International Watch Review

Puro Tempo: i quattro orologi creati da Matthew Williams per Audemars Piguet

Matthew Williams ha creato per Audemars Piguet quattro nuove referenze di modelli più iconici e un pezzo unico per una DVWDEHQHùFD milionaria a Tokyo. Parola chiave? Essenzialità e JLRFKL di luce

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Giacca di pelle e pantaloni, 1017 ALYX 9SM; abito di pizzo,1017 ALYX 9SM; orologi "Royal Oak" in oro giallo e "Royal Oak Offshore" in oro bianco, bracciale in oro bianco e cinturino in gomma aggiuntivo, AUDEMARS PIGUET

Text by CRISTINA MANFREDI

Photography KEVIN RASHID GIAQUINTO

Styling FERNANDO ECHEVERRÍA

Un milione e 420mila dollari, questa è la cifra che ha raggiun - to l’asta benefica indetta a Tokyo da Audemars Piguet a fine agosto. Il piatto forte della auction era il frutto di una colla - borazione molto particolare per la casa di orologeria: un pezzo unico di Royal Oak, modello-simbolo del marchio svizzero, creato insieme a Matthew Williams, fondatore di 1017 Alyx 9SM, nonché attuale direttore creativo di Givenchy uomo e donna. Il designer americano, in realtà, ha messo a punto quattro nuove referenze tra Royal Oak e Royal Oak Offshore in oro giallo e oro bianco 18 carati al debutto mondiale in Giappone. E l’ha fatto con la sua consueta carica di compas - sata imprevedibilità, trovando la spalla perfetta in François Henry Bennahmias, il Chief Executive Officer di Audemars Piguet in procinto di cedere il testimone dopo trent’anni di successi alla italo-svizzera Ilaria Resta, operativa dal prossimo gennaio. L’OFFICIEL ha incontrato Williams e Bennahmias in una penthouse inondata di luce a poche ore dall’evento i cui ricavi sono andati interamente a favore di due ONG, Kids in Motion e Right to Play, scelte dallo stesso stilista, da anni impegnato nel sostegno di bambini svantaggiati in Africa.

L’OFFICIEL ITALIA: Com’è nata questa collaborazione?

MATTHEW WILLIAMS: Audemars Piguet è il mio marchio preferito di orologeria fin da quando ero ragazzo e non lo dico tanto per dire. L’orologio che indosso in questo momento è il primo modello importante che mi sono comprato quando ho avuto i mezzi per farlo. Il migliore amico di mio padre si occupa di orologi vintage, io devo il mio secondo nome proprio a lui e sono cresciuto frequentando casa sua. Quando mi sono diplomato alle superiori, mio padre mi ha regalato un modello in realtà molto poco costoso, però è da lì che ho cominciato perché ogni volta che ne avevo la possibilità andavo dal suo amico e scambiavo l’orologio che avevo in quel momento con uno più interessante. Ho fatto una serie di lenti upgrade, così nel giro di una decina d’anni sono riuscito ad arrivare al Royal Oak che poi ho dato ai miei amici di Mad a Parigi da customizzare.

LOI: E così è nato l’incontro vero e proprio con Audemars Piguet?

FRANÇOIS-HENRY BENNAHMIAS: Esatto, durante un primo meeting a Parigi tre anni fa ci siamo piaciuti subito ed è stato spontaneo pensare a che cosa avremmo potuto fare insieme. Nel mondo del watchmaking ci sono certe regole non scritte che la gente tende a rispettare, cose che si dovrebbero o non dovrebbero fare. Nel nostro DNA, invece, c’è da sempre la spinta a ricercare ciò che per noi conta davvero senza badare troppo a cosa accade intorno.

LOI: François, che cosa accomuna Williams al vostro marchio?

FHB: È molto semplice, Matthew è Audemars Piguet per definizione, per come sa andare sempre oltre nel progettare, perché non segue mai una linea già tracciata e, anzi, vuole scrivere la sua storia, vuole poter dire: “Questo sono io e non ho bisogno di rientrare in caselle predefinite. Lasciatemi fare quello che faccio meglio”. A noi piace definirci un brand serio che non si prende sul serio e Matthew, pur essendo uno dei fashion designer più famosi al mondo, non fa mai la diva. È una persona normale che ha saputo subito stabilire una connessione con chi lavora in azienda, ha riconosciuto l’umiltà di persone che ogni giorno realizzano oggetti incredibili.

Giacca, pantaloni e borsa di pelle, 1017 ALYX 9SM

«Il tempo è un significatore di valori, soppeso con attenzione con chi voglio passarlo o su che cosa investirlo». 

- Matthew Williams

Maglia da running, 1017 ALYX 9SM; orologio "Royal Oak Offshore" con cassa e quadrante in oro bianco, bracciale in oro bianco e cinturino in gomma aggiuntivo, AUDEMARS PIGUET

LOI: Matthew, qual è la cosa che ti ha colpito di più nell’entrare nella manifattura del marchio a Le Brassus?

MW: Il contrasto tra la tecnologia spinta della ricerca e rifinitura dei materiali e l’artigianalità pura dei mastri orologiai che, con strumenti centenari, costruiscono pezzo dopo pezzo un segnatempo. Mi piace la sensazione di un prodotto all’avanguardia eppure toccato dalla mano dell’uomo.

LOI: François, non vi ha impensierito l’impronta radicale data da Williams alle vostre icone, a cominciare dal minimalismo assoluto con cui ha semplificato i quadranti eliminando gli indici, passando per i giochi di luce tra lucido e opaco, senza contare la doppia firma con l’incisione 1017 Alyx 9SM posizionata a ore 6?

FHB: In virtù di che cosa nell’orologeria non ci dovrebbe essere customizzazione? E chi siamo noi come brand per impedire ai nostri clienti di divertirsi nel personalizzare il proprio orologio. Matthew ama Audemars Piguet e quando ha reso unico il suo Royal Oak, anziché guardarlo con sospetto ci siamo detti: “Perché non lavoriamo insieme?”. Per noi è un plus, come del resto accade nel mondo della moda, dove le Kelly o le Birkin di Hermès vengono decorate, dipinte, tatuate senza che venga considerato un problema.

LOI: Perché avete scelto Tokyo per il debutto di questa collaborazione?

MW: Ho un rapporto speciale con il Giappone. Quando ho lanciato il mio brand (nel 2015, ndr) è qui che ho avuto i primi riscontri, il pubblico ha subito colto la qualità, i dettagli e lo storytelling che c’era dietro ad Alyx, questa per me è una seconda casa.

FHB: E per quanto riguarda Audemars Piguet, il Giappone è il secondo mercato a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti.

LOI: François, qual è stato l’aspetto più sfidante del rapporto professionalessionale con Matthew?

FHB: La velocità. Nell’orologeria i tempi sono molto più lunghi, si lavora con un anticipo di anni, mentre lui è abituato ai ritmi incalzanti della moda. Nella fase di sviluppo, Matthew era un continuo fluire di idee, la sua mente creativa lo porta a rincorrere la perfezione assoluta che è inarrivabile, perché si può sempre fare meglio. C’è però un punto in cui ci si deve fermare e decidere di mettere a terra il progetto, altrimenti non si arriva mai all’esecuzione. Ho amato tantissimo il suo averci spinti al di fuori della nostra comfort zone di alta orologeria. Nel vedere queste nuove referenze certi puristi diranno che è assurdo un cronografo con le lancette e senza i numeri: teoricamente hanno ragione, eppure all’atto pratico, quasi nessuno sfrutta realmente i cronografi, che diventano principalmente un segno di stile. Matthew si è spinto talmente oltre con il suo intervento da raggiungere, a mio avviso, la massima espressione di raffinatezza estetica.

LOI: Matthew come ti relazioni al tempo?

MW: Più maturo e più il tempo diventa il mio bene più prezioso. È un significatore di valori, soppeso con attenzione con chi voglio passare il mio tempo o su che cosa investirlo. Non sappiamo quanto ne avremo a disposizione, facciamo dei piani, ma non sempre poi le cose vanno che ci eravamo prefigurati, il tempo è importante.

Camicia, pantaloni e borsa di pelle, 1017 ALYX 9SM; orologio "Royal Oak" in oro giallo con chiusura pieghevole, AUDEMARS PIGUET

«Nel nostro DNA c'è da sempre la spinta a ricercare ciò che per noi conta davvero, senza badere troppo a cosa accade intorno»

- François Henry Bennahmias

Giacca, pantaloni e boots di pelle, 1017 ALYX 9SM

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