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Vintage Hunter: l'intervista a Johnny Valencia di Pechuga Vintage

Johnny Valencia è il founder di Pechuga Vintage, uno degli archvi di moda e pezzi rari più rilevanti. I suoi designer di riferimento sono Westwood e John Galliano nella sua era Dior. Ma il più raro è di Issey Miyake.

Look: Maglia di Jean Paul Gaultier, giacca vintage e cappello di Marc Jacobs by Stephen Jones. Foto di Noah Gonzalez.

Petto di pollo. È il significato in spagnolo della parola “pechuga. Un tocco spicy e latino per il fashion archive di Johnny Valencia rigorosamente based in L.A. L’idea è stata da sempre quella di creare una vera fashion army alla costante ricerca di capi iconici, sgargianti e belli. E far trovare, e comprare, ai suoi clienti il fantomatico Pechuga Babe, l’oggetto del desiderio. Che sia un pezzo audace di Christian Dior dei primi 2000, un cardigan over di Rick Owens, un fancy dress di Anna Sui o quelli punk e romantici di Vivienne Westwood dagli anni ’90 in poi. «Già da ragazzino cercavo capi che fossero cool, senza però avere la possibilità di spendere molti soldi. A scuola, i miei compagni mi chiedevano dove comprassi i miei vestiti ed ho capito che forse avevo qualcosa di speciale». Speciale, come alcuni dei suoi masterpiece, tra cui alcuni set completi di Vivienne Westwood, del 1984, 1989, 1990, 1994 e 1995. «Adoro Westwood, è la mia stilista preferita e i suoi look da passerella erano anche disponibili per l’acquisto».

 

"Indimenticabile la sfilata Haute Couture autunno 1999 di Christian Dior, ispirata a Matrix. Ricordo ancora i cappelli e i mantelli svolazzanti" Johnny Valencia

Tra gli altri designer di riferimento, John Galliano sopratutto nella sua epoca Dior. Indimenticabile, «la sfilata Haute Couture autunno 1999 di Christian Dior, ispirata a Matrix. Ricordo ancora i cappelli e i mantelli svolazzanti delle modelle». E se parliamo di capi icona, Pechuga Archive ha le risposte pronte: «il mio bustier Issey Miyake AW80/81!», che è anche il suo pezzo più raro. «E le scarpe Armadillo di Alexander McQueen della collezione Plato’s Atlantis SS10», sono invece quelle che mancano nella sua collezione. E sul futuro degli archivi di moda? «Vestirsi è divertente, ma questo è solo un aspetto del settore. Nel momento in cui ci chiediamo da dove vengono i nostri articoli, chi li produce e perché li acquistiamo, allora si che c’è aria di cambiamento. Il futuro risiede lì».

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