Hommes

Eddie Redmayne: «Recitare è come cercare di fermare una farfalla»

Fresco di candidatura come Miglior attore protagonista ai Golden Globes 2025 per la serie "The Day of the Jackal", da vent'anni l'attore premio Oscar per "La teoria del tutto" interpreta ruoli molto diversi tra loro, dall'artista transgender di "The Danish Girl" all'attivista Tom Hayden de "Il processo ai 7 di Chicago", fino alla saga di "Animali fantastici". 

Eddie Redmayne in PAUL & SHARK sulla copertina de L'OFFICIEL HOMMES ITALIA Dicembre 2024
Eddie Redmayne in PAUL & SHARK sulla copertina de L'OFFICIEL HOMMES ITALIA Dicembre 2024

Text by FABIA DI DRUSCO
Photography CHARLIE GRAY
Styling DAVID BRADSHAW

Laureato a Cambridge in storia dell'arte, Eddie Redmayne, premio Oscar per "La teoria del tutto", dove interpretava l'astrofisico Stephen Hawking, in quasi vent'anni di carriera ha affrontato ruoli molto diversi tra loro, dalla scorta della Monroe a Londra in "My week with Marilyn", a Marius ne "Les Misérables", dall'artista transgender Lili Elbe accanto a una strepitosa Alicia Vikander in "The Danish Girl" a Newt Scamander nella saga "Animali fantastici", fino all'infermiere assassino di "The Good Nurse" con Jessica Chastain. L'abbiamo appena visto nella serie-tv "The Day of the Jackal", per la quale ha ricevuto una nomination ai prossimi Golden Globes.

Blazer di cashmere e seta, LORO PIANA; pull, JIL SANDER BY LUCIE AND LUKE MEIER
Blazer di cashmere e seta, LORO PIANA; pull, JIL SANDER BY LUCIE AND LUKE MEIER

L'OFFICIEL HOMMES ITALIA: Cosa ti ha attratto de "Il giorno dello sciacallo"?
EDDIE REDMAYNE: Mi piace l'idea di poter interpretare un personaggio per 10 ore, di poterne esplorare tutti gli aspetti della personalità, soprattutto quando è enigmatico e sfaccettato come questo. Una delle cose che mi piacciono di più del mio lavoro sono le cose strane che si imparano per prepararsi a un ruolo. In questo caso, ho trascorso molto tempo con una sorta di specialista militare dello spionaggio. Mi ha insegnato varie tecniche di utilizzo degli specchietti retrovisori delle auto e delle vetrine dei negozi per individuare se si è seguiti o meno. Abbiamo fatto delle esercitazioni nel centro di Londra in cui mi inviava foto WhatsApp di persone che dovevo pedinare e di persone che dovevo evitare. Mi ha insegnato molto sull'autodifesa usando i telefoni, su come sparire pur rimanendo in piena vista. E mi ha insegnato l'arte del cecchino, le complessità del mestiere, da Bisley, un poligono di tiro fuori Londra. Poi, cera la questione linguistica. Non parlo né tedesco né francese, e ho dovuto imparare un po di entrambi.

LOHI: Hai iniziato a recitare quasi vent'anni fa. Quali sono i ruoli che hanno definito la tua carriera?
ER: Per molti anni, quando si inizia a recitare, si cerca solo di ottenere un lavoro. E se si è abbastanza fortunati da ottenere un lavoro, lo si accetta e lo si va a fare. Le cose per me sono cambiate quando ho girato "La teoria del tutto". Il fatto che il regista, James Marsh, mi abbia detto subito che il film, in un certo senso, sarebbe vissuto o morto grazie alla mia performance, mi ha dato la fiducia necessaria per chiedere ciò di cui avevo bisogno. Così ho lavorato con un coach per capire come dovevo muovermi, con un altro per capire come dovevo parlare. Ho chiesto di avere quattro mesi di tempo per prepararmi. Da quel momento in poi, e dopo il successo del film, si è definito il metodo con cui affronto i miei ruoli.

Suit, camicia di lino e mocassini, ZEGNA
Suit, camicia di lino e mocassini, ZEGNA

LOHI: Dopo l'Oscar per "La teoria del tutto" sei stato candidato all'Oscar per il tuo film successivo, "The Danish Girl", dove interpretavi la pittrice Lili Elbe, la prima persona ad essersi sottoposta ad un intervento chirurgico di riassegnazione di genere. Ho letto in un'intervista che oggi non avresti più accettato il ruolo.
ER: Oggi come oggi non accetterei la parte, perché se in un mondo ideale gli attori dovrebbero essere in grado di interpretare qualsiasi cosa, nella realtà ci sono intere comunità e persone che non hanno mai avuto la possibilità di sedersi al tavolo da gioco e giocare la loro partita. Quindi, finché non ci sarà un terreno di gioco più equo, credo sia importante fare attenzione ai ruoli che si ricoprono.

«Non avendo frequentato la scuola di recitazione, ho sempre assorbito come una spugna il modo in cui lavorano gli altri attori».

LOHI: Con quali registi con cui hai lavorato hai un rapporto speciale?
ER: Tom Hooper mi ha diretto tre volte, in una serie televisiva su Elisabetta I con Helen Mirren nel ruolo principale, uno dei miei primi lavori, poi ne "Les Misérables" e in "The Danish Girl". Lavorare con la stessa persona, con una grande fiducia reciproca, rende tutto più veloce. Ma uno dei registi che mi ha ispirato di più è il danese Tobias Lindholm, che mi ha diretto in "The Good Nurse". È uno sceneggiatore e un regista con una visione così specifica del mondo che mi è piaciuta molto.

LOHI: Con quali registi non hai mai lavorato ma ti piacerebbe farlo?
ER: Molti. Charlie Kaufman ("Se mi lasci ti cancello"). Paul Thomas Anderson, Luca Guadagnino, Derek Cianfrance ("Blue Valentine", "Come un tuono"). Potrei continuare...

LOHI: Torniamo indietro nel tempo. Quando hai cominciato a desiderare di fare l'attore?
ER: Amavo la musica fin da quando ero molto piccolo. Non provengo da una famiglia di artisti, ma mi piacevano la musica e le canzoni. I miei genitori mi portavano spesso a teatro e ricordo che una volta, dopo aver visto una produzione di "Sogno di una notte di mezza estate", andai a fare una specie di tour dietro le quinte del National Theatre di Londra e ne fui completamente sedotto. Poi, quando avevo circa 10 anni, sono stato scritturato per una produzione di "Oliver", il musical, e mi sono trovato ad abbandonare le mie lezioni di matematica a scuola per prendere la metropolitana e andare al London Palladium, uno dei nostri più famosi teatri, ed essere pagato per fare una cosa che mi appassionava. A quelletà non mi era mai passato per la testa che potesse essere una reale possibilità di carriera e anche oggi continuo a stupirmi che lo sia diventata sul serio.

Blazer di lana, THOM BROWNE; pull, JIL SANDER BY LUCIE AND LUKE MEIER; pantaloni, MIU MIU; stivali, PRADA; borsone, PIERRE HARDY
Blazer di lana, THOM BROWNE; pull, JIL SANDER BY LUCIE AND LUKE MEIER; pantaloni, MIU MIU; stivali, PRADA; borsone, PIERRE HARDY

LOHI: Continui ad alternare cinema e teatro. Cosa ti piace particolarmente dell'esperienza on stage?
ER: Una delle cose che amo del teatro è che con la recitazione non si riesce mai a fare bene, è... è sempre... stai lanciando qualcosa nell'etere e stai cercando di... è come cercare di fermare una farfalla, è praticamente impossibile, ma la cosa bella del teatro è che puoi tornare a provarci di nuovo ogni sera. Ho appena fatto "Cabaret" a New York per quasi sei mesi e la gente mi diceva: "Come puoi fare la stessa cosa ancora e ancora?" La risposta è che ogni sera hai un pubblico diverso. 

«Recitare è come cercare di fermare una farfalla, è impossibile, ma la cosa bella del teatro è che puoi provarci ogni sera».

Perché è dal vivo, tutto è vivo, e in movimento, e incoerente e tu rispondi sempre alla specificità di quel momento e la connessione che si crea con il pubblico è sempre diversa. Ma questa ricerca di qualcosa, direi la ricerca della perfezione con la consapevolezza che non ci arriverai, è il motivo scatenante della mia dipendenza dal teatro. E poi in teatro si ha anche il controllo della propria performance, mentre nel cinema e nella televisione si recita la propria versione, ma in sostanza il risultato è frutto di una danza con il montatore e il regista e molte altre persone.

V-neck a coste e pantaloni, FERRAGAMO
V-neck a coste e pantaloni, FERRAGAMO

LOHI: C'è un ruolo che ti piacerebbe fare e a cui stai pensando da tempo?
ER: Sai, non ho una risposta a questa domanda, mi piace essere messo alla prova e trovo più interessante quando gli altri vedono in me qualcosa di cui pensano che potrei essere capace. Quando leggo una sceneggiatura scelgo d'istinto, devo sentire quella sensazione allo stomaco che mi fa dire: devo farlo.

LOHI: Ti è mai capitato di rifiutare un ruolo e di essertene pentito dopo?
ER: No, in realtà no. Sono stato molto fortunato in questo senso. Ci sono state cose che non ho potuto fare per questioni di tempistica, ma quando hanno un grande successo, ho sempre pensato che non necessariamente io avrei avuto lo stesso successo. Soprattutto nel cinema e nella televisione, si deve formare un'alchimia di parole, performance, regia, montaggio e un determinato momento nel tempo. E se si muta una qualsiasi di queste componenti, non sempre il risultato è lo stesso.

LOHI: Ci sono attori che ammiri e che sono stati in qualche modo un modello per te?
ER: Nel corso degli anni, non avendo frequentato la scuola di recitazione, sono sempre stato consapevole di star facendo qualcosa per cui non ero pienamente qualificato. Per questo ho sempre assorbito come una spugna il modo in cui lavorano gli altri attori. Una delle esperienze più entusiasmanti da questo punto di vista è stato il film di Aaron Sorkin, "Il processo ai 7 di Chicago", con un cast di attori di ogni genere, metodo e stile, Mark Rylance, Jeremy Strong, Yahya Abdul Mateen II, Sacha Baron Cohen, Frank Langella, Michael Keaton. E poiché la maggior parte del film era ambientata in un'aula di tribunale, era quasi come osservarli a teatro. Mi piace osservare non solo il metodo di lavoro delle persone, ma anche come si comportano come esseri umani, come cercano di gestire lo strano equilibrio tra lavoro e vita privata tipico dell’essere un attore. E ho la fortuna che molti attori inglesi con cui ho iniziato a lavorare, e considero amici, lavorino ancora. Ci ritroviamo a parlare meno di lavoro e più di vita, di come vivere una vita il più possibile normale e felice, nonostante la stranezza e l’eccentricità del nostro mestiere.

Turtleneck di cashmere, PAUL & SHARK; borsone, PRADA
Turtleneck di cashmere, PAUL & SHARK; borsone, PRADA

LOHI: Cosa ti piace fare quando non sei sul set o on stage?
ER: Sono stato via per un anno e mezzo, sono stato a Budapest e in Croazia per le riprese de "Il giorno dello sciacallo" e poi sono stato a New York. Ora che sono tornato a casa, a Londra, con la mia famiglia, sono le cose quotidiane che amo. Accompagnare i bambini a scuola, giocare a tennis insieme. In famiglia ci piace fare sport, andare nei musei. Mi piace dipingere. Suono il pianoforte, non particolarmente bene, ma mi piace molto. Mi piace cucinare. Insomma, mi piace essere un marito e un padre.

LOHI: Cosa dipingi?
ER: Cartoline. Uso, tendo a usare, l'acquerello e mi piace dipingere cartoline perché sono piccole, veloci, e non importa se il risultato finale è un disastro.

LOHI: Hai sempre vissuto a Londra, credo. Cosa ami della vita a Londra?
ER: Adoro questa città. Quando vado via per un lungo periodo, tornare a casa mi provoca un'eccitazione incredibile. Mi piacciono i teatri, abbiamo delle gallerie d'arte straordinarie. Mi piace come è cambiato South Bank. Si può camminare lungo il Tamigi, passando davanti al National Theatre, fino al Globe Theatre e a St Paul. Ho vissuto a Borough, dove cè il mercato alimentare. Tradizionalmente credo che gli inglesi avessero una cattiva reputazione per quanto riguarda il cibo, ma Londra è migliorata moltissimo e ci sono alcuni ristoranti fantastici.

LOHI: Come ti ha cambiato essere padre?
ER: Penso che si diventi molto più consapevoli dello scorrere del tempo e che, per quanto mi riguarda, si cerchi disperatamente di essere presenti nel momento che si sta vivendo. In particolare con il mio lavoro, che è una sorta di esistenza nomade simile a quella di un circo, in cui puoi andare via per lunghi periodi.

Cappotto e boots, PRADA; polo a righe e pantaloni, DOLCE & GABBANA; cintura, VERSACE; borsone , PIERRE HARDY; valigia, GLOBETROTTER
Cappotto e boots, PRADA; polo a righe e pantaloni, DOLCE & GABBANA; cintura, VERSACE; borsone , PIERRE HARDY; valigia, GLOBETROTTER

LOHI: Che rapporto hai con la moda? Mi ricordo di te alle sfilate di Burberry all'epoca di Christopher Bailey, di una campagna con Cara Delenvigne... Mentre ora ti segue Harry Lambert, lo stylist di Harry Styles.
ER: I vestiti mi piacciono. Una delle cose che mi hanno attratto ne "Il giorno dello sciacallo" è che il personaggio è molto attento al suo stile, è un pò un pavone. Parlando con Natalie Humphries, la costumista, è emerso quanto fosse importante il fatto che cambiasse ogni volta che lo si vedeva. E suppongo che alcuni dei suoi gusti coincidessero con i miei. Mi riferisco alle sartorie di Savile Row, come Drakes, penso a un bellissimo paio di occhiali da sole, di Jacques Marie Mage (un brand giapponese, nda). Nella vita reale mi piace sperimentare sul red carpet. Più invecchio, più mi rendo conto che è un momento di puro teatro. Ed è molto divertente poterci giocare e avere l'occasione di incontrare designer straordinari. Che si tratti di Sarah Burton, che conosco da anni, e che è una buona amica, o di Alessandro Michele di Valentino.

Felpa di lana con cappuccio e pull a righe, VALENTINO; occhiali, RAY-BAN
Felpa di lana con cappuccio e pull a righe, VALENTINO; occhiali, RAY-BAN

LOHI: Parliamo di musica.
ER: Suono il piano e male la chitarra. Ho cantato a Cambridge, avevo una borsa di studio per il coro. Quindi era una cosa molto classica. La mia voce non è mai stata abbastanza forte da poter cantare a livello professionale, ma mi piaceva e mi piace tuttora molto, ho trovato la sfida di fare mesi di repliche di "Cabaret" a Londra e a NY stimolante, anche se mi sono dovuto preparare tanto a livello fisico e vocale. Andavo regolarmente dall'otorinolaringoiatra, e sono finito sotto steroidi e tutto il resto, ma sono riuscito a portare a termine la tournée senza cancellare troppe serate.

LOHI: Chi è il tuo gruppo o cantante preferito al momento?

ER: Siamo andati un paio di giorni fa a un concerto a Wembley di una band che adoro, gli Ezra Collective. Amo anche Celeste, che ha una delle voci più uniche e belle che abbia mai sentito. Ha composto "Hear my voice", per "Il processo ai Chicago 7" (dove Redmayne interpretava l'attivista e futuro senatore, nonchè secondo marito di Jane Fonda, Tom Hayden, nda) e "This Is Who I Am" per "Il giorno dello sciacallo" che trovo affascinante. La sua voce è infusa di vita, forza e fragilità, è davvero fantastica.

Blazer di suede, pull, pantaloni e scarpe, GIORGIO ARMANI; calze, TURNBULL AND ASSER; borsone, TOM FORD
Blazer di suede, pull, pantaloni e scarpe, GIORGIO ARMANI; calze, TURNBULL AND ASSER; borsone, TOM FORD

GROOMING Petra Sellge @THE WALL GROUP
PRODUCER Cezar Grief
LOCATION Repton Boxing Club, London

Tags

Articoli consigliati