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Stephan Janson racconta il nuovo libro YSL LEXICON

Curato da Martina Mondadori e Stephan Janson, il nuovo libro strutturato come un abbecedario, ripercorre la storia della moda, la vita e le ispirazioni di Yves Saint Laurent. 

YSL LEXICON An ABC of the Fashion, Life, and Inspiration of Yves Saint Laurent ©2020 Cabana Magazine
YSL LEXICON An ABC of the Fashion, Life, and Inspiration of Yves Saint Laurent ©2020 Cabana Magazine

«Ora sto lavorando ad un'altra mostra di Yves Saint Laurent, ormai sono un addicted. È un'avventura che è partita con il libro, poi mi ha contattato la fondazione Yves Saint Laurent per le mostre a Parigi legate al sessantesimo anniversario dalla sua prima sfilata» racconta Stephan Janson riferendosi alle 6 mostre "Yves Saint Laurent aux musées" che accostano i suoi abiti alle opere d'arte che li hanno ispirati, ospitate nei principali musei di Parigi: il Musée Picasso (fino al 15/4), il Musée d’Art Moderne e il Musée d’Orsay (fino al 15/5), il Centre Pompidou e il Louvre (fino al 16/5), e il Musée Yves Saint Laurent (fino al 18/9). Il suo ultimo libro “YSL LEXICON an ABC of the Fashion, Life, and Inspirations of Yves Saint Laurent”, impostato come un abbecedario, esplora la vita, le ispirazioni delle collezioni e l’universo del designer algerino. Un nuovo libro ambizioso che parte proprio dall’obiettivo di Stephan Janson: «Di solito i libri su Yves sono o polemici o delle monumentalizzazioni, io volevo dare un’impronta più intima e perchè nò, più goffa, perchè lui talvolta lo era».

Com’è nata l’idea di fare il libro YSL LEXICON? 
Spontaneamente. La proposta è arrivata da Rizzoli International Publications, con la quale Martina Mondadori aveva già collaborato per il libro “The Interiors and Architecture of Renzo Mongiardino: A Painterly Vision”, io avevo proposto la mia idea. Collaboro con lei perché sono Editor at Large di Cabana Magazine e sapendo della mia conoscenza su Yves Saint Laurent mi ha chiamato in cerca di idee. Subito ho pensato ad un abbecedario perché mi sembrava un format divertente ed efficace per entrare nell’intimità del personaggio. Poi ho contattato Madison Cox, presidente della Pierre Bergé-Yves Saint Laurent Fondation, perchè volevo sapere il suo parere e mi ha confessato che era una delle cose che avrebbe voluto fare il socio e compagno di vita Pierre Bergé, prima della sua morte. Madison Cox conosce perfettamente cosa penso su Yves Saint Laurent, quindi mi ha dato fiducia e così mi ha inviato tutto il materiale aderendo al progetto.

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Top left ©1974 Pierre Boulat; Lower Left: © 2002 Nicolas Mathéus; Top right ©1962 Pierre Boulat; Center and Lower Right © Nicolas Mathéus
Top left ©1974 Pierre Boulat; Lower Left: © 2002 Nicolas Mathéus; Top right ©1962 Pierre Boulat; Center and Lower Right © Nicolas Mathéus

Com’è stato lavorare con Martina Mondatori?
La conosco da quando era piccola perché conoscevo i suoi genitori, poi mi ha coinvolto per la sua rivista e ancora oggi lavoro come Editor at Large per Cabana Magazine. È una collaborazione che dura da 10 anni.

Con il tuo nuovo libro sei riuscito a collaborare con una schiera di contributors non indifferente. Ti hanno fornito una visione differente di Yves Saint Laurent? Oppure era esattamente come ti aspettavi?
È stato buffo vedere la loro interpretazione ed è stato molto facile, tranne per la lettera Q. Io volevo parlare dei marinai perchè Yves ne era ossessonato, a lui piaceva il lato perverso ed è per questo che la Q è stata interpretata con "Querelle", il film di Jean Genet. Non volevo limitare tutto alla rappresentazione dei marinai con il  caban o la maglietta righe, volevo concentrarmi anche sul mondo ambiguo. Così per questo testo ho contattato Claude Arnaud. È stato difficile da convicere perchè non si sentiva preparato sull'argomento Yves Saint Laurent ed è riuscito a preparare un testo letterario meraviglioso che parla pochissimo di lui. Da altri testi, come quello sull'ornamento di Elie Top si percepisce il suo vissuto in prima persona, lui aveva assistito alle sue ultime collezioni ed è un testo a dir poco commovente. Amy Fine Collins ha raccontato la sua visione delle donne, mentre Carolina Issa ha raccontato il rapporto ossessivo del designer algerino con la strada. È molto bello anche il pezzo di Hamish Bowles che racconta l'emozione della sua prima volta ad una sua sfilata, è una testimonianza equilibrata nonostante il suo filtro dei ricordi giovanili.


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person human drawing art
© Courtesy Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Paris.

C’è qualcosa che hai imparato dal tuo nuovo libro?
Tantissime cose, soprattutto grazie alle fondazioni che mi hanno aperto le porte dei loro archivi. Non ci sono state grandi scoperte ma ho rispolverato informazioni che avevo rimosso con il tempo e di colpo mi sono riapparse nella mia mente. Spero che tante persone scopriranno qualcosa di nuovo su Yves leggendo il libro.

Qual è stata la cosa più stimolante?
Semplicemente lui. Avendo conosciuto bene Yves in tutta la mia crescita, era un po’ una sfida e una scommessa. Per la lettera B, che sta per Pierre Bergé, ho voluto raccontare la verità sulla sua relazione con Yves, perchè lui veniva rappresentato sempre come un santo fragile e Pierre era invece il demonio cattivo. È per questo che il povero Bergé nella sua vita ha avuto tantissimi nemici, e tutt'oggi ha un sacco di nemici nonostante ci abbia lasciati nel 2017. Non era affatto così, perchè Bergé ha concentrato tutta la sua anima e il suo carattere e anche se non era sempre buono, tutto quello che faceva veniva realizzato in funzione della figura di Yves. E anche qui Madison Cox mi ha dato il permesso di raccontare la verità, ed è stato molto più interessante e stimolante.

So che eri anche il suo vicino di casa di Parigi…
Dalla finestra di casa mia vedevo i tetti della Maison de Couture e quando incontrai Bergé la prima volta mi disse: “Vuoi vedere una sua sfilata?” così gli diedi subito il mio indirizzo e lui mi disse: “Ma abiti dietro di noi!” e io gli risposi: “Lo so! Vi vedo tutti i giorni!”. 

Come lo descriveresti come libro? 
Intimo ma privo di gossip. Ho ricevuto dei grandi feedback, uno tra questi, Betty Catroux: “È forse la prima volta che rivedo Yves in un libro”.

shelf furniture collage advertisement poster
©2020 Filippo Pincolini

Senti di avere dei punti in comune con Yves?
No, a parte che entrambi portiamo un paio di occhiali. Ho imparato tantissimo da lui e quando l’avevo conosciuto ero ossessionato dalla sua persona. Mi ha insegnato che la moda era secondaria e contava molto di più il potere che veniva dato alle donne che indossavano i suoi vestiti. È stata una grandissima lezione di vita.

Rivedendo l’archivio storico hai senz’altro ripercorso la storia del fashion system. Com’è cambiato nel corso degli anni?
Oggi tutto è in mano a dei grandi gruppi che sono potentissimi e purtroppo dettano legge a suon di quattrini. I vestiti hanno perso la loro anima, sono solo numeri. Ho trovato recentemente alcune collezioni particolarmente divertenti e interessanti, ma quando scopri quanto costano i capi al pubblico, diventano vergognosi. Aggiungo che l’impennata dei social media ha portato anche tanta tristezza al settore moda.

Come ti immagini il futuro?
Fatto di uniforms, perché ciò che oggi chiamiamo moda è più una divisa. Quando c’è un capo o un accessorio in trend, tutti vanno a ruota a comprare lo stesso capo o accessorio. Senza contare che oggi c'è una guerra in atto e siamo costantemente costretti a vedere uniformi. Questa idea di uniformità mi crea molta tristezza perché negli anni ‘70, l'individualismo era un valore fondamentale. Oggi, purtoppo, l’individuo scompare a favore di un sistema. 

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person human drawing art
© Courtesy Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Paris.
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Left ©2020 Filippo Pincolini; Right © Courtesy Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Paris.
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© Courtesy Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Paris.
© Courtesy Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Paris.

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