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La mia Cassinella

Un volume fotografico racconta con affetto devoto una delle ville più belle e affascinanti al mondo, romantico gioiello architettonico sulle rive del Lago di Como.

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“Quando negli ultimi anni è affiorata alla mia mente la definizione di paradiso perduto, ho cercato di cacciarla. Eppure ancora oggi è proprio questa l’immagine che appare quando mi rivedo in Cassinella, dove ogni volta che vi entravo per incanto mi sentivo come in un sogno, avvolto da una bellezza straordinaria e sollevato altrove dalla magia; d’altronde è stato facile liberare l’immaginazione e avere visioni in una penisola isolata dove sapevi che mai nessuno sarebbe potuto arrivare per bussare alla porta”.

Queste parole oniriche sono di Cristoforo Mantegazza fanno da incipit alla sua ennesima opera. Lui, artista poliedrico, scultore, pittore, fotografo e instancabile viaggiatore, nella meravigliosa villa che si mimetizza alle pendici di un piccolo promontorio quasi interamente circondato dalle profonde acque del Lago di Como ci ha vissuto per anni. È stata la sua casa. La sua Cassinella.

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Fu suo nonno Carlo, ingegnere, che nel 1926 venne scelto dalla ricca ereditiera texana Fanny Simon Hart per ristrutturare una splendida proprietà accessibile solo via barca o tramite un impervio sentierino. Dell’antecedente dimora ottocentesca Villa Rosa, non rimasero che i muri principali. Caddero le due opulente torri merlate, le statue finirono in giardino. Gli interventi del nuovo corso avrebbero messo la villa a stretto contatto con la morfologia di quello scorcio selvaggio di mondo, incastonandola eternamente con eleganza assoluta.

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Via libera all’immaginazione: forme discrete e facciate di un color arancio che muta a seconda della luce intervallate da persiane turchesi, un loggiato curvilineo interno ad archi colonnati e un portico — anch’esso colonnato — da cui osservare il lago al riparo dagli sguardi indiscreti delle barche in estate. E poi ancora: i ferri battuti senza saldature da cui spuntano uccelli, draghi e serpenti come in un fiaba; decine di cipressi alti e filiformi a fare da guardiani, gli ormeggi e la darsena; la porzione di giardino all’italiana in contrasto con il verde spontaneo delle parti tenute all’inglese, il campo da tennis abbracciato da quest’ultimo.

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L’ingegnere, terminati i lavori alla fine degli anni Venti, seguì le pratiche amministrative in Italia per conto della proprietaria: tasse, utenze, stipendio dei giardinieri. A quei tempi raggiungere il Bel Paese dagli Stati Uniti non era immediato come lo sarebbe stato trent’anni dopo, la signora soggiornava a Lenno solo una volta all’anno.

Nel 1960 Carlo Mantegazza morì e il rapporto fiduciario con Fanny passò al di lui figlio, Giacomo. Questi, incaricato dalla signora di trovare un compratore per la Cassinella che frequentava troppo di rado, se ne innamorò a tal punto da formulare una proposta d'acquisto. Correva l'anno 1964 e il e il padre di Cristoforo divenne il legittimo proprietario. I lavori alla villa continuarono, focalizzati questa volta sul riallestimento degli interni — che furono adattati alle esigenze moderne di una famiglia numerosa — e sulla cura impeccabile del giardino sempreverde.

“La prima immagine che ho scelto per ritrarre il luogo di questa storia è un dipinto degli inizi dell’800, l’ultima è un autoscatto del 9 ottobre 2005 quando al crepuscolo ho attraversato in solitudine per l’ultima volta lo spazio d’acqua che mi separava dal resto del mondo, a bordo della battella carica delle ultime cose”.

Un viaggio inedito e oltremodo intimo, fatto di persone, ricordi e sentimenti indelebili, organizzato in 380 pagine, illustrato da 384 fotografie mai viste prima. "La mia Cassinella" è un volume decisamente esclusivo, tirato in 202 sole copie: non le troverete in libreria, possono essere ordinate solo via e-mail contattando direttamente l’autore.

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