Karl Lagerfeld fotografo per L'Officiel e l'intervista su Cocteau, Coco Chanel e la poesia
Karl Lagerfeld fotografo? Nel 2013 il numero di ottobre de L'Officiel Paris celebra Jean Cocteau, sotto la speciale direzione creativa di Vincent Darré. Kaiser Karl sveste il ruolo di stilista e veste quello di fotografo, scattando un editoriale (e la copertina del numero) che ritrae gli attori protagonisti di Opium, film proprio su Cocteau diretto da Arielle Dombasle, tra i quali figurano Grégoire Colin, Marisa Berenson, Niels Schneider, Farida Khelfa, Ali Mahdavi.
Karl Lagerfeld diventa fotografo per L'Officiel e scatta la copertina (e un intero editoriale) de L'Officiel Paris n. 979, uscito nell'ottobre 2013, un numero-omaggio a Jean Cocteau sotto la direzione artistica speciale di Vincent Darré. Intervistato - tra le righe si coglie al meglio il suo spirito ribelle e salace -, Lagerfeld ci parla di tutto quel milieu culturale che circola attorno a Cocteau, Coco Chanel, la Marchesa Casati... insomma, les enfants terribles della Parigi brulicante di vita degli anni '20. Musical, definito come una descrizione narrativa della mente di Cocteau, Opium si basa su un diario che Jean Cocteau scrive durante una pausa presa per disintossicarsi, dopo che, per la disperazione seguita alla perdita dell’amatissimo Raymond Radiguet, era sprofondato nel consumo dell’oppio.
In occasione del Met Gala 2023 che si rifà al tema della mostra del Costume Institute del Metropolitan Museum di New york, Karl Lagerfeld: A Line of Beauty, vi riproponiamo l'editoriale scattato da Karl Lagerfeld e l'intervista al Kaiser della Moda condotta da Daphné Hézard.
Photography KARL LAGERFELD
Styling VANESSA BELLUGEON
Disegni di ELIE TOP
Intervista di DAPHNÉ HÉZARD
Scorri e leggi l'intervista a Karl Lagerfeld apparsa su L'Officiel Paris n.979 dell'ottobre 2013
Introduzione di Vincent Darrè
Con mia grande sorpresa, la famiglia Jalou mi ha offerto la possibilità di curare alcuni numeri eccezionali de L'Officiel. Una volta terminata la sorpresa, ho iniziato a disegnare la rivista su un quaderno come l'avevo sognata. Sotto forma di storyboard, la rivista ha preso una piega delirante. Gli amici che ammiro venivano e partecipavano, riempiendo il salone parigino con la loro immaginazione e il loro talento. Era una coincidenza che fossero appena terminate le riprese di Opium, il film di Arielle Dombasle su Jean Cocteau, in cui ero stato paracadutato come direttore artistico. Vi avevano collaborato molti artisti folli. È stato questo spirito di libertà che mi ha spinto a mettere insieme questo gruppo eterogeneo sulla copertina? Chi meglio di Karl Lagerfeld - l'Andy Warhol della moda - poteva catturare questa emozione nelle fotografie. E proprio come la Factory, ha trasformato il suo studio e ha accolto questa gioiosa banda con la sua cultura e il suo umorismo. È nato così il tema della rivista, un omaggio a Cocteau per i cinquant'anni dalla sua morte!
L'intervista a Karl Lagerfeld
L'OFFICIEL: Lagerfeld, cosa pensa veramente di Cocteau?
Karl Lagerfeld: Mi piace il giovane Jean Cocteau, mi piace un po' meno il Cocteau che disegnava sui tovaglioli dei ristoranti, verso la fine della sua vita. Sono rimasto molto deluso dall'ultimo volume del suo diario postumo. È sciocco e pretenzioso. Dice di avere più talento di Picasso o cose del genere. Amo la giovinezza di Cocteau e i suoi film del dopoguerra, come La bella e la bestia, Orpheus, Les Enfants terribles. Dopo di che, non mi è piaciuto più di tanto.
LO: Ma le sarebbe piaciuto conoscerlo...
KL: Non sono una persona che pensa di dover conoscere più persone possibile. L'idea che ho di loro loro è forse più eccitante della realtà. Mi basta questo. Non sono uno che scopre le stelle. Cosa ci avrei guadagnato conoscendolo?
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LO: Però sono delle similitudini tra lei e Jean Cocteau...
KL: Nessuna.
LO: Ma certo che ci sono: lei fa film, disegna...
KL: Sì, ma non scrivo (e soprattutto non faccio cattiva poesia).
LO: Non scrive?
KL: No, non scrivo. Non ho niente da dire. Rispondo alle domande, ma non ho niente da dire.
LO: E perché dice che era una cattiva poesia quella di Jean Cocteau?
KL: Non è quello che mi piace di più di lui. La poesia è una cosa difficile. O sei un poeta a tempo pieno o non lo sei.
LO: Quale poesia le piace?
KL: Catherine Pozzi, Anne de Noailles o roba arci-classica come Mallarmé, Rimbaud, Verlaine.
LO: Jean Cocteau frequentava il salotto di Annade-Noailles...
KL: Sì, l'ha copiata all'inizio. Lei aveva sicuramente più talento, credo. Mi piace anche Emily Dickinson, ma la poesia, se non è al 100%, mi crea problemi.
LO: Lei conosce bene i personaggi del film di Arielle Dombasle. Cosa pensa della loro interpretazione in Opium?
KL: La vera marchesa Casati era una pazza. L'opposto di di Marisa Berenson. Era più estrema. Marisa è la benevolenza in sé, la gentilezza, l'educazione perfetta. È l'opposto della Casati, ma può interpretarla.
LO: E Nijinsky, interpretato da Philippe Katerine?
KL: Fisicamente è un po' difficile, ma è divertente. Ho fatto anche un film su Nijinsky, con Misia Sert interpretata da Emmanuelle Seigner e Coco Chanel da Anna Mouglalis. È stato molto divertente, Baptiste Giabiconi aveva appena 18 anni e non aveva mai ballato in vita sua. Jean-Christophe Maillot, il direttore dei Ballets de Monte-Carlo, era stato chiamato e gli aveva mostrato tre movimenti. Era come se l'avesse fatto per tutta la vita. Ma Nijinsky era più basso di statura. È appena uscita una nuova biografia molto affascinante, con molte scoperte che non avevo letto in altre biografie.
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LO: Qual era il rapporto tra Cocteau e Coco Chanel?
KL: Coco Chanel lo aiutava soprattutto finanziariamente. Ci sono molte lettere in cui lui la ringrazia per donazioni o cose del genere. Ma non c'è da vergognarsi. Che una donna ricca aiuti gli artisti, credo sia perfettamente giusto e normale.
LO: È vero che Coco Chanel ha pagato anche la sua ultima riabilitazione?
KL: Sì, ha dovuto farlo. Ma sa, Coco Chanel era morfinomane fino all'ultimo grado. È morta per un'overdose proprio di morfina!
LO: Sembrerebbe essere necessario assumere sostanze per "mantenere in vita" il proprio talento...
KL: Personalmente non credo, ma non ho talento, quindi non posso dirlo. Personalmente non ne sento il bisogno. Trovo che fare ciò che si ama possa essere molto stimolante. Il lavoro può essere una droga, ma se ci aggiungi altre cose, nel contesto frenetico della vita di oggi, la situazione diventa ingestibile Si verificano situazioni come quella di John Galliano. Ma se si accetta di lavorare per un grande marchio, bisogna assumere anche i rischi del caso ed esserne consapevoli. Oggi questo lavoro è come uno sport di alto livello. Ma è ancora un lavoro che ti fa sentire bene.
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LO: È ancora un lavoro che la stimola?
KL: Non mi pongo questa domanda, lo trovo normale. Sono un commerciante e mi va bene così.
LO: Le piacciono i tributi?
KL: Trovo che la sola parola in sè sia orribile.
LO: Perché secondo lei i morti sono così di moda?
KL: Non lo so e ci sono molte cose che vanno di moda che non mi piacciono molto... che ritengo ridicole. È tutto un tributo. È orribile. Mi fa pensare all'espressione "I miei rispetti, signora". A me interessa quello che faccio, non quello che ho fatto o che farò. Il divertimento è continuare a sviluppare, perfezionare, fare. Fare per fare non fare per il gusto di fare.
LO: Cosa farà domani?
KL: Essendo nel bel mezzo dell'haute couture, farò delle foto a tarda notte, ma non è molto importante. Ho un appuntamento con dei brasiliani per le scarpe Melissa, poi ho un appuntamento con un signore per un profumo e poi torno alle mie prove per Chanel, se volete proprio saperla tutta.
HAIR Marc Orsatelli
MAKE UP Max Delorme
MANICURE Anny Errandonea
PHOTOGRAPHY ASSISTANTS Olivier Saillant, Xavier Arias, Ben Sollich, Frederic David
DIGITAL RETOUCH Ludovic d'Hardiville
STYLING ASSISTANTS Helena Tejedor, Viviana De Ferrari, Louise Mast, Marine Prud'hon