La Gioconda, misteri e curiosità sull'opera più famosa di Leonardo
Ieri la Gioconda di Leonardo da Vinci è stata bersaglio di un atto vandalico, un uomo al Louvre ha colpito l'opera con una torta. Il vetro che la protegge ha per fortuna impedito che la tela venisse danneggiata. Le caratteristiche dell’opera, il mistero e la storia della donna dipinta da Leonardo da Vinci il cui enigmatico sorriso continua a incantare tutto il mondo
Lisa Gherardini è il vero nome della donna ritratta nel famoso dipinto di Leonardo da Vinci Monna Lisa o Gioconda. Lisa era nata a Firenze nel 1479 da una famosa famiglia dell’aristocrazia fiorentina, i Gherardini di Montagliari. Fu Giorgio Vasari, il biografo degli artisti, a ricollegare per primo la sua figura a quella dell'affascinante donna al centro del dipinto, nel suo libro "Le Vite" dedicato ai pittori, architetti e scultori di inizio 500. Il dipinto fu commissionato a Leonardo dal marito di Lisa, Francesco del Giocondo, ed tuttora il più alto esempio di ritrattistica pittorica a livello universale e uno dei quadri più prestigiosi del Museo del Louvre di Parigi. Il ritratto è datato 1504 circa: da allora, numerosi collezionisti e studiosi d’arte si sono cimentati nel carpirne i segreti e – soprattutto – a scoprire chi sia realmente la Gherardini, identificata definitivamente come soggetto del quadro soltanto nel 2005.
Cosa rende la Gioconda unica? Di sicuro il suo SORRISO.
Il quadro, infatti, deve molta della sua celebrità anche al sorriso della protagonista, definito ormai proverbialmente enigmatico. La Gioconda di Leonardo da Vinci, che è stata analizzata nel 2017 dai ricercatori dell'Università di Friburgo in Germania, con la mission di stabilire una volta per tutte il tipo di espressione rappresentata dal grande genio toscano. Dai test effettuati non ci sono più dubbi: la Monna Lisa è "felice".
Partendo da una copia in bianco e nero dell'opera, gli studiosi hanno distorto gli angoli della bocca della Gioconda e hanno creato otto immagini alterate con quattro espressioni di felicità e quattro di tristezza. Infine, nove immagini, le otto modificate e l'originale, sono state sottoposte più volte all’attenzione dei partecipanti al test. Ogni volta le varie copie venivano rimescolate in modo che la sequenza fosse casuale e i volontari dovevano stabilire se l’immagine rappresentasse una persona triste o felice. La maggior parte dei partecipanti al test ha propeso per definire la Gioconda una donna che abbozza un sorriso. Discreta ed elegante, secondo una ricerca canadese di circa dieci anni fa, questa dama cinquecentesca abbozza un sorriso per esprimere la gioia legata ad una recente maternità.
E poi c'è il mistero del suo LOOK.
Sono durate quindici anni le ricerche condotte su la Gioconda eseguite dagli studiosi Pascal Cotte e Lionel Simonot e il risultato è sorprendente: dai dati emersi attraverso un particolare metodo di digitalizzazione si evince che Leonardo ricorse alla tecnica dello spolvero, realizzando uno schizzo preparatorio mai scoperto prima. E la rivelazione porta anche alla scoperta di una forcina per capelli. Un tempo nel corso del quale ha studiato le oltre 1650 immagini ad alta risoluzione su 13 lunghezze d’onda realizzate tramite una telecamera multispettrale, anche attraverso il ricorso a un metodo detto di “amplificazione degli strati” (L.A.M. layer amplification method), in grado di amplificare i segnali “deboli”, portando alla luce dettagli altrimenti impercettibili.
La Gioconda era una donna alla moda, e in particolare seguiva quella spagnola. Dal modo di acconciare i capelli alla scelta della foggia degli abiti e del velo. Monna Lisa incarna simbolicamente tutte le caratteristiche delle donne virtuose: la mano destra posta sulla sinistra è simbolo di fedeltà matrimoniale, mentre l’abito corredato di velo nero non è emblema di lutto (come inizialmente si era ipotizzato), bensì sta a indicare che Lisa era solita vestire ‘alla spagnola’, seguendo cioè i dettami della moda iberica del XV e XVI secolo. Alcuni ricercatori, sostengono che Leonardo l’abbia disegnata più benestante di quanto non fosse, e le stesse dimensioni del dipinto (77 x 53 cm) rappresentano la sua aspirazione sociale. All’epoca, soltanto alcuni ricchi mecenati potevano permettersi un ritratto così ingombrante.