The Next Icon: l'intervista a Sadie Sink
Catapultata nella celebrità dal successo di “Stranger Things” e ora protagonista di film acclamati dalla critica, l’attrice riflette sulla strada fatta e quella da fare.
Photography Lea Winkler
Styling Molly Dickson
Dagli inizi come attrice di teatro comunitario in Texas per arrivare ai grandi ruoli a Broadway - ha interpretato Annie! - sembra che la stella di Sadie Sink sia stata da sempre destinata a brillare. Nel 2017, a quattordici anni, è entrata a far parte del cast di “Stranger Things”, il successo Netflix, nel ruolo di Max, la skater maschiaccio. In un attimo tanto Hollywood quanto i brand di moda l’hanno accolta e le occasioni sono arrivate a frotte. A dicembre ci sarà un altro motivo di soddisfazione per la oggi ventenne Sink, con l’uscita dell’ampiamente anticipato “The Whale” il film diretto da Darren Aronofsky in cui mette in mostra le sue doti drammatiche. Adattato dall’omonimo spettacolo teatrale di Samuel D. Hunter, racconta la storia di Ellie, interpretata da Sink, una teenager problematica che arriva nell’angusto appartamento del padre obeso (Brendan Fraser) la cui salute sta peggiorando.
L’OFFICIEL: Hai cominciato la carriera quando eri molto giovane. Come hai fatto a capire che era la recitazione quello che volevi fare?
SADIE SINK: Mio fratello Mitchell ed io recitavamo a casa per gioco. Eravamo ossessionati dalle performance dei Tony Awards su YouTube - o dai bootleg dei musical di Broadway che volevamo vedere.
LO: Quali?
SS: “Wicked”, “Hairspray” e “You’re a Good Man, Charlie Brown”. Anche “Matilda” e “Annie” ci piacevano un sacco, perciò quelli erano gli spettacoli che finivamo per fare. Mia mamma diceva: “Veramente ragazzi dovreste mettere in piedi uno show”, così abbiamo partecipato a delle produzioni di teatro comunitario e abbiamo continuato a voler fare di più. Imploravamo nostra madre: “Per favore, trovaci un’altra audizione” e lei ci portava nei vari teatri vicino a dove abitavamo (Brenham, in Texas) e facevamo le audizioni per divertimento. Più spettacoli facevamo e più gli altri genitori o registi ci dicevano dove andare dopo, era più che altro un seguire la corrente, che alla fine ci ha portati a fare un viaggio a New York per partecipare alle audizioni per le grandi produzioni.
LO: All’epoca avevi 10 anni, giusto?
SS: Sì. Per i primi sei mesi in cui mio fratello ed io abbiamo lavorato a Broadway, mia mamma è restata con noi a New York. Mio padre e i miei fratelli erano ancora in Texas, convinti che saremmo tornati a casa una volta finito tutto. Solo che mio fratello ed io continuavamo a essere ingaggiati per altri spettacoli, oppure i nostri contratti venivano estesi, così i miei genitori decisero di trasferire lì tutta la famiglia. Ci siamo sistemati nel New Jersey.
LO: Cosa significa avere due attori in famiglia?
SS: Beh, adesso siamo in tre perché - notizia fresca - mia sorella più piccola che ha 12 anni è entrata nel giro dei musical. Siamo stati Mitchell ed io, impegnati nello stesso spettacolo tutti e due con la
stessa passione e determinazione, ad avere portato i nostri genitori a dire “Okay, è l’unica scelta”.
LO: Com’è andata l’audizione per “The Whale” e come ci sei arrivata?
SS: Darren mi ha cercata e mi ha chiesto se potevo partecipare a un reading di ciò che veniva definito “Il progetto senza titolo di Darren Aronofsky”. Era appena prima della pandemia, mi sono presentata in un teatro qualunque, mi hanno fatta sedere a fianco di Brendan Fraser e abbiamo letto il copione di “The Whale”. Nel leggere il mio personaggio, Ellie, e nell’essere con Brendan, capivo che c’era qualcosa nell’aria. Non era chiaro se il progetto sarebbe stato realizzato o meno, ma tutti in quella stanza sapevamo che avremmo potuto fare qualcosa di molto speciale.
LO: Quindi l’audizione è avvenuta in seguito?
SS: Sì, consisteva nella prima scena e in quella finale e si è tenuta su Zoom, il che era molto difficile. Ricordo che al termine mi sono detta “Non è andata bene”. Quando parli a uno schermo, riesci a dare fino a un certo punto, ma evidentemente era abbastanza.
LO: Com’è stato lavorare con un regista come Darren?
SS: Credo mi abbia aiutata a crescere come attrice e a cambiare certe abitudini da attrice bambina di cui dovevo liberarmi per sentirmi davvero sicura di fronte alla macchina da presa. Anche se lavoro da
anni, è ancora difficile arrivare al punto in cui sei in grado di aprirti completamente e di essere vulnerabile. Lavorare a “The Whale” con Darren e soprattutto Brendan è stata la situazione perfetta per attingere a me stessa come attrice come non avevo fatto mai.
LO: Come ci si arriva fino a lì?
SS: Mi ha molto sorpreso come quei momenti siano avvenuti in modo naturale. Soprattutto per il finale, quando ormai avevamo lavorato insieme per cinque settimane. Credo che concentrarsi sul
personaggio, farlo con Darren e stare in quell’appartamento abbia portato Ellie a trasformarsi in un pozzo di emozione, per cui sembrava del tutto reale. Eravamo tutti un po’ nervosi nell’affrontare quella scena ed è davvero traboccata da ciascuno di noi perché sentivamo di doverlo ai personaggi. Ci sono voluti tre giorni per girare, perciò ci ha davvero prosciugati. In ogni scena in cui stai urlando
o ti stai lasciando andare alle emozioni forti, alla fine ti senti più leggera. È stranamente terapeutico. La reality TV aiuta a bilanciare le cose, la mia attuale ossessione è per “L’amore è cieco”.
«Anche se lavoro da anni, è ancora difficile arrivare al punto in cui sei in grado di aprirti completamente e di essere vulnerabile»
LO: E che musica ti piace?
SS: Al momento ascolto l’album dei The 1975 (“Being Funny in a Foreign Language”). Lo sto ascoltando a nastro, ma è davvero troppo bello. Mi piace anche “Midnights” di Taylor Smith.
LO: Tu e Taylor siete amiche, e immagino tu sia anche una sua fan.
SS: Oh sì, ero molto gasata all’idea del suo nuovo album e ha superato le mie aspettative. “Reputation” (uscito nel 2017) è uno dei miei preferiti, perciò ero entusiasta di avere un altro pop album. Ogni volta in cui pubblica qualcosa, il mondo si ferma.
LO: Cos’è per te l’amicizia?
SS: Taylor è nel business da tanto - anche se il suo settore è leggermente diverso dal mio - ha buoni consigli da dare, specie a una più giovane come me. È bello sapere che è al mio fianco. Quando la tua vita professionale viaggia ai duecento all’ora o quando senti che tutto ruota intorno al lavoro, è difficile trovare un equilibrio.
LO: Come riesci a conciliare l’aspetto della celebrità legata al tuo lavoro?
SS: Di recente ho realizzato che davvero tu hai solo te stessa, perché quando ti trovi a viaggiare per lavoro, nella tua vita tutto è così inconsistente e instabile. Potresti andare un po’ fuori di testa dato che tutto intorno a te cambia di continuo, ma se sai chi sei e hai la testa sulle spalle, puoi restare il più centrata possibile. Avevo 14 anni quando tutto è iniziato, è strano, all’epoca mi facevano andare di matto cose che ora sono la normalità, come l’essere riconosciuta.
LO: Riesci ancora a muoverti mantenendo l’anonimato?
SS: Dipende. Sono stata molto a Berlino (per girare“Berlin Nobody” con Eric Bana) ed è bello perché lì sono anonima. Negli Stati Uniti, in certe zone è un po’ frenetico, però credo sia importante non farmi limitare. Di sicuro devo essere creativa...
LO: Cioè? Hai una sosia che mandi in giro?
SS: Se sto facendo delle commissioni e ho poco tempo, devo andare nei posti senza essere riconosciuta, e allora c’è la manovra di cappello, maschera e occhiali da sole che uso per andare dentro e fuori. Ho scoperto però che sono i capelli che mi tradiscono.
LO: I tuoi capelli sono incredibili.
SS: Non li ho mai toccati. Il mio segreto è non usare il phon e non colorarli.Non credo che li tingerei mai, mi fa paura. Se un ruolo dovesse richiedere un cambio di colore, opterei per una parrucca.
"Mi ci è voluto un po' per abituarmi ai red carpet e ai grandi eventi in generale... non credo che sembreranno mai normali".
L'O: I capelli però sono così incredibili. È così divino. L'hai mai tinto o cambiato drasticamente?
SS: No, non l'ho mai toccato. Il mio segreto è non scaldarlo e non colorarlo. Non so se lo tingerei mai; che mi spaventa. Quindi al momento non lo farò. Se un ruolo richiedeva un cambio di colore dei capelli , opterei per una parrucca.
L'O: C'è molto fermento per i premi preventivi per The Whale . Quella roba ti riguarda?
SS: Non ho mai pensato che [gli spettacoli di premiazione] fossero un'opzione per me. Soprattutto con Stranger Things e il brusio che ne derivava; era qualcosa di totalmente inaspettato. Quindi è decisamente eccitante e un bel complimento, ma non è mai stato in alcun modo una forza trainante per me. È un lato nuovo di tutto ciò di cui non so assolutamente nulla. Ricordo di essere andato agli Emmy per la seconda stagione di Stranger Things, ed è stato così surreale essere a una cerimonia che avrei guardato in TV crescendo. Ero tipo "Oh, questo non è così affascinante come lo fanno sembrare".
L'O: Esatto. È un po' come un ricevimento di nozze.
SS: Sì, un ricevimento di nozze molto grande, ed è stato molto, molto lungo. Mi ci è voluto un po' per abituarmi ai red carpet e ai grandi eventi in generale. Si sentono ancora strani. Non credo che si sentiranno mai normali.
L'O: Sei sempre bellissima su un tappeto rosso, però. Sei come l'erba gatta dell'industria della moda.
SS: Sono stato con la mia stilista, Molly Dickson, da quando avevo 15 anni, quando è iniziata la stampa per Stranger Things . A quell'età, non stai facendo scelte di moda incredibili, o almeno non lo ero. Avevo bisogno di qualcuno come Molly che mi insegnasse tutto. Quindi, attraverso di lei, ho imparato a conoscere tutti i diversi designer. E poi, crescendo, ho iniziato a lavorare con diversi marchi. È davvero divertente sviluppare relazioni con queste case diverse. Incontri persone fantastiche e vivi incredibili esperienze di viaggio.
LO: Si parla di possibili premi per “The Whale”. Come stai vivendo questa cosa?
SS: Non ho mai pensato che il mondo degli award fosse un’opzione per me. Soprattutto per “Stranger Things”, tutto il buzz che ha scatenato era qualcosa di totalmente inaspettato. È molto eccitante e un gran complimento, ma non è mai stata una spinta per me, è un nuovo aspetto del lavoro di cui non so assolutamente nulla. Ricordo quando sono andata agli Emmy per la stagione due di “Stranger Things” ed era così surreale partecipare a una cerimonia che crescendo avevo guardato in TV. Mi dicevo, “Oh non è affatto glamorous come te la fanno apparire”. Era stata molto, molto lunga. Ci ho messo un po’ ad abituarmi ai red carpet e ai grandi eventi in generale. Mi sembrano ancora strani. Non credo che li considererò mai normali.
LO: Eppure sei sempre bellissima sui red carpet - sono sicura che ti aiuti il fatto di avere ormai molti rapporti anche con i marchi della moda.
SS: Lavoro con la mia stylist, Molly Dixon, da quando avevo 15 anni per gli incontri stampa per “Stranger Things”. Quando hai quell’età non fai delle scelte moda incredibili, o quanto meno non era il mio caso. Avevo bisogno di qualcuno come Molly che mi insegnasse tutto. Tramite lei ho imparato tutto dei diversi stilisti e poi sono cresciuta e ho iniziato a lavorare con marchi differenti.
"Non ho mai manifestato intenzionalmente nulla nella mia vita, ma quando rifletto su come sono andate le cose, c'è qualcosa di stranamente cosmico al riguardo."
LO: Sei anche parte del mondo di Chanel: ti piace partecipare ai grandi eventi della moda?
SS: Sì, specie con Chanel. Mi hanno vestita per la mia prima première di “Stranger Things”, il mio primo red carpet di sempre! Sostanzialmente mi hanno vista crescere, perciò abbiamo un rapporto molto speciale.
LO: Wynona Ryder dice che sei la prossima Maryl Streep. Ti confronti con gente come lei sul tema della longevità nel vostro settore?
SS: Il miglior consiglio che ho ricevuto riguarda il lavorare con le persone giuste. Un ruolo puoi sentirlo adatto, ma non significa niente se è legato alle persone sbagliate. Bisogna scegliere di lavorare con i filmmaker giusti.
HAIR Tommy Buckett
MAKE UP Tyron Machhausen USING Chanel Beauty
SET-DESIGN Emma Magidson e Henrique Cirilo
PRODUCER Bifen Xu e Bowen Fernie
PHOTOGRAPHY ASSISTANTS Chad Hilliard e Dylan Garcia
STYLING ASSISTANTS Kate March e Sami Maccabe
SARTORIA Kaitlyn De La Cruz