Ebonee Davis (Scorpione)
Foto Micaiah Carter
Se Ebonee Davis non fosse diventata modella o attivista, probabilmente sarebbe stata una perfetta agente di viaggio. Quando la ventisettenne parla dell’Africa occidentale, è difficile resistere alla tentazione di prenotare un volo seduta stante. «Il periodo natalizio è uno spettacolo da quelle parti», racconta estasiata. A sentire lei, sembra che un viaggio in Ghana, in Togo o in Benin possa risolvere tutti i nostri problemi. «Sono luoghi che ti cambiano la vita», sostiene. Per questo ha fondato “Daughter”, un’organizzazione non-profit che finanzia il “ritorno alle origini” per i figli della diaspora africana. Dopo aver partecipato alla 18ma edizione di “America’s Next Top Model” (è stata eliminata alla decima puntata) e aver prestato il volto alle campagne di Adidas e Fendi, nel 2018 Davis ha intrapreso il suo primo viaggio in Africa occidentale insieme a Very Temporary, un programma artistico con sede ad Accra. Il viaggio in Ghana si è svolto in concomitanza con il 400° anniversario del primo sbarco documentato di una nave negriera a Point Comfort, in Virginia, un evento che segnò l’inizio di una pagina lunga e raccapricciante nella storia dell’umanità, che avrebbe avuto conseguenze su milioni di vite. «Sento che quel viaggio mi ha cambiata, fisicamente e psicologicamente», dice Davis. Nata a Seattle, Washington, la modella discende da antenati trasportati negli Stati Uniti ai tempi della tratta atlantica degli schiavi africani. Rientrata dal viaggio, aveva in mente di tornare in Africa occidentale una volta all’anno, ma quando ha iniziato a lavorare allo sviluppo di “Daughter” tutti i pezzi sono andati al loro posto. «Organizzando due viaggi all’anno in Togo, Benin e Ghana, offriamo un’esperienza che spetta per diritto di nascita, ossia il ritorno alla madrepatria per riconnettersi alle proprie origini», sostiene.
Tra gli highlights della sua carriera, la campagna 2016 di Calvin Klein in cui ha sfoggiato la sua chioma naturale. Nel 2017 è salita sul palco di un TED Talk per insegnare a combattere il razzismo nel mondo della moda. «Inclusione non significa solo dotarsi di una “quota nera” come gesto simbolico. Non voglio essere scelta per un lavoro solo per soddisfare una normativa sulle risorse umane. Voglio essere selezionata per il mio contributo unico a questo settore, senza adattare la mia bellezza a uno schema preesistente».