Portare il cappello con grazia e nonchalance come Audrey Hepburn
Il cappello non è più ascrivibile fra i semplici accessori. Per la Spring Summer 2020 potrebbe rivelarsi un dettaglio essenziale. Ecco come farsi ispirare dall'icona senza tempo Audrey Hepburn.
Décolleté col tacco basso, gonna lunga al polpaccio, guanti. Ma anche un cappello, sobrio ed elegante. Audrey Hepburn si presenta così al suo ritorno da Parigi nel film Sabrina (1954). Un copricapo come simbolo di stile, ma anche come segnale di cambiamento per la protagonista, che al ritorno a casa appare trasformata: da ragazza un po’ goffa e impacciata è diventata una giovane donna. Ma non è soltanto la trama di un film, per Audrey Hepburn i cappelli rappresentano un vezzo, un tocco di classe, un momento della vita anche nella realtà. Dev’essere per via di questa singolare corrispondenza che l’attrice inizia a lanciare, film dopo film, tutta una serie di stravaganti cappelli. Da quelli a falda larga ai modelli minimal, diventano complemento della sua bellezza sofisticata. Solo in Vacanze Romane un foulard annodato in testa soppianta l’ormai fedelissimo capello, è un fazzoletto, ma pur sempre reinterpretato come copricapo. Durante gli Anni ’60 Audrey Hepburn si ritrovava spesso a Parigi dove instaura un rapporto di complicità con Hubert de Givenchy, capace più di ogni altro di vestirla come lei desidera. Con il couturier l’attrice stringe un sodalizio fondamentale per il suo stile dentro e fuori lo schermo. Per lei disegna ad esempio il cappello maculato che indossa nel film Sciarada. È di Givenchy anche la delicata cloche a pieghe bianca che indossa in Sabrina e l’enorme cappello di Holly Golightly in Colazione da Tiffany. L’amore nei confronti di questo accessorio ha ispirato il libro Audrey Hepburn in hats per ReelArtPress a cura di June Marsh. Una raccolta di tutte le fotografie dell’attrice e dei suoi cappelli che comprende gli scatti di artisti dell’epoca come Dennis Stock, Bob Willoughby, Terry O’ Neill. Adesso che i capelli non sono mica tanto in ordine, quale occasione migliore per risfogliarlo e ritrovare l’ispirazione?