Fashion

Vintage Hunter: l'intervista a Jasmina TV

Influencers, reseller, personal shopper ma sopratutto vintage hunters. Indiana Jones del fashion system, cultori del passato di moda in continua ricerca dei tesori di stile, tra archivi, mercatini dell'usato e le più comuni piattaforme come Vestiere Collective o Vinted, che stanno conquistando le nuove generazioni di nativi digitali. L'intervista a Jasmina TV.

Look: abito di Jean Paul Gaultier Fall 1995, Mad Maxette Collection from Tab Vintage.

Look audaci, playful e super colorati. Un amore per il vintage e il retrò in generale diventata passione, dipendenza e anche un lavoro. La vintage hunter Jasmina TV, il cui account Instagram conta quasi 140 mila followers, gestito con il suo partner David, già da adolescente ricercava capi per il suo archivio glamour, a budget rigorosamente ridotto: «Per me è stata quella classica disperazione giovanile mescolata a un’insaziabile fame di esprimere la mia individualità che mi ha portato alla terra promessa: la Buona Volontà. Era una vera e propria caccia al tesoro ogni volta». Il suo guardaroba è il sogno di ogni buon amante della moda, non solo vintage. L’ultima acquisizione arriva dalla luxury vintage boutique di “What Goes Around Comes Around”. «È il pezzo che custodisco più gelosamente… una camicia western vintage Versace che apparteneva ad André Leon Talley. Passando per una ricca collezione di Céline di Phoebe Philo, «I pezzi sono ancora pratici e interessanti come quando sono usciti per la prima volta», e una in working progress di Moschino, «adoro i classici con un tocco di novità». E su quelli più pagati in assoluto, nessun dubbio: «una Dior Saddle Bag dell’era Galliano e un tailleur Chanel di Karl Lagerfeld dei primi anni ’90». 

«La moda d’archivio offre una strada tangibile per connettersi con la nostra storia culturale condivisa».

Attualmente sta concentrando la ricerca su un accessorio, «la cintura a catena viola Chanel ’94 indossata da Naomi Campbell». è necessario affinare, ed avere, una tecnica puntuale per riconoscere del buon vintage, «nel mio metodo c’è sicuramente della follia. E una parte che molti trascurano è la sensazione tattile. Anche grazie alla mia esperienza da stilista ho un tatto piuttosto acuto, non si tratta di guardare solo con gli occhi. Fa la differenza». E se la passione per la moda, libera dai loghi e dalle imposizioni del marketing, cresce di anno in anno anche tra i più giovani, «cresce anche l’interesse per la moda d’archivio che offre una strada tangibile per connettersi con la nostra storia culturale condivisa. I vestiti “nuovi” non hanno lo stesso valore emotivo».  E se parliamo di sostenibilità: «conservando e riutilizzando i capi esistenti, gli archivi di moda riducono gli sprechi e creano un’economia più circolare».

 

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