Basta un poco di zucchero
Riprendere un ruolo reso immortale dalla bellissima Julie Andrews cinquantaquattro anni fa era un bell’azzardo, ed Emily Blunt - per nulla presuntuosa sotto il cappellino della governante magica - dice di aver esitato molto prima di lasciarsi convincere da Rob Marshall, che l’aveva già diretta in “Into the Woods”. Per questo grande esperto del musical americano (“Chicago”, “Nine”) la camaleontica attrice rivelata dodici anni fa dal film “Il diavolo veste Prada” era l’unica Mary Poppins possibile. A trentacinque anni, ingannevolmente delicata e baciata dal successo inaspettato di “A Quiet Place” (“Un posto tranquillo”), diretto dal marito John Krasinski, attore e regista americano, Emily Blunt sta davvero spiccando il volo.
L’O: Lei ha sperimentato tutti i registri e tutte le epoche, ma riprendere il leggendario ruolo di Mary Poppins è stata una vera sfida.
Emily Blunt: «È vero, impersonare la giovane regina Vittoria, andare a caccia di alieni con Tom Cruise o combattere il cartello della droga insieme a Benicio Del Toro in confronto sono stati un gioco da ragazzi». Ride. «L’idea di interpretare un personaggio emblematico come Mary Poppins, portato sullo schermo da un’attrice leggendaria come Julie Andrews, mi terrorizzava. Soprattutto perché, anche se cantare mi piace, non sono certo una ballerina professionista. Ma Rob Marshall mi ha detto che avevamo l’approvazione di Julie Andrews, e inoltre lui è così gentile e appassionato, meticoloso, raffinato e divertente che sapevo avrebbe creato un’atmosfera molto allegra sul set: non potevo dire di no a quest’avventura. L’eccitazione ha preso il sopravvento».
L’O: In che cosa è diversa la “sua” Mary Poppins?
EB: «È ancora più eccentrica. Ciò che mi ha aiutato a rinfrescare il personaggio è che il nostro film, anche se contiene molte delle canzoni originali, non è un remake. Sarebbe presuntuoso, tra l’altro. Il ritorno di Mary Poppins è ispirato direttamente ai libri (otto) di Pamela L. Travers. I bambini, interpretati da Emily Mortimer e Ben Whishaw, sono cresciuti e a loro volta hanno dei figli. E, proprio come era successo ai loro genitori, hanno perso il loro lato fanciullesco. Ed eccomi qui, piombata giù dal cielo come un tornado, senza essere invecchiata di un giorno».
L’O: Il costume è stato d’aiuto?
EB: «È come per la moda, il potere dei costumi è trascinante. Le scarpe, ancora più dell’ombrello, mi hanno aiutato a diventare Mary Poppins, anche se mi hanno distrutto i piedi».
L’O: Ha nostalgia della sua infanzia?
EB: «La nostalgia dell’infanzia è proprio il tema del film. Mi ricordo che da bambina, quando ho visto il film originale di Robert Stevenson, mi sono sentita rassicurata al pensiero di una tata che fa andare tutto per il verso giusto».
L’O: In lei c’è una sfumatura enigmatica che la accomuna a Mary Poppins.
EB: «Amo il suo lato misterioso, ma anche il fatto che sia così impetuosa, scortese, superficiale, e che abbia un favoloso senso dello stile. Tutte queste sfaccettature sono meravigliose da interpretare».
L’O: Girare a Londra deve essere stata la ciliegina sulla torta.
EB: «Io abito a Brooklyn e girare a Londra, dove tutta la mia famiglia poteva venirmi a trovare, è stato come una festa. Le mie figlie Hazel e Violet devono pensare che la loro madre faccia un lavoro strano, soprattutto perché sono innamorate della “Mary Poppins” di Julie Andrews e si sentono offese al pensiero che io tenti di sostituirla».
L’O: Dopo “Il diavolo veste Prada” e “Into the Woods”, ha incontrato Meryl Streep per la terza volta.
EB: «Meryl, che nella vita è una grande amica, sullo schermo finisce sempre per tormentarmi. Questo contrasto ci diverte molto. L’intero cast è fantastico: Colin Firth, che fa un banchiere morente, Dick Van Dyke, che ha recitato anche nella versione originale. Ma la rivelazione del film è il favoloso Lin-Manuel Miranda, protagonista di “Hamilton”, un musical di Broadway. “Il ritorno di Mary Poppins” è ambientato durante la Grande Depressione degli anni 30 ed è un invito a riscoprire la gioia di vivere, ma anche a trovare un barlume di luce nei tempi bui. Eravamo tutti molto motivati da questo simbolismo così attuale».
L’O: Pensa che Mary Poppins sia un punto di svolta nella sua carriera?
EB: «È un ulteriore miracolo in una carriera iniziata per caso. All’inizio è stata mia mamma (la madre di Emily Blunt insegnava recitazione, suo padre è un grande avvocato, ndr) a farmi prendere delle lezioni perché balbettavo. Qualcuno mi ha notata e a diciotto anni mi sono ritrovata in teatro con Judi Dench, che mi ha preso sotto la sua ala. Poi tutto è successo molto velocemente.
L’O: Attualmente qual è il suo rapporto con Hollywood e con il successo?
EB: «Mi godo questo mestiere da sogno (essere scelta per pubblicizzare “Opium” di Yves Saint Laurent è stato magico) che però richiede di costruirsi un’armatura. Comunque ho superato la prova più difficile: girare un film insieme a mio marito senza finire per ucciderci a vicenda».
Emily Blunt veste Schiaparelli