni perché hanno saputo spostare l’attenzione, posare l’occhio altrove e proprio da lì attingere a nuovi spunti, nuove idee, nuovi mondi. Nello scattare un servizio di moda a Bibione c’è la voglia di uscire dal binario della prevedibilità (i party look si fotografano a Miami, a Monte Carlo!), di andare oltre al conclamato - Bibione è la spiaggia delle famiglie e dei bambini - non per rinnegarlo, piuttosto per ricordarci che l’anima dei posti, come delle persone, è complessa, sfaccettata. In più, il fascino del vuoto, dell’immobilità, della pausa attrae assai. Da celebrare con mises importanti, tra il cocktail party e la gran sera, come a ribadire l’importanza del tempo sospeso, a ricordarci che è nel non fare, nell’attendere, nel fermarsi che il bene ha tempo di germogliare. Già perché a Bibione si sta di un bene schietto, genuino. Una sensazione di accoglienza autentica, come arrivare a casa della nonna e sentire nell’aria il profumo della torta di mele appena sfornata.
Il primo impatto con Bibione in notturna, su di un ponte illuminato alla “Blade Runner” e nello stereo dell’auto un Battisti d’annata sparato a palla, è da brividi. Tutto è immobile, solo il giorno dopo mentre la crew perlustra i dintorni in cerca delle location giuste per scattare si avverte il sommesso lavorio di chi ristruttura una facciata, sistema le fioriere, tira a lucido una reception o attrezza la spiaggia, perché all’arrivo dei primi ospiti Bibione sia impeccabile come l’hanno lasciata la volta precedente. Altrove li chiamerebbero turisti, ospiti qui ha un significato più profondo, perché nella maggior parte dei casi sono persone che tornano un anno dopo l’altro, nello stesso periodo, nello stesso albergo, nella stessa camera che i proprietari sanno essere la loro preferita. «Certe coppie sono arrivate qui tanto tempo fa, i loro figli sono cresciuti, si sono sposati, hanno a loro volta avuto figli e ora vengono tutti insieme, generazioni diverse che noi accogliamo come fossero famiglia. Durante l’inverno con alcuni ci scriviamo, capita di essere invitati a qualche matrimonio o di prendere un aereo per partecipare a un funerale», racconta un gruppetto di donne del posto. All’inizio sono timide, quasi si stupiscono dell'interesse, poi le esperienze affiorano, insieme ai ricordi. Sono proprietarie o direttrici di alberghi, c’è chi si occupa degli appartamenti da vendere o da affittare, tutte donne pragmatiche, precise, ma con un entusiasmo ragazzino negli occhi. Raccontano di quando Niki Lauda, all’apice della sua carriera andava in vacanza a Bibione insieme a un amico giornalista austriaco che sempre nello stesso albergo soggiornava con la sua famiglia: «Era appena prima del suo terribile incidente al Nürburgring, abbiamo le foto anche se non le abbiamo mai usate per farci pubblicità, qui poteva stare tranquillo». Delle feste in abito da sera, organizzate ogni settimana in tanti tra gli hotel: «Le donne arrivavano in lungo e gli uomini in giacca e cravatta. Noi proprietari aprivamo le danze, il primo ballo io lo facevo con mio figlio e poi la festa andava avanti fino a notte fonda», ricorda una di loro. E delle sfilate di moda, un’idea degli anni ‘80 in cui le boutique del posto si alleavano con gli albergatori per dare vita a dei fashion show veri e propri, con tanto di pullman di linea fermo più del dovuto davanti al dehor dove andavano in passerella le modelle, per permettere ai viaggiatori di guardare anche loro. «Oggi le cose sono cambiate, i clienti cercano stimoli diversi, resta però identica la nostra forza: coltivare rapporti personali autentici, per soddisfare l’esigenza di trovare calore umano», spiega una di loro, a cui fa eco un’altra: «Il mio lavoro è realizzare i sogni degli altri e lo faccio tenendo presente che magari una persona ha messo da parte un po’ di risparmi durante l’anno per concedersi una vacanza qui. Mi fa sentire importante che i clienti scelgano la mia struttura».
Che a Bibione ci sia una spiaggia impeccabile, dove ogni ombrellone garantisce tra i 25 e i 30 metri di distanziamento, è assodato. Basta voltare per un attimo le spalle al mare per scoprire un altro mondo, quasi fatato. «La prossima volta ti passo a prendere con il quod, andiamo a goderci l’alba al faro e poi ci facciamo un giro nelle valli». Un moderno D’Artagnan mi aveva proposto di esplorare la zona con un occhio differente durante il sopralluogo di preparazione allo shooting. Di cose se ne dicono tante in quei frangenti, molte si perdono, non questa. «Appuntamento alle 6:15 in spiaggia, copriti che fa ancora freddo a quell’ora», mi dice il mio angelo custode bibionese, colei che ha aperto alla crew le porte di alberghi ancora chiusi e ha fatto ripulire piscine vuote prima del tempo, pur di garantirci lo scatto perfetto. Dall’ovest ancora buio spuntano i fanali, saliamo a bordo e puntiamo dritti verso il sole. Arriviamo al faro giusto in tempo per salutarlo come si deve, in piedi sui pietroni che proteggono le selvagge dune dal mare quando si inquieta, poi via verso il pontile dove, all’avvio di stagione, riparte il servizio di passo barca con cui si può attraversare il Tagliamento - e in altri punti la laguna - per proseguire a piedi o in bici le escursioni tra Lignano Sabbiadoro, Vallevecchia e Caorle. E ancora ci muoviamo su stradine di campagna: mentre il nostro moschettiere riconosce in un lampo le tante specie di uccelli presenti in zona, il mio Blonde Angel ed io fatichiamo anche solo ad adocchiarli. Una cosa però la vediamo tutti e tre, talmente bella da farci spegnere il motore. Un branco di caprioli è lì, a pochi metri da noi. Qualcuno bruca l’erba, altri corricchiano, qualcun’altro ci tiene d’occhio, più per curiosità che per paura. «Qui spesso capita di fermarsi per lasciare passare gli animali. Magari una mamma anatra inizia ad attraversare la strada con i suoi piccoli in fila indiana, solo che a metà cambia idea e li fa tornare indietro. Tu ti metti l’animo in pace e aspetti», mi raccontano, mentre mi ricordano che, va bene il mare, va bene la natura, però da Bibione si raggiungono facilmente centri storici come Porto Gruaro o Aquileia o città come Trieste, senza contare che da lì si può arrivare a Venezia in bici.
Noi abbiamo ancora una meta da raggiungere, un’oasi naturalistica un tempo riserva di caccia di nobili dove oggi si può soggiornare per visitare a piedi o a cavallo i 360 ettari di valle da pesca dove vivono in equilibrio l’ambiente e l’intervento antropico, che nella fattispecie si chiama Onfredo Angiolin. Settantasette anni quasi tutti passati a gestire l’ecosistema circostante, guidando le diverse specie di pesci nelle acque a loro più confacenti a seconda della stagione attraverso un sistema di chiuse, o uscendo da solo col barchino a remi ogni notte da luglio a gennaio per dare da mangiare agli uccelli che se non lo vedessero anche solo una volta potrebbero abbandonare la valle non ritenendolo più affidabile. Lui è l’unico di cui scriviamo il nome. Tutti gli altri non hanno voluto comparire: «Perché non è importante il singolo, qui noi facciamo sistema». Onfredo ci accompagna in barchino, quando gli chiedo se non ha mai paura di uscire alle tre di notte, d’inverno nella nebbia, mi risponde: «E di cosa dovrei avere paura?» in effetti ha ragione, la natura è casa sua. Di lui scriviamo il nome perché nel salutarlo D’Artagnan gli dice: «Se ti citano sul giornale, ti prometto che ti porto una copia». A Bibione la gente si ricorda delle promesse fatte. E a L’OFFICIEL ITALIA pure.
TEAM CREDITS:
MODEL: Molly Merland @ FABBRICA MILANO;
HAIR: Gabriele Marozzi;
MAKE UP: Clarissa Carbone;
PHOTO ASSISTANTS: Davide Lionello e Giovanni Rabaglio;
STYLING ASSISTANT: Francesca Russo.