Il ritorno in Provenza di Jacquemus
Un campo di lavanda a Valensole. Immensa e sconfinata landa profumata nel cuore della Provenza. «Una cartolina, un paesaggio che è un po' un cliché», ha spiegato Simon Porte Jacquemus, che per festeggiare i dieci anni della sua Jacquemus ha scelto di portare editor e buyer bella sua terra. Facendo sfilare, con uno spettacolare show co-ed, la collezione uomo e la collezione donna per la primavera-estate 2020, oltre al progetto speciale studiato a quattro mani con Swarovski. Ad accogliere la crew del designer, sotto il sole dorato del tramonto una passerella chilometrica, una cicatrice fucsia pronta a tagliare in due il paesaggio. «Volevo un intervento artistico speciale, alla Christo», ha poi detto il creativo, alla guida di una realtà che fattura circa 25 milioni di euro più che raddoppiati rispetto allo scorso anno, grazie soprattutto al boom degli accessori. «Mi piaceva che questo show avesse un legame con l'arte e soprattutto raccontasse quello che sono. La Provenza è parte della mia storia, della mia vita. Ma questa collezione non ha nulla a che fare con la Provenza. Racconta quello che sono oggi». E l'oggi di Jacquemus si materializza sotto gli occhi di un pubblico seduto su cassette di legno in mezzo a profumati cespugli di lavanda, tra farfalle bianche che si muovono mentre cala il sole, inebriate dall'essenza del fiore provenzale. In scena anche i capi del progetto studiato a quattro mani con Swarovski che, a 20 anni di distanza dalla sponsorship di Alexander McQueen, ha scelto di gemellarsi con un designer dopo aver supportato, attraverso lo Swarovski collective, oltre 150 giovani creativi. Festeggiando il suo compleanno, quello di Jacquemus e anche un battesimo speciale visto che fino ad ora il designer non aveva mai collaborato con Swarovski. «Per me Swarovski è un marchio leggendario che ha collaborato con realtà speciali come Dior o Alexander McQueen», ha detto Jacquemus. «Collaborare per la prima volta insieme per questa collezione cosí importante mi rende doppiamente felice». Ad aprire lo show Mika Arganaraz con tailleur maschile bianco assoluto e un top-tunica lungo fino si piedi che è una ragnatela di pizzo evanescente. Tutta la stagione è un racconto di seduzione estiva, partendo dal titolo dello show, Coup de soleil, colpo di sole. E tutti gli outfit sprigionano una capiente sexyness mediterranea. Come il ragazzo a metà dello show, in jeans rattoppati dalle margherite giganti, che sfila a torso judo esibendo il segno del l'abbronzatura effetto muratore. Tra tocchi di ironia e acuti di sexyness, lo show è una parata di 65 look. «C'è tutto quello che mi ha ispirato in questi anni, tutte quelle donne overdressed e fantasticamente affascinanti che ho incontrato a Parigi ma anche tutti quei ragazzi, con cui sono cresciuto e che ho conosciuto, che si mettono addosso un po' troppi colori e un po' troppe fantasie ma sono sempre estremamente cool». Cosí la donna che sale in pedana è sexy prima di tutto. Nelle sue giacche boxy portate a pelle. Negli abiti dagli strategici oblò geometrici. Nelle mise aeree gonfiate dal vento e nei bikini trasformati in top sopra un pantalone da manager. Nelle trasparenze scandalose e negli accessori di paglia campestre. Nelle silhouette seconda pelle che sagomano la figura ma anche nelle fantasie bucoliche che dipingono i cotoni. L'uomo è il suo gemello. Esibisce una mascolinità naïf. Tra fantasie di fiori che sembrano disegnati da una mano infantile e un tailoring dalle proporzioni adulte, bermuda comodi e coat dalla costruzione over, camicioni di pizzo, spolverini boxy e maglioncini dalle crimine sfumate, giubbini anni 90 e shorts da vacanziero. In comune gli accessori, giocosi e irriverenti as usual. I cappelli da pescatore di lui e quelli di paglia per lui, le mini bag e i ciondoli porta tutto, le shopper di rete effetto borsa dell spesa ma anche i marsupi creati con lo stesso concept. E poi i ciondoli portafortuna. Pannocchie, limoni ma anche bouquet di lavanda lavorati a crochet e trasformati in charms. «Ho voluto sognare in grande... E questo era un po' il mio sogno fin da quando ho iniziato questo lavoro», ha aggiunto lo stilista francese, amante di passerelle esperienziali in location da togliere il fiato. Come gli show di Marsiglia o quello dello scorso anno nella Calanque de Sormiou. «Credo aiutino a raccontare il mio mondo e la mia moda», ha detto ancora Jacquemus, che come Pierre Cardin ama raccontare la sua moda scegliendo scenografie speciali. «Per me è sempre stato un grande maestro, un vero punto di riferimento con le sue sfilate immersive e avvolgenti». Come l'evento di Valensole, perché dopo lo show gli ospiti sono stati fatti accomodare sul lato opposto della collina dove, in mezzo a una sconfinato campo di grano è stato allestita la cena e un trittico di dee-jay set. Un party open-air, in stile festival di Coachella, tra balle di fieno, pizza, fiumi di alcol e cucina provenzale. Il tutto mentre in consolle si alternavano Louise Chen, Teki Latex e Clara3000, ad animare la tenda di lucine e il palco pronto a crollare sotto il peso di voguegging e break-dance. Ininterrottamente, fino all'alba. «È il mio modo di dire grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato, alla mia famiglia di nascita e alla mia famiglia acquisita grazie a questo splendido percorso».