Storia coraggiosa di un ragazzo che non vuole arrendersi
Si chiama "La mia rivincita" il libro Filippo Bisio, disabile dalla nascita, il racconto di una vita difficile, resa ancora più complicata dall'inazione delle istituzioni sulle barriere architettoniche e su tanti dettagli del quotidiano
«Ho un invalidità al 100% dalla nascita che consiste in un emiparesi cerebrale sinistra e idrocefalo ipoteso. È stato un parto completamente inaspettato, tant'è che "bussai alla porta" mentre mia madre era da sola a casa durante la 29esima settimana. Anni dopo mi fu raccontata questa storia, la placenta che cadde a terra, gli intensi attimi di incertezza e panico, la repentina telefonata in ospedale. La sentenza, per me, fu subito quella di fare i conti con la morte». Inizia così il racconto di Filippo Bisio, 850 grammi alla nascita, operato immediatamente al cervello, dove gli viene impiantata una "valvola ventricolo peritoneale con derivazione e il drenaggio che passa vicino al cuore".
Un racconto difficile perchè: «Sono vivo per miracolo, ma non è questo il punto. Il vero miracolo è poter raccontare la mia storia oggi, nonostante tutto ciò che è successo, ridendo in faccia alla morte annunciata dal medico di turno, alle botte di un padre alcolizzato o alle giornate a vivere in solitaria dormendo sugli autobus della periferia Ligure o addirittura in un cantiere». Nel libro, edito da "Oltre l'orizzonte", Filippo evoca un momento di particolare disperazione per le frustrazioni della vita quotidiana, come la difficoltà di prendere un autobus. Gli abbiamo chiesto di dirci cosa chiede alle istituzioni per semplificare la vita sua e delle tante persone che non possono contare su una forma fisica ottimale. Ecco la sua risposta: «Disabilità, problema di dimensioni globali, utopicamente risolvibile almeno per ciò che riguarda le grandi comunità ( metropoli, nazioni del terzo mondo, situazioni economiche precarie). Si potrebbe iniziare a fare qualcosa di concreto stabilendo un vero e proprio rapporto umano di richiesta e risposte complete, ascoltando gli interessati e facendo in modo che questi ultimi non si sentano tali, in codesta società che nel 2022 probabilmente andrà su Marte senza considerare che qualche “ marziano” quotidianamente combatte per una dignità civica, economica e strutturale più consona in modo da non aggravare la propria situazione ma anzi renderla più agevole e meno degradante per l’individuo stesso.
Se valessero le minoranze avremo, quasi, già risolto, ma la maggioranza è ineducata a queste realtà e bisognerebbe innanzitutto rendere coscienti questi individui dell’esistenza di un’altra faccia della vita, quella fatta di difficoltà motorie, impossibilità negli spostamenti, strutture ormai vetuste (almeno in Italia specie nelle grandi città) che non permettono liberamente ad un individuo con problematiche di portare avanti una vita quantomeno “normale”.
Non pretenderei parità totale, perché impossibile ( a parte casi specifici), ma quantomeno una situazione atta ad avvicinarsi a questa condizione, partendo da alcune infrastrutture non idonee (mancanza di ascensori, rampe dedicate, passaggi facilitati, marciapiedi con accesso specifico etc etc), trasporti pubblici più consoni. Se l’assessore al traffico perdesse una giornata affiancando un disabile nei suoi spostamenti potrebbe capire, ci sono situazioni economiche che non permettono di fare fronte a una normale vita quotidiana, (occorrerebbero accompagnamento e pensioni più adeguate), occorrerebbe un'educazione civica nei confronti dei famigliari, siti dedicati ma non esclusivi perchè anzi c'è bisogno di contestualità comune. È un tema delicato e quantomai attuale ma sembrerebbe non attuabile, perché? Si spendono milioni di euro per ristrutturare opere pubbliche millenarie, si cercano reliquie di chissà chi è stato, si cerca di colonizzare pianeti a milioni di chilometri ma per “ noi” che viviamo qui e per ora cerchiamo di sopravvivere chi c’è e cosa si fa? Se ci date una mano chissà, tra tanti “ sfigati” magari trovate qualcuno in sedia a rotelle che vi insegna a sopravvivere»