Hommes

Travis Scott

Un tour, Astroworld: Wish You Were Here, con decine di tappe in America fino alla fine dell’anno, neo-papà di Stormi (avuta da Kylie Jenner). Ha 26 anni il rapper del momento
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Foto Amanda Charchian
Styling di Andrew Mukamal

Eccolo lì, alto, sorridente, sicuro di sé davanti a milioni di telespettatori, a suo agio fra i comici del Saturday Night Live, lo show che negli Stati Uniti è il simbolo dell’“avercela fatta”, di essere diventato finalmente un volto famigliare a tutti (ndr, l’apparizione durante lo show risale al 7 ottobre). La settimana precedente c’era stato Kanye West. 
La storia si continua a ripetere e Travis Scott è il nuovo protagonista del sogno americano (13 milioni di followers su Instagram); solo pochi anni fa dormiva su un divano a casa di un amico perché non poteva permettersi di pagare l’affitto e ora è considerato uno dei rapper più importanti della nuova scena musicale Made in Usa, con dischi di platino e una fidanzata che si chiama Kylie Jenner. 
Sarebbe stato facile perdersi d’animo nei momenti più bui, ma «ho sempre camminato con la testa alta e sono rimasto fermo sulla mia idea; non importa quanto questa sia stata “maltrattata”. Non l’ho mollata finché non ho sentito di essere pronto», racconta. In realtà Travis non arriva dal ghetto, ma da una famiglia del ceto medio di Houston. I suoi genitori sono dei grandi appassionati di musica e gli hanno fatto sentire i classici sin da piccolo: «Mio padre metteva un sacco di Parliament e Curtis Mayfield e mi faceva sentire parecchio soul e funk». Nonostante l’amore per la musica condiviso negli anni, i suoi genitori non furono particolarmente felici quando scoprirono che aveva abbandonato l’università per fare musica e dal quel momento decisero di smettere di sostenerlo economicamente. Per fortuna il rapper T.I. ascoltata la base di “Lights (Love Sick)” decise di contattare il ragazzino che l’aveva prodotta: ed è così che Travis Scott entrò a far parte della sua etichetta, inizialmente come produttore e in seguito come rapper. 

Gilet di velluto con ricami e jeans di denim Saint Laurent by Anthony Vaccarello, intimo Supreme, cintura e manette Chrome Hearts, portachiavi di proprietà dello stylist e, in tutto il servizio, gioielli di proprietà dell’artista

Travis infatti non scrive solo le parole, ma partecipa alla realizzazione di ogni aspetto dei suoi brani. C’è molto del suono della sua città, Houston, in quello che fa, con un rispetto quasi religioso per i rapper e produttori che sono venuti prima di lui, a partire da DJ Screw.  E spiega che «i suoni che hanno creato a quei tempi sono rimasti e possono essere identificati nella musica di tutti. Penso che quella sia la cosa più pazzesca». Recentemente ha collaborato con Juicy J, altra leggenda locale, uno che ha fatto arrivare il sound della sua città a tutti gli Usa fino a vincere perfino un Oscar per la colonna sonora di “Hustle & Flow - Il colore della musica”; «Juicy è un capo, è una persona fantastica. Mi ha sempre spinto a fare le mie cose, una vera leggenda», racconta a proposito della collaborazione. 
Il rispetto per chi ha contribuito alla cultura nel passato è fondamentale nell’hip hop e viene naturale chiedersi se anche la generazione dei più giovani stia mantenendo la stessa energia creativa a Houston; «Sì, c’è questo ragazzino, Don Toliver, lui sta dando vita a qualcosa di nuovo, è incredibile», incalza Travis. Il testimone a forma di microfono continua a essere passato da rapper a rapper nella città che, forse, più ha influenzato il sound attuale del rap. Arriviamo ad Astroworld (il suo terzo album). Il titolo viene dal nome di un grandissimo parco divertimenti della sua città, che ha cessato le attività nel 2005: «Astroworld ha avuto un forte significato per me, era pura animazione dal vivo e quando lo hanno demolito è stato come se avessero portato via una delle mie più grandi ispirazioni». L’album che prende il suo nome è un disco da primo in classifica: creativo, fuori dagli schemi, un “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” di questa generazione, paragonabile al capolavoro di Kanye West per l’attenzione ai dettagli e la lungimiranza delle produzioni. 

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Canotta di cotone Alexander Wang, jeans di denim Chan Chit Lo, intimo Supreme, cintura Chrome Hearts e ID tag di pelle Prada.

Chiedo se sia corretto fare un paragone.  «Wow è davvero interessante, io ho sempre pensato che quello fosse l’album che ha spinto il rap dove non era mai arrivato. È sempre stato nei miei piani fare lo stesso», risponde. Anche la copertina è una piccola opera d’arte, curata da David LaChapelle;  «Sono sempre stato ispirato dalle sue foto, mi ha sempre dato la sensazione che lui potesse fondere mondi diversi insieme: quindi l’ho contattato e mi sono seduto con lui per un po’ per sintonizzarci sul concept». 
La moda, ovviamente, ispira molto Travis, uno dei rapper più fashion conscious sulla scena. Gli chiedo i nomi dei personaggi che hanno influenzato il suo modo di vestire e la risposta è tutt'altro che scontata: «Shia LaBeouf, Kid Cudi, Robbie Williams e Ryan Gosling».

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Pantaloni di cotone, portachiavi di pelle con borchie e cintura Palm Angels, cappello New York Vintage, bandana di cotone Alexander Wang e anfibi Raf Simons
T-shirt di proprietà dello stylist, pantaloni di Monogram macassar glaze e anfibi Louis Vuitton, bandana di cotone Alexander Wang, cintura Chrome Hearts

Questa passione per la moda si riflette anche sul merchandising ufficiale del tour, che cura personalmente assieme al suo socio Corey: «Per me è un’estensione della musica che abbiamo creato». La genialità sta non solo nel design, ma anche nella modalità di acquisto: i capi vengono “droppati” (lanciati nel mercato) in momenti specifici e sono disponibili solo per poche ore, proprio come se fossero delle capsule collection di un marchio di moda; l’hype ovviamente è alle stelle.  Ad ottobre è partito il tour (già sold out) di “Astroworld: Wish You Were Here” (che si concluderà alla fine dell’anno) e anche lì Travis ci tiene a stupire la folla di fan che lo segue e che riempie gli stadi, come racconta: «Dovete aspettarvi le notti più pazzesche della vostra vita. Sto dando vita ad una vera esperienza» (ndr, l’intervista è stata realizzata prima di partire per il tour). Un 2018 da incorniciare coronato da una trentina di date in giro per gli Stati Uniti, ma che forse è iniziato ancora meglio con la nascita della sua primogenita (nata dalla sua relazione con Kylie Jenner). Viene spontaneo chiedersi se l’arrivo di Stormi ha influenzato il disco in qualche maniera. Lui risponde senza alcuna esitazione: «Un milione percento. È stata lei a darmi questa carica enorme». 

Grooming: Tsuki - Streeters. Set designer: Bryn Bowen - Streeters.
Assistenti fotografo:
Dylan Tatem Gordon, Cory Osborne. Assistenti stylist: Jennifer De La Cruz, Nadia Beeman, Fiona Park. Assistenti set designer: Ashton Leech, Thomas Anderson. Produzione: Ilona Klaver - Fox & Leopard

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