La tavola di Natale? I consigli dai creativi dell'Arte de la Table
L'Art de la Table è un universo poetico in cui estetica, simbolismo e ritualità si incontrano per creare esperienze condivise, oltre il puro atto del mangiare o del nutrirsi. Si tratta di costruire un racconto che celebra il cibo come strumento di connessione e di memoria collettiva. Tra i tanti creativi che ne stanno ridefinendo le regole, L’OFFICIEL ha selezionato cinque talent internazionali.
Laila Gohar
@gohar.world
Il lavoro di Laila Gohar si colloca all'intersezione tra arte, design e gastronomia. È stata uno dei volti della mostra di Moncler "An Invitation To Dream" in occasione della Design Week di Milano 2024 dove ha presentato il suo brand di accessori per la tavola e cucina Gohar World. «lo e mia sorella Nadia abbiamo fondato il marchio nel 2020 quando non potevamo passare del tempo insieme. Abbiamo iniziato a progettare oggetti diversi ma tutti per il tableware. Uno dei miei pezzi preferiti è il piatto Bean Trompe l'Oeil. Adoro i fagioli, li mangerei sempre». Un amore per il cibo che ha forti radici familiari. «Mio padre è un cuoco molto intuitivo. L'ho ereditato da lui. E capace di mettere insieme qualcosa con pochi ingredienti. Ci piace essere intraprendenti e sfidare le convenzioni culinarie».
Una tavola, quella di Laila, frou frou e senza regole, «un campo che puoi interpretare nel modo che preferisci. Mi piace partire dagli approcci classici ma discostarmene. Vestirsi è divertente, perché apparecchiare la tavola dovrebbe sembrare un lavoro ingrato?». Il centrotavola è l'ultimo dei pensieri di Laila, «è molto più importante capire l'ambiente intorno a me. Puoi utilizzare oggetti che non siano fiori e disporli in modo che diventino un centrotavola. Si tratta di espressione personale e delle sensazioni che si vogliono generare, oltre l'oggetto».
Paris Starn
@paris.starn
Paris Starn ha iniziato la sua carriera lavorativa aprendo un un piccolo marchio di moda, «la prima collezione era ispirata ai grembiuli da cucina della mia bisnonna, un'altra aveva tutti i bottoni a forma di ciliegia fatti a mano; spesso per i servizi fotografici preparavo delle torte come props. La mia creatività è sempre stata legata al cibo». Un approccio giocoso come cita la sua bio Instagram "Playing with Food". «Adoro giocare su come impiattare: sandwich al gelato? Che ne dici se sembra una conchiglia con una perla all'interno. Insalata di pomodori? Dai, tingiamo un'insalata di pomodori».
Stravaganza a parte, le sue prime ricette sono grandi classici: la torta di mele della nonna e la parmigiana di melanzane. E tra i suoi confort food un altro piatto della tradizione italiana, la pasta alla gricia e un ricordo di infanzia, pane e burro. Una cucina fatta di sapori e ingredienti semplici; a cui però a volte si può dare una veste spettacolare come è accaduto al suo matrimonio: «ho scelto grandi arrosti e torte a forma di cigno, mi sono ispirata ai dipinti di nature morte rinascimentali che avevo visto al museo del Prado il giorno in cui mi sono fidanzata. Mi piace partire dall'arte figurativa».
Marco Corradi
@marcoassaggia
Le tavole di Marco Corradi, in arte Marco Assaggia, sono opulente e straboccanti, ricordano quelle della "Grande abbuffata" del '73. Cibo, decorazioni, fiori e centri tavola di ogni forma, colore, dimensione. Marco definisce il suo approccio, e il suo lavoro, surrealista, «uso spesso le aragoste, che mantengo intere, e altri elementi che richiamano l'arte di Salvador Dalí.
Figura che amo, così come amo il periodo e l'estetica vittoriana», come ci ricordano le sue torte rosa bebè con montagne di panna montata e ciliegie al maraschino, le glasse a specchio, le meringhe pastello e le gelatine a forma di pesce. Eppure la sua cucina di portata «è estremamente tradizionale», sottolinea, e aggiunge che «fonda le radici in quella mantovana con accenni a quella sicula per i miei geli di frutta».
Dopo i primi anni in cucine stellate e ristoranti, la decisione di intraprendere una carriera propria e abbandonare la vita da brigata, anche con il sostegno del suo compagno, «ho cercato una chiave di lettura della cucina che potesse appartenermi, malgrado il mercato fosse saturo, volevo qualcosa che mi piacesse e rendesse felice».
Ad oggi è uno degli chef a domicilio più richiesti dei salotti milanesi e ed ha lavorato per Ginori 1735, Roger Vivier, Missoni, Marni, La Double). Tavole perfette, imbandite e curate nei minimi dettagli ma se Marco dovesse scegliere un solo elemento decorativo, «sarebbe la tovaglia, con i tovaglioli, in tessuto». Una risposta modesta in netto contrasto con l'immagine istrionica delle sue divise e l'immaginario che porta in scena, «contrariamente a ciò che tutti pensano sono un ragazzo timido a cui non piace troppo stare al centro dell'attenzione, lascio parlare la mia cucina per me».
Marie Cassis
@aromecassis
Quello di Arôme Cassis è un atelier culinario nato dalla passione di Marie per la cucina. Di origine greco-egiziana, nei suoi piatti sono riproposti sapori autentici che celebrano la stagionalità delle materie prime e il suo mix di culture. Una passione che lei stessa definisce «non lineare. Ho imparato guardando mia madre e mia nonna.
Quei momenti sono un bel ricordo dell'infanzia ma ho conosciuto la vocazione per il cibo solo quando mi sono trasferita a Londra per studiare». Una cucina intima rappresentata da piatti familiari come le patate al limone. «L'aroma agrumato è delizioso, si cuociono le patate a fuoco lento in padella fino alla caramellizzazione. Richiedono tempo ma sono un sogno». Anche per questo Marie ha creato Arôme Cassis, per salvare e condividere la sua cucina con amici e famiglia: «a Natale ad esempio prepariamo tutti insieme una miscela di ricette tra cui foglie di vite ripiene, il fath e riso ingioiellato. Immancabili i biscotti e la Vasilopita (dolce tipico simile alla nostra torta Paradiso)».
Un amore per forme, colori, profumi e per le composizioni alimentari, mentare dei bisogni umani. Tanto vale divertirsi». Una tavola divertente e umile per permettere ai commensali di conversare senza concentrarsi troppo su ciò che li circonda, perché «rimanere in contatto con i tuoi ospiti, è il vero segreto. E non preoccuparsi di far sembrare tutto perfetto».
Sienna Murdoch
@sienna.world
Con l'account Sienna's World su instagram Sienna Murdoch ha creato una vetrina perfetta per le sue gelatine colorate. Un universo di trasparenze, shades e forme che richiamano il glam patinato degli anni '80. «Chiamo il materiale delle gelatine, frutto di miei esperimenti, e del processo di lavorazione, Geline. Riesce a proiettare e rifrangere la luce in modo sensazionale, sfrutta i colori, la densità e si muove in modo seducente, invitando al tatto. Quando sono attratta da un oggetto voglio creare una sua versione jelly, è un istinto naturale».
E segue anche i colori, «è come se fossero un linguaggio che il mio corpo ricorda, ma la mia mente no. Parto dai campioni, poi dalle texture e infine, arrivo al modo in cui si combinano e compongono». A volte l'ispirazione arriva da piccoli gesti quotidiani, «spalmare il burro sul pane tostato, è qualcosa di molto simile alla perfezione: il momento in cui il burro sciolto si muove senza sforzo sulla superficie fino a raggiungere una lucentezza lucida. Da questa visione sublime ho creato una delle mie creazioni preferite».
Altre volte le references sono legate a luoghi come i supermercati di Flushing a New York o il Theatre Museum di Londra. Il risultato? «Occhiali di gelatina sciolti, chignon di capelli di samurai tagliati a fette, bicchieri di vino rovesciati e altri oggetti su misura ricchi di immaginazione.» La stessa, usata per creare la torta per la serie Loki della Marvel, o ancora le facemask commestibili realizzate per Isamaya Ffrench in occasione della London Frieze Week. «Erano volti sospesi nella pannacotta per evocare la sua esplorazione della sospensione nella bellezza e il lavoro fotografico con Brandon Cronenberg. Se avessimo avuto tempo, avremmo fuso tutto il suo corpo!».