ITS Contest 2025, perché i finalisti sono già vincitori
Trieste con ITS Contest 2025 celebra il talento di domani insieme a due mostre dedicate all’universo-abito al Museo dell'Arte nella Moda ITS Arcademy: Fashionlands - Clothes Beyond Borders e Bordless. Dal 27 marzo.
L'appuntamento con ITS Contest 2025 a Trieste è finalmente arrivato e con lui una tra le occasioni più significative per tutti gli studenti aspiranti fashion designer che desiderano condividere il proprio punto di vista sul vastissimo concetto del "vestire" e sull'abbigliamento davanti a una meticolosa ed eclettica giuria di adetti al settore. Il 20 e il 21 marzo si è svolto l'evento finale dell’ITS Contest 2025 che ha visto Maximilian Raynor ricevere il riconoscimento speciale della giuria, ITS Jury’s Rewarding Honours per il suo lavoro maturo frutto di un uso consapevole dei codici artistici che provengono dal teatro e dalla musica, dalla sperimentazione dei materiali e dalle logiche dell’autoproduzione. Un premio che lo porterà a ricevere da parte di ITS un supporto su misura nelle attività di mentorship, networking professionale e accesso alle opportunità di settore. A fianco della conclusione del contest, anche la presentazione di due nuove mostre presso l’ITS Arcademy - Museo dell’Arte nella Moda, aperte al pubblico per 10 mesi a partire dal 27 marzo 2025. Un luogo inaugurato due anni fa e ormai inserito tra i circuiti internazionali di scouting della creatività. Si tratta infatti del primo museo italiano di moda contemporanea inaugurato nel 2023 e fortemente voluto da Barbara Franchin, lungimirante e tenace Presidente e Direttrice Artistica della Fondazione ITS. La piattaforma a 23 anni è impegnata nel contribuire a lanciare le carriere di creativi visionari grazie a una ricerca e a una selezione accurata e appassionata dei progetti provenienti dalle più prestigiose scuole e accademie di moda del mondo. I nomi delle star che popolano il fashion system di oggi sono passate praticamente tutte da ITS a Trieste: da Cecilie Bahnsen a Matthieu Blazy, da Chopova Lowena a Nicolas Di Felice, da Maiko Takeda a Demna.
Però questa edizione 2025 è stata diversa, ha cambiato forma ed è cresciuta. "È piuttosto un concetto di collaborazione invece che di competizione". Così Barbara Franchin commenta nell'anno di GO! 2025 Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della cultura transfrontaliera, una trasformazione illuminata che diventa un segnale forte di sinergia del territorio in un anno così importante per tutta la regione.
Quest’anno la competizione ITS Contest 2025 si è trasformata in una celebrazione collettiva del talento senza confini. I designer finalisti sono infatti già tutti vincitori avendo conquistato l’ITS Creative Excellence Award 10x10x10, che ha offerto loro l’opportunità di partecipare a una residenza creativa di dieci giorni, ricevere una borsa di studio del valore di diecimila euro e la presentazione delle loro creazioni nella mostra Borderless di ITS Arcademy - Museum of Art in Fashion. A questo scenario si aggiungono esperienze su misura offerte dai partner, tra cui OTB di Renzo Rosso, Luxottica e Swatch.
Chi sono i finalisti e vincitori di ITS Contest 2025
Le tematiche dei progetti dei finalisti vincitori di ITS Contest 2025 attingono ispirazione dalla sfera personale e dalle radici culturali in dialogo con l’osservazione del loro presente così come del nostro futuro. Se le spazzole per il corpo non convenzionali e indossabili di Cindy Zhaohan-li nascono per coinvolgere le persone nella sperimentazione di sensazioni corporee e costruire intimità fisica in nuovi modi, gli abiti di Naya El Ahdab arrivano dal suo percorso di donna disabile seduta 24 ore su 24, 7 giorni su 7 su una sedia a rotelle, per dirigersi verso l'accettazione e la fiducia nei nostri corpi nel solco del drappeggio di Madame Grès. Dai designer cinesi come Yifan Yu, Qianhan Liu e Zhuen Cai, la pelliccia dei Wild Men della foresta diventa sostenibile perché convertita in maglieria, la pelle in legno e foglie, la visita al tradizionale Giardino Yuyuan, costruito a Shanghai durante la dinastia Ming, diventa una collezione sviluppata da forme semplici in colori ottenuti utilizzando tinture di cachi. Il futuro distopico immaginato da Mijoda Dajomi dove la scarsità di acqua dolce è così drammatica da essere istituito un ordine di guardiani dell'acqua piovana, le "Figlie della pioggia”, ha visto la creazione di "artefatti per la testa" sviluppati per funzionare come strumenti di raccolta dell'acqua piovana dal potenziale cinematografico vicino al lavoro di Moebius. Tra i finalisti vincitori di ITS non è mancato il gioco interlacciato alla nostalgia: i ricordi vividi e autobiografici d’infanzia filtrati con la lente degli sport di famiglia come lo sci e la vela di Patrick Taylor, la frammentazione e sbiadimento di quelli di una persona affetta da Alzheimer trasposti invece da Macy Grimshaw sono abiti altrettanto sconnessi, confusi, doppiati e lacerati non per questo privi di vita. Gabrielle Szwarcenberg è partita invece dagli angoli dei libri con le orecchie piegate per lavorare sul tessuto come se fosse carta, mentre nel progetto di Maximilian Raynor ogni look realizzato con materiali deadstock con tecniche di taglio a spreco zero diventa costume per vestire personaggi di un film di protesta ambientato in purgatorio.
A It's Arcademy due nuove mostre allargano lo sguardo sui confini della moda
Dal 27 marzo è dunque possibile visitare presso gli spazi di ITS Arcademy - Museum of Art in Fashion la prima mostra Borderless, curata internamente da ITS Arcademy, dove ammirare una nuova generazione di designer attraverso le loro opere, già parte della Collezione permanente del museo; un patrimonio di design costituito da 15.000 oggetti tra progetti creativi visionari, abiti, accessori, gioielli e fotografie giunti a Trieste nel corso delle edizioni passate del contest. Un insieme dalla rilevanza storica straordinaria che racconta l’evoluzione della creatività nelle sue espressioni più radicali, artistiche e sperimentali davvero sorprendente. In apertura al Museo anche Fashionlands - Clothes Beyond Borders, exhibition a cura di Olivier Saillard, direttore della Fondazione Azzedine Alaïa ed ex direttore del museo Palais Galliera di Parigi, e di Emanuele Coccia filosofo e professore associato presso l'École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Due progetti pensati per restituire spunti di riflessione sul linguaggio universale dell'abito che ci riguarda da vicino molto di più di quanto immaginiamo.
Fashionlands - Clothes Beyond Borders è la mostra che segna la seconda collaborazione dei due curatori per ITS Arcademy dopo il primo capitolo espositivo intitolato Le molte vite di un abito, un'osservazione sul guardaroba personale "sul metodo di cosa significhi mostrare, esibire la moda dove l'abito è già di per sé una mostra, un piccolo museo del sé, attraverso un catalogo dei luoghi in cui un abito trasforma la nostra vita in museo e quindi fa di noi la mostra della nostra anima" rievoca Coccia. La curatela di Fashionlands - Clothes Beyond Borders raggiunge una scala più grande e inclusiva del ragionamento a quattro mani avviato nel 2024. Si tratta di un progetto esplorativo della moda come linguaggio universale che ne trascende i confini, dunque secondo una logica spaziale. Saillard e Coccia hanno messo a confronto 23 creazioni visionarie di stilisti emergenti, selezionate dall’archivio ITS Arcademy, con immagini in bianco e nero evocative dell’essenza del guardaroba quotidiano realizzate da Gabriele Rosati.
"Abbiamo tracciato una sorta di cartografia del sistema moda e ci siamo accorti di due cose. La moda è l’unica tra le arti a costituire un linguaggio universale globale diversamente intelleggibile molto più di altre arti. Una lingua franca per iniziare a parlare assieme: ogni abito cuce esperienze, memorie, tradizioni e culture diverse senza limitarsi a esprimere individualità perimetrate - altrimenti è folklore e non moda. Tanto più adesso che assistiamo alla guerra delle identità dove ciascuno prova a cucirsene una. Invece sono molte di più e mescolate tra loro", così Coccia introduce l'incipit della curatela. "La seconda motivazione ci ha visti coinvolti nel tentativo di studiare le forme di universalità anche su un altro piano. Di come forme semplici come la t-shirt, la cintura, la camicia bianca o il trench, abbiano attraversato tutte le barriere sociali e le forme estetiche, nel tempo siano state riadattate e ridisegnate producendo forme di significato minimo non funzionale ancora oggi risorsa insospettabile per produrre rappresentazioni comuni di un NOI complesso e forse più autentico. La mostra prova dunque a esprimere che ogni abito, contro tendenza alla tettonica delle placche, diventa Pangea, mette cioè assieme elementi separati che per un attimo si uniscono" conclude Coccia. Entrabe le mostre sono aperte al pubblico dal 27 marzo.