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A new beat: Agoria nel Metaverso

L’artista multidisciplinare Sébastien Devaud aka Agoria fa il suo debutto nel Metaverso. Anche con One Life, TwoBodies, collezione di wearables

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Agoria, all’anagrafe Sébastien Devaud, è un produttore francese di musica elettronica, compositore e DJ. Agli inizi della sua carriera, Devaud organizzava feste con amici che battezza Agora – l’agorà era la pubblica piazza nell'antica Grecia - da cui deriva il suo nome d’arte. Inizia a produrre e pubblicare le sue tracce nel 1999 e in breve si guadagna il riconoscimento internazionale. Da allora ha realizzato sette album, una colonna sonora cinematografica, e numerosi singoli ed EP.

L’OFFICIEL: Com’era il tuo rapporto con internet in principio?

AGORIA: Storicamente la musica elettronica ha sempre anticipato le tendenze, e definito il tono di ciò che sarebbe poi accaduto nei successivi cinque, dieci anni. Se faccio musica elettronica è anche perché sono un po’ un geek; il genere non è sempre stato popolare. Quasi mi vergognavo di dire alle mie ragazze dell’epoca che ero un DJ! Quando sono stati lanciati i primi siti musicali, tutti dicevano che non avrebbero funzionato e che nessuno avrebbe comprato musica online. La novità genera paura e viene rifiutata, dal momento che l'ecosistema non ne ha il controllo. È lo stesso con il Web3, siamo all'inizio di un’era che non sarà breve. Spesso faccio il paragone con i primi rave party. Lo scrittore Hakim Bey lo ha spiegato molto bene nel suo libro “TAZ: The Temporary Autonomous Zone”. A suo dire, i rave sono stati l’ultimo spazio di libertà che la società abbia conosciuto. Cerco di comportarmi da pedagogo: la questione non è di sopprimere la vita nel mondo fisico, ma solo di proporre altre alternative, altre possibilità per la creatività, l'intrattenimento e gli incontri. Non sono nemmeno naïf: ci sarà inevitabilmente una centralizzazione nel Web3. La decentralizzazione totale, come la storia politica ha dimostrato, è impossibile. Ma adesso, tutto è ancora possibile nel Web3 e chi lo utilizza ha controllo completo sui suoi dati. Puoi fare un “mint” del tuo lavoro e lasciarlo così, senza una quotazione, accessibile a tutti. Gli algoritmi del Web2 ti ingaggiano di continuo per farti rallentare e farti spendere, per metterti in uno stampo. 

LO: Quando hai scoperto il Metaverso?

A: Come tutti, credo nell’opportunità di una seconda vita. Non mi piace molto il termine “Metaverso”, preferisco parlare di un universo mixato con una intelligenza aumentata, mi sembra che corrisponda meglio alla realtà. Leggere un libro e andare al cinema sono entrambe forme di Metaverso. Stai nello stesso corpo, ma ti poni in un altro stato di consapevolezza; la tua presenza ti teletrasporta dentro al libro, o verso i personaggi del film.

LO: Qual è la piattaforma ideale per i tuoi progetti?

A: Sono sempre stato curioso di tutto e non mi sono mai confinato nella musica. Ho fatto fatica a confrontarmi con l’idea che un DJ è solo un DJ. Era difficile restare incagliato in un solo ambito. Il Web3 e gli NFT mi permettono di presentare il mio lavoro senza filtri. I collezionisti, che comprino o meno il mio lavoro, sono i miei migliori comunicatori. Scriveranno, per esempio, a SuperRare per suggerire che il mercato della cryp-to-art faccia una collezione con me. C’è molta energia e gentilezza.

LO: Con chi lavori per la tua arte generativa biologica?

A: Questo è un campo che mi affascina. Ho creato molte opere con scienziati, come il biofisico Nicolas Desprat, o recentemente su SuperRare con la biologa Alice Maunier, capo della ricerca al Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica. Il suo lavoro si focalizza sul cervello, il che è perfetto dato che io sono un control freak. Lei studia il momento in cui il cervello prende una decisione e, più specificamente, il momento appena prima dell’atto di decidere. Nel cervello ci sono delle ciglia che secernono un liquido proteico e quando quel - la proteina combacia con un’altra proteina, inizi a prendere delle decisioni. Quello che mostriamo è che, prima della nascita di quelle ciglia, ci sono dei centrioli (strutture cellulari, ndr) che le fanno crescere. Siamo riusciti a filmare quel preciso momento e io ho scritto la musica per accompagnare le immagini. La cosa stupenda degli NFT è che offrono l’opportunità di presentare pubblicazioni scientifiche al di fuori della comunità scientifica. Possiamo giocare sulla dimensione artistica, che ci può mettere due o tre anni per essere all’interno di una pubblicazione scientifica. In un certo senso per me gli NFT sono un po’ una macchina del tempo chiusa: sono autenticati dal blockchain; sono vidimati e visibili e, nel tempo, saremo in grado di trovarli e vedere come hanno segnato l’inizio dell’esperimento. La musica e la ricerca hanno molti punti in comune, in particolare la necessità del tempo speso e l’inevitabilità degli errori, ma entrambi portano alle risposte giuste.

LO: Come musicista come trovi la sua estensione nel Metaverso?

A:Ho iniziato a pubblicare canzoni sulla app Foundation che accompagnava certi lavori come quelli fatti con Nicolas Desprat. Devo dire però che al momento non c’è ancora una piattaforma musicale di NFT che mi abbia convinto al 100%. Penso che ci vorrà l’avvento di file di suono nuovo e più completo con tutti i metadata delle canzoni. È ciò che ci porterà a incredibili possibilità. Di solito lavoriamo con qualcosa di prefissato nella sua forma, ma perché non immaginare un’opera che evolva nel tempo? Io lavoro con molte creature viventi; c’è un’immanenza in natura che è onnipresente ed è il mio ambito preferito di riflessione. Se l’arte potesse esserne più vicina, sarebbe straordinario.

LO: Stai lanciando una collezione di wearables che si chiama One Life, Two Bodies.

A:È un’idea che unisce la mia presenza in diversi mondi. Volevo creare questo brand perché abbiamo un corpo, ma diversi modi di mostrarlo. Volevo un brand fisico con un impatto sul mondo virtuale, che per me è comunque il mondo reale, da qui il mio dire “one life”. Questo marchio è ispirato da ciò che faccio nel campo dell’arte generativa biologica, e sarà rappresentato in entrambe le parti. I wearable saranno disponibili su The Sandbox da giugno e ne creeremo altri di stagione in stagione

 

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