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Paola Pivi al MAXXI

World Record: la mostra che sembra un sogno ad occhi aperti
furniture person human flooring wood

Resta il mese d’agosto, e poi fino all’8 settembre, per vedere World Record di Paola Pivi al MAXXI di Roma. La mostra multiforme, curata da Hou Hanru e Anne Palopoli, si articola attraverso opere storiche, sculture e installazioni. Giunti all’ingresso della grande sala il bianco delle tre pareti assieme alla quarta in vetro illuminano tutti i lavori. Basta fare due passi per lasciarsi catturare lo sguardo dai cuscin che pendono dal soffitto, di colore giallo e rosso, come gli abiti dei monaci tibetani – sono stati creati proprio con questi. Solo al terzo passo, restando ancora nella dimensione rarefatta di “Share, but it’s not fair” (2012), le pupille ruotano vorticosamente in direzione di “Did you know i’m single?” (2010), un mantello di un orso bruno in pelliccia sintetica, con la testa ancora integra. Si genera un'innegabile tensione fra prima e seconda opera, nel mezzo c'è una serie di divani fine anni Novanta in miniatura, imbevuti in un profumo che lo spettatore vorrebbe spruzzarsi addosso tutti i giorni. Di seguito avvicinandosi all'imponente World Record che dà il titolo all’intera mostra, la tensione viene superata: è come passare letteralmente dallo stato aeriforme a quello liquido, una metamorfosi spirituale compiuta in tempi brevi.

Nella Galleria 5 si trovano circa un centinaio di materassi allineati in modo bizzarro su due altezze diverse. Lungo la prima sono per così dire “classicamente disposti”, in modo da permettere un riposino a chiunque. La seconda li spedisce in una dimensione opposta e innovativa dal momento che non sempre vengono utilizzati per creare soffitti. I visitatori sono tutti invitati a gattonare, rotolare, sdraiarsi sull’interlinea fra le due morbide file. Con un briciolo di vocazione all’onirico ci si può convincere di star giocherellando soli, con amici o sconosciuti, sopra una nuvola di dimensioni stratosferiche. In questo aiuta la vetrata di fronte che regala un po’ di Roma vista dall’alto mischiata a cielo e nuvole vere. Ora il ritmo si spezza, l’arte insita nelle opere concede una sorta di pausa, abbiamo svariati minuti per capire o sperare di averlo fatto. Notiamo che per ottenere il massimo della funzionalità da un materasso occorrono dei cuscini e ricordiamo di averne trovati molti all’inizio, appesi al soffitto. Ma adesso quest’ultimo è fatto di materassi. Sarà che tutto nell'area intende condurci al concetto di sonno senza volerci davvero far addormentare? Forse l’artista ci dona tutto ciò come fosse una valigetta contenente strumenti per innescare il famigerato sogno ad occhi aperti, troppo spesso faticoso da far avverare durante le insonnie della vita moderna. Rimangono la Scatola umana (1994), scultura cubica in plexiglass, e Senza titolo (aereo) (1999), installazione vincitrice del Leone d’oro alla Biennale di Venezia.

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Paola Pivi, Exhibition view: World record, 2019 Foto Attilio Maranzano Courtesy l’artista
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, World record, 2018 Foto Attilio Maranzano Courtesy Massimo De Carlo
Paola Pivi, Share, but it's not fair, 2012 Foto: Thomas Fuesser Courtesy: Massimo De Carlo
Paola Pivi, Share, but it's not fair, 2012 Foto: Thomas Fuesser Courtesy: Massimo De Carlo
Paola Pivi, Did you know I am single?, 2010 Courtesy l’artista e Galerie Perrotin
Paola Pivi, Untitled (gold sofa), 1999 Photo credit: Studio Blu Courtesy: Massimo De Carlo
Paola Pivi, Exhibition: 2018 - Art with a View, The Bass Museum of Art, Miami Beach, USA Photo credit Attilio Maranzano Courtesy: Perrotin
Paola Pivi, Exhibition: 2018 - Art with a View, The Bass Museum of Art, Miami Beach, USA Photo credit Attilio Maranzano Courtesy: Perrotin

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