La cantautrice Noè racconta i suoi echi del sud
Nòe, giovane cantautrice siciliana, presenta il nuovo singolo e la sua musica dal sound elettro pop, classiche e folk.
Icon Noè
Text by Silvia Frau
Photography Alessio Beato
Make Up Valentina Speranza
«Non sapevo ancora leggere e scrivere ma presi un pennarello indelebile e mi misi a copiare le note sui tasti bianchi. Non ti dico mia madre... ». Nòe, nome d’arte di Noemi Canniz- zaro, cantautrice siciliana che ha da poco pubblicato il singolo “Farei anche un figlio” (Freecom Music), racconta di quando si è avvicinata alla musica. «Mio fratello più grande andava a lezione di pianoforte, io volevo imparare e lui non mi spie- gava, avevo 5, 6 anni. Dopo quell’episodio mia madre capì che avevo più passione di lui, e iniziai a studiare». Lascia il pianoforte per il canto, dopo il liceo, quando si trasferisce a Milano canta per strada e amplia il suo progetto frequentando la CPM di Franco Mussida. «Alla scrittura e composizione ci sono arrivata poi, studiando al CET di Mogol. Nei primi testi era Carmelo Piraino. Ma dopo il primo EP ho iniziato a sperimentare la scrittura, cercando di scavare nei miei pen- sieri. Sono timida, ho dovuto lavorare tanto per esternare quello che ho dentro. Ora credo di aver trovato un equilibrio». Un percorso accompagnato dalla musica di artisti che sono stati la colonna sonora della sua vita: «Da piccola ascoltavo The Cranberries, il loro mondo mi piaceva. Poi mi sono av- vicinata alla musica italiana con Motta, The Zen Circus, La rappresentante di Lista e a quella elettronica con Apparat e FKA Twigs o ai Mumford and sons, un gruppo folk. Mi piace mescolare diversi generi, folk, cantautorale ed elettronica».
La sua musica è un elettro-pop con influenze classiche folk, con richiami dell’isola dove è nata. «In “Farei anche un figlio”, il mio ultimo lavoro, la ritmica richiama le origini, la nostra ta- rantella, che esplode nel ritornello, come una danza che libera dal malessere. Sono molto legata alla mia terra anche come persona: con lo sguardo che va oltre il mare che ci circonda e allo stesso tempo i piedi per terra, con la consapevolezza della bellezza che ho lasciato alle spalle». Il brano nasce in una sessione in studio, con i ragazzi con cui suona: Francesco Pomiero (chitarre), Antonio Diotallevi (contrabbasso e synth), Rarde (preproduzione) e Fabio Gargiulo alla produzione. «La prima frase, “Se avessi coraggio farei anche un figlio”, mi è uscita al primo accordo, è stata istintiva. Poi mi sono fermata per capire il perché mi mancasse il coraggio. Ho scavato a fondo, ho trovato rimpianti, desideri. Il ruolo della società che ci blocca, non ci lascia liberi di andare avanti. Vogliamo esaudire i nostri progetti, ad esempio nel lavoro, e non diamo spazio a quello di cui abbiamo davvero bisogno, l’amore». Un messaggio che diventa concettuale nel video: «Volevo che la location rappresentasse l’istinto primordiale, vitale, la nascita. Le antiche Cisterne Romane di Fermo erano il luogo perfetto. Il ballerino, Simone Zambelli, rappresenta il figlio e, allo stesso tempo, il desiderio che rimane nascosto. Inizialmente in posizione fetale, cerca di nascere in uno spazio freddo e umido, ma è bloccato. Ed è lui che viene da me e toglie il velo delle mie paure – il velo nell’immaginario siciliano, rappre- senta il lutto e il rimpianto –, e mi dà il coraggio di affrontare la verità. Nell’abbraccio, finalmente, riesco a sentire il deside- rio». Un abbraccio che è anche quello della musica, che non le lascia tempo per altro.
Altre passioni? Un attimo di silenzio, scuote la testa sorridendo: «No. La mia passione più grande è la musica. Sono immersa nella musica, la mia vita è attorno alla musica». Nemmeno per la moda? «La mia caratteristica è la semplicità, sono minimal. Do più importanza al corpo, non voglio che il vestito sia in primo piano, ma che sia la cornice». Ancora un attimo di pausa prima di ammettere: «Però gli abiti del video li ho scelti io. Il pantalone del ballerino e il velo nero li ho trovati in un negozio vintage, a sette euro, non sai che gioia! E la coperta color panna era uno scampolo in merce- ria». Torna seria quando le si chiede dei progetti per il futuro. «In questo periodo incerto, è difficile fare dei piani, ma sto preparando altri brani. Per carattere vivo molto sul presente, bisogna fare così per andare avanti».