La tempesta zen di Yohji Yamamoto
Quando a fine sfilata esce a prendere gli applausi, Yohji Yamamoto ha sempre l’aria un po’ spiazzata di chi è capitato lì per caso. Nemico giurato di ogni pompa magna, lo stilista nipponico crea le sue tempeste di abiti scomposti e ricomposti, di nero puro squarciato di bianco, con assoluta calma zen. Unico dei grandi nomi giapponesi ad aver raggiunto Parigi per presentare la collezione Primavera-Estate 2021, Yamamoto offre ai suoi clienti quello per cui lo amano: abiti avulsi da trend effimeri, piuttosto delle dichiarazioni di intenti da portare addosso. Nelle stoffe stazzonate ad arte, nei volumi esplosi come se i vestiti fossero scarmigliati dal vento, così come nei volumi fluidi che scivolano sul corpo, c’è tutta la sua poetica fatta di maestria e ribellione, che non brilla per novità, perché quello non è l’obiettivo. A chi gli chiede il senso della collezione lui risponde che con i suoi abiti lui non manda messaggi politici, si limita a stare dalla parte degli esseri umani, anche se non sempre sono buoni. Mica poco.
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