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L’Andromeda di Rodin

Il ritrovamento di un eccezionale Rodin in marmo, l'Andromeda, in mostra a Milano dal 4 al 6 maggio.
sculpture art figurine finger hand

Prima di essere battuta all’asta Andromède, verrà esposta presso la stessa casa d’aste a Milano, da giovedì 4 a sabato 6 maggio 2017 in Corso Venezia 22. Si tratta di un’opera databile al 1887 che pur essendo rimasta nelle mani della famiglia Morla, sin dalla sua creazione, se ne erano di fatto perse le tracce, finché dopo 130 i due direttori associati di Artcurial, Stéphane Aubert e Bruno Jaubert l’hanno ritrovata a Madrid!

Nel 1888 il diplomatico cileno Carlos Lynch de Morla, stanziatosi a Parigi, volle far immortalare in un busto marmoreo la sua bella sposa dal suo amico Rodin. Il capolavoro realizzato dall’artista venne esposto presso il Salon National des Beaux-Arts lo stesso anno. In qualità di patrono delle arti e amico di Francia, Carlos Lynch de Morla acconsentì alla cessione del busto, permettendo il suo ingresso nel patrimonio pubblico francese. Il ritratto è oggi visibile presso il Musée d’Orsay. In segno di riconoscenza Rodin donò un’altra opera in marmo alla famiglia cilena: il corpo nudo di una giovane donna, accovacciata su una roccia, Andromède appunto. 

Tre dei cinque esemplari sono attualmente esposti presso importanti istituzioni museali: il Philadelphia Rodin Museum, il Musée Rodin di Parigi e il Musée National des Beaux-Arts di Buenos Aires. Il quarto è stato invece incorporato in una collezione privata in seguito alla vendita in asta, circa una decina di anni fa.  La quinta scultura, è segnalata nelle mani della famiglia Morla ancora nel 1930, da Georges Cluster, primo curatore del Museo Rodin. 

La copia posseduta dalla famiglia Morla, costituisce l’esemplare più fedele alla trascrizione naturalistica. Ereditata di generazione in generazione, l’opera ha preservato in maniera visibile il profondo legame di rispetto e amicizia esistente tra “l’amico cileno” e Auguste Rodin.

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Nell’introduzione del catalogo dell’asta, Serge Lemoine, scientific and cultural advisor di Artcurial, così descrive l’opera: « questo lavoro ha tutte le carte vincenti per sedurre il pubblico. Il soggetto, il materiale, le dimensioni, lo stato conservativo e, come abbiamo avuto modo di constatare, la storia. Questa scultura rappresenta una donna nuda “seduta su una roccia, quasi piegata in due", come recita la descrizione stesa in occasione della mostra del 1886 presso la Georges Petit gallery a Parigi dal critico Gustave Geoffroy. Ciò che ovviamente impressiona maggiormente è il contrasto fra il trattamento della figura, con i suoi volume ben torniti, i profile morbidi e delicati, la superfice lisca e lucente, con quella della roccia che sorregge che la vergine, dall’apparenza ruvida e connotatata da rare evocazioni arboree. Tutta l’arte di Rodin è caratterizzata dal dialogo tra l’immagine compiuta e il non finito del blocco a partire dal quale essa prende forma e a cui resta legato. Colpisce la varietà di profili e lo scorcio di tre quarti su cui è costruita la composizione, la sequenza di forme e le diverse inflessioni luminose. Si è poi commossi dalla realizzazione del dorso, la nuca delicata, la rotondezza delle natiche, la linea delle spalle e l’emergenza delle anche, enfetizzate dalla posizione del corpo. La sensualità della scultura di Rodin è ormai riconosciuta universalmente e ne ha garantito il successo. La scelta del materiale, la sua trasformazione, la traduzione della carne nel grande marmo con le sue dimensioni importanti: 28,1 cm di altezza, 18.5 cm di profondità. La scultura è stata pensata per un interno, favorendo l’intimità della contemplazione e ha preso il nome di Andromèda quando divenne chiaro il riferimento al mito Greco

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