Interviste

Women’s rights: l'intervista a Maria Grazia Chiuri

La direttrice creativa womanswear di Dior, ha fatto del femminismo una parte fondamentale per il suo lavoro, come dimostrato dalla sua prima collezione per Dior nel 2016 che includeva la T-shirt con la scritta "We should all be feminists".

Maria Grazia Chiuri (Getty Images)
Maria Grazia Chiuri (Getty Images)

Direttrice creativa dello womenswear di Dior dal 2016, prima donna a ricoprire il ruolo nella storia della Maison, la stilista ha iniziato come designer di accessori da Fendi per poi passare a Valentino, dove è stata co-direttore creativo del brand insieme a Pierpaolo Piccioli. Per la deisgner, classe 1964, il femminismo è parte integrante della sua vita come ha raccontato in più di una occasione. «Ho avuto una madre che ha vissuto il femminismo italiano degli anni ‘70, in qualche modo ne ho beneficiato inconsapevolmente» racconta Maria Grazia Chiuri. Tanto da averlo portato in passerella fin dalla sua prima collezione per la maison di avenue Montaigne. Parigi, settembre 2016. In passerella il ready to wear spring-summer 2017. Look 16: un gonna impalpabile ricamata con un trionfo di motivi astrologici, una delle ossessioni del fondatore, monsieur Christian Dior, abbinata a una semplice T-shirt/manifesto  di cotone bianco con una scritta potente: We should all be feminists, citazione della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.

L’OFFICIEL ITALIA: Cosa significa per te la parola femminismo?
MARIA GRAZIA CHIURI: Il femminismo è un’eredità. Sono le lotte e le conquiste che abbiamo ereditato dalle generazioni passate. Ed è una responsabilità mantenerle vive e visibili perché, purtroppo, molte delle vittorie passate sono in pericolo. In questo senso, il femminismo è anche un impegno quotidiano: bisogna parlare e difendere i diritti delle donne, in ogni aspetto della loro vita.

LOI: Quanto il movimento femminista ispira la tua creatività?
MGC: Mi sento molto vicina e ispirata dalle artiste femministe che hanno usato la loro voce creativa per contribuire a cambiare le percezioni comuni ed avviare dibattiti attraverso le loro opere d’arte. Ho avuto il grande privilegio e l’opportunità di collaborare con molte di loro che hanno accettato di lavorare con me alle mie mostre, da Judy Chicago a Tomaso Binga, da Lucia Marcucci a Mariella Bettineschi, solo per citarne alcune. Non porto la loro arte nel mio processo di progettazione, ma sento che riflettiamo collettivamente, con il nostro linguaggio, sul corpo e sulla visibilità delle donne.

LOI: Come vedi il ruolo delle donne nella nostra società?
MGC: Ritengo che sia ancora molto modellato da visioni e valori del passato. Le narrazioni patriarcali sono ancora una forza trainante e influenzano il modo in cui le donne di tutte le età vivono la loro vita.

LOI: Cosa andrebbe migliorato/cambiato?
MGC: Ci sono così tante cose da cambiare e migliorare che è difficile dare una risposta breve. Ma se c’è una cosa in cui credo veramente è l’istruzione. E l’educazione per tutti e a tutte le età: è da qui che può nascere il cambiamento.

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Maria Grazia Chiuri (Getty Images)


LOI: Le tue creazioni sono sempre portatrici di un messaggio... qual è secondo te il ruolo di un designer oggi?
MGC: Il ruolo del designer cambia con le aspirazioni della società: ieri si trattava di fornire una forma di evasione attraverso la bellezza, come nel caso di Monsieur Dior. In seguito, la moda è diventata espressione di sé, una forma di libertà creativa. Questo è ciò con cui sono cresciuta. Ma credo che oggi, mentre l’idea di bellezza e la creatività personale giocano un ruolo importante, uno stilista non può essere scollegato dalla realtà sociale e politica del suo tempo.

LOI: Gli abiti possono cambiare il mondo?
MGC: Non possono cambiare il mondo di per sé, ma possono farci vedere il mondo in modo diverso. Credo che il potere della moda di rendere visibili persone e idee sia estremamente forte.

LOI: Il consiglio che daresti a un uomo di oggi per migliorare la società di domani?
MGC: È semplice come il messaggio sulla maglietta: dovremmo essere tutti femministi. Non è una questione di genere, è una questione di valori e di comportamento.

LOI: Cosa ti auguri per le donne di domani?
MGC: Solo il meglio, e la speranza di poter offrire loro un mondo un po’ migliore. 

LOI: La T-shirt lanciata nella sua prima collezione con lo slogan “WE SHOULD ALL BE FEMINISTS” è diventata un vero e proprio manifesto.
MGC: Libri e saggi svolgono un ruolo fondamentale nel mio lavoro. Trovo che leggere, riflettere criticamente su temi e concetti informi il mio processo creativo. Ma in questa prima collezione volevo anche fare una dichiarazione diretta, e questo è qualcosa che le T-shirt, con il loro potere culturale e politico, ci permettono di fare: possono trasmettere uno slogan in modo efficace. Dopo aver ascoltato Chimamanda Ngozi Adichie e dopo aver letto il suo discorso, volevo semplicemente condividere e gridare al mondo questa dichiarazione molto chiara e di grande impatto.

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Maria Grazia Chiuri (Getty Images)

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