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Today's Master: Fred De Palma

Le sue hit spopolano all’estero e lo confermano uno dei pochi italiani capaci di esportare musica nel mondo. Con il suo nuovo singolo, Paloma, duetta con la superstar brasiliana Anitta. Virgil Abloh è un suo fan, al polso ha un orologio di lusso, ma lui non si sente affatto arrivato
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Deve fare un bell’effetto svegliarsi una mattina e scoprire che il tuo singolo Se Iluminaba, è in testa alla classifica dei brani più trasmessi in Spagna dalla radio più importante, Los40, e che ha ottenuto la certificazione triplo disco di platino. Specialmente se ti chiami Federico Pallana, in arte Fred De Palma, sei nato e cresciuto a Torino e oggi ti considerano punto di riferimento del reggaeton internazionale. La hit è la versione spagnola di Una volta ancora, in Italia asso pigliatutto del 2019, cinque volte platino e 170 milioni di visualizzazioni, giusto per citare un paio di dati. E con la nuova uscita Paloma, in duetto con la superstar brasiliana Anitta, Fred punta a rifare il botto. De Palma appartiene alla ristretta cerchia di artisti italiani capaci di esportare la propria musica nel mondo, ne va giustamente fiero eppure resta con i piedi per terra. Nei suoi trent’anni, di esperienze musicali ne ha fatte tante, soprattutto ha avuto il coraggio di esplorare l’universo latino, dopo che si era conquistato il rispetto della scena rap nostrana. Quando gli fai notare che in pochi avrebbero avuto la tempra per cambiare strada con il rischio di perdere tutto, lui risponde: «Non penso di avere avuto coraggio, l’ho fatto perché detesto ripetermi e volevo dimostrare di poter fare qualcosa di unico».

Paloma esce in un’estate molto particolare, che cosa ti aspetti da questo singolo?
La musica è di per sé una valvola di sfogo e dopo questi mesi tanto difficili credo che noi artisti  abbiamo più che mai il compito di portare qualcosa di positivo nella vita delle persone. Spero che possa colorare la vita di chi l’ascolta, trasformandosi poi in un ricordo felice, quando la si risentirà tra qualche tempo.

Un’altra uscita ancora in duetto, perché scegli spesso di cantare insieme a una voce femminile? 
Perché la presenza di un talento come Anitta, rende il pezzo migliore. In passato cantavo quasi sempre da solo, ma quando ho registrato il brano, Il cielo guarda te, ho capito che in due avremmo dato qualcosa in più. Anitta è pazzesca e non mi fa paura darle spazio perché è la canzone la cosa più importante, anche di me.

 

Come si fa a essere credibili nell’universo del reggaeton quando si cresce in un posto non proprio caliente come il Piemonte?
Torino pretende molto dai suoi artisti, non è Milano, dove le cose accadono più facilmente, lì ti devi costruire tutto. Ma se ci riesci allora non ti spaventa più niente, la mia città mi ha insegnato il senso profondo del non mollare mai. In italia tendiamo a prendere sempre gli Stati Uniti come punto di riferimento, eppure abbiamo molte più cose in comune con la cultura latina. Il reggaeton è l’unico genere musicale che fa pensare, cantare e ballare allo stesso tempo, ha testi profondi che raccontano delle storie, abbinate a ritmo e melodia, per me è stato come una rinascita. Un italiano è credibile se lo interpreta e credo ci sia molto spazio per la musica italiana all’estero se evolverà in quella direzione.

In uno dei tuoi testi ti sei definito «Un cattivo ragazzo per bene». Vale ancora?
Sì. Dall’esterno qualcuno potrebbe lasciarsi fuorviare dai tanti tatuaggi ma i miei valori sono positivi. Oggi mi descriverei anche come un ambizioso coi piedi per terra, uno che ha imparato a non farsi trasportare dagli eventi. A non credere di essere arrivato. Oggi so chi sono, non cerco conferme ma mi domando sempre cosa potrò fare di più il giorno dopo.

Quanto conta per te l’immagine?
Ci bado senza esserne ossessionato. La moda mi piace, adesso per esempio mi diverto a osare, mescolando i colori, in passato creavo abbinamenti sempre in tinta, ma ho anche vissuto dei momenti di total black.
 


Che regalo ti sei fatto quando hai iniziato ad avere molto successo?
Mi sono preso un Audemars Piguet. Detta così, sembra un po’ il cliché dell’artista che sfoggia orologi preziosi, ma in realtà mi sono proprio appassionato. Ne ho comprato uno solo, perché voglio crearmi con calma la mia collezione.

E nella moda, ami qualche brand in particolare?
Intorno al 2014 avevo scoperto un marchio allora poco conosciuto e lo indossavo volentieri anche nelle foto che pubblicavo. Era Off White e di lì a poco il suo fondatore, Virgil Abloh, aveva iniziato a seguirmi. Mi scriveva per ringraziarmi perché avevo capito il suo messaggio e mi mandava dei suoi look a casa, sono contento per il suo successo. Ultimamente ho iniziato a collaborare con Dolce & Gabbana e devo dire che mi diverto molto, Domenico e Stefano sono proprio forti».

Dopo il singolo Paloma, arriverà un album?
Ci sto lavorando, voglio condividere l’ondata di creatività che mi ha travolto durante il lockdown. Quando è iniziata la quarantena ero appena rientrato da un viaggio tra la Colombia e Miami, due piazze fondamentali per la scena reggaeton. Ero carico di esperienze e rinchiuso in casa come tutti, mi sono dedicato totalmente alla musica.

Ma tu lo sai ballare il reggaeton?
Diciamo che sono di quelli che muovono a tempo la testa.

Icon Fred De Palma in Dolce & Gabbana
Photographed Alan Gelati
Styling Floriana Serani
Grooming Federica Tiscini

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