Pino Lerario: l'uomo dietro Tagliatore
Savoire faire tutto italiano: in piena pandemia l'azienda Tagliatore non si ferma e lancia "House of Tagliatore", un luogo di incontro e convivialità. Padrone di Casa è il direttore creativo del brand, Pino Lerario
Quella di Pino Lerario è un family business con una storia importante alle spalle. A Martina Franca in Puglia, nonno Vito, detto “il tagliatore” era infatti l’artigiano che negli anni ’40 tagliava le tomaie delle scarpe per creare le calzature ai gentiluomini del paese, mentre la nonna le cuciva. Dal cuoio ai tessuti, di generazione in generazione, il testimone è passato al nipote Pino Lerario. Una storia tutta italiana quella delle confezioni lerario, la cui maestria sartoriale è apprezzata nel mondo. Nel corso degli anni, infatti, ha fatto sentire la sua presenza, oltre che in Europa e in America, anche in mercati lontani come la Cina e il Giappone. Lerario, osservatore del contemporaneo, in tempi di pandemia crede non si debba giocare in difesa. Tra i suoi fan c’è Nino Cerruti, guru di stile, che gli riconosce la paternità d’idee coraggiose – come l’aver stravolto le regole del formale per riscriverne di nuove –, e tanti clienti affezionati e consapevoli, star internazionali comprese. La giacca Tagliatore è un must del guardaroba.
L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Come è cambiato il guardaroba dell’uomo moderno? Come Tagliatore ha risposto alle nuove esigenze dovute alla pandemia?
PINO LERARIO: Le esigenze sono cambiate, l’uomo di oggi rispetto a quello delle scorse stagioni è diverso: si lavora in smart working, non c’è bisogno di recarsi in ufficio e di conseguenza l’abbigliamento è diventato più soft. Si usano felpe, T-shirt, pantaloni ginnici. Tagliatore ha colto la richiesta ampliando la scelta di tessuti elastici e comodi, in maglia, che trasmettono morbidezza e che si possono indossare in tandem con l’abito.
LOHI: Quali sono i pezzi forti della nuova collezione invernale?
PL: Uno dei capi che amo di più è un cardigan lungo in lana con una modellistica unica. Può essere usato anche come cappotto o come soprabito. Poi il cappotto dalla vestibilità over, che sta avendo grande successo, può essere usato in modo classico o meno, abbinato a felpe con cappuccio per esempio. Una lussuosa “vestaglia” che, oltre che in casa, si può indossare per uscire. Inoltre non mancano i nostri cappotti di stampo militare. In particolare quest’anno abbiamo proposto una versione con le cuciture a taglio vivo. Il fit è cambiato più che altro nel costruire capi che ora sono molto destrutturati. Oggi, che tutti abbiamo un telefono, ho aggiunto delle tasche interne per non perderlo. Non ho mai fatto giacche formali over per l’uomo, l’over mi piace solo sulla donna.
LOHI: Chi vorresti vestire in futuro, qual è l’Ambassador ideale di Tagliatore?
PL: A me piace moltissimo David Beckham. Indossa bene la giacca, così come il giubbino di pelle e le felpe. Ha un portamento regale e un’attitudine all’eleganza che è totalmente innata. Mi piacerebbe averlo come interprete del mio stile. Non abbiamo mai voluto “forzare” la mano sul tema testimonial, abbiamo piuttosto stimolato conversazioni che sono avvenute naturalmente. Il match più di valore è quello che avviene in maniera spontanea.
LOHI: E il vostro rapporto con le star del mondo del cinema?
PL: La liason con il grande schermo inizia quando avevo solo 24 anni. Bob Ringwood, celebre costumista hollywoodiano, aveva visto i nostri completi sartoriali e li ha scelti per vestire i protagonisti del film di “Batman” diretto da Tim Burton. Era il 1989 e ci siamo trovati a vestire personaggi come Jack Nicholson e Michael Keaton. Abbiamo vestito Tony Servillo e Dustin Hoffman ne “L’uomo del labirinto” un film di Donato Carrisi che ha vinto premi per i costumi. Servillo, che non aveva mai indossato un doppiopetto, s’innamorò del nostro cappotto e ci chiese di tenerlo. Dustin Hoffman mi ha voluto sul set, insisteva che non voleva che nessuno altro gli sistemasse la giacca. Sono queste le soddisfazioni che cerchiamo. La sua giacca, come tutti i capi che produciamo in azienda, ha “vissuto” 150 passaggi di lavorazione. Una cura infinita che fa delle nostre giacche e dei nostri smoking capi dal valore unico.
LOHI: Di cosa hanno bisogno gli uomini oggi?
PL: Di emozioni. Più facile a dirsi che a farsi, specialmente ora. Io quando confeziono i capi mi emoziono terribilmente, a volte mi scendono persino le lacrime. Per questo devono avere un’anima che si percepisce a pelle. Creare qualcosa che non emozioni non ha senso, bisogna sempre considerare il lato umano nel creare, non solo quello commerciale. Noi vendiamo emozioni. L’uomo senza l’emozione non è nulla. LOHI: E con questo mondo improntato al digitale come si fa ad emozionare?
LHOI: E con questo mondo improntato al digitale come si fa a emozionare?
PL: La trasposizione digitale non è un limite ma un punto di forza. Saper emozionare tramite uno schermo è importante ma io credo ancora nel piacere dell’incontrarsi dal vivo e vivere esperienze insieme. Raccontandosele, come si fa tra amici. Per questo è nato “House of Tagliatore”.
LOHI: Qual è il concept di “House of Tagliatore” e perché avete scelto Milano per l'opening di questo spazio?
PL: Nasce dall’idea di avere un punto di riferimento in città, anche per accogliere i buyer stranieri. La casa di famiglia, che è poi l’ambiente che ci è più caro in questo momento, diventa oltre che casa nostra, la casa dei nostri clienti, visitatori, professionisti del settore. Immaginiamo partnership con artisti e magazine, happening, eventi, talk sul tema del menswear. Non è solo uno showroom commerciale fine a sé stesso. Vogliamo esprimere l’accoglienza che è nel dna di un marchio come Tagliatore. Non si vive solo di business. Parigi è troppo sofisticata, Milano è la capitale della moda e rispecchia perfettamente i nostri prodotti: sartoriali, versatili, affidabili. Per un gentleman sempre in movimento, energico, istrionico, reale.
LOHI: Cosa deve fare la moda per riprendersi da questo difficile periodo storico?
PL: Non ho una risposta per tutti, posso rispondere per quello che riguarda me e il mondo di Tagliatore. Noi abbiamo reagito al momento difficile giocando in attacco. Abbiamo potenziato la collezione, investito in un nuovo spazio per dare un segnale di positività. Se si gioca in difesa in questo momento si perde in partenza. In un momento così complicato abbiamo fatto una collezione più ricca, abbiamo fatto dei sacrifici, ci abbiamo creduto e questo è indispensabile per andare sempre avanti. A testa alta.
Photography FEDERICO GHIANI