Fashion

Il caos

La moda prende dalla strada. E dimostra che gli stili sono plurimi, accogliendo la confusione della vita in passerella. Nella caoticità delle tendenze, c’è però spazio per i puristi, che rassicurano gli animi, nella loro costante ricerca della perfezione
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Look dalla couture 2017 di Azzedine Alaïa. Look dalla cruise 17-18 di Gucci

 

di Angelo Flaccavento

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L’attacco è andato avanti per anni, fomentato dalla parcellizzazione della cultura digitale che glori ca il personale, l’intimo, l’orgogliosamente individualistico a scapito dei movimenti di massa. La cameretta dove ciascuno costruisce il proprio mondo e cesella la propria estetica, scegliendo con chi condividerli senza megalomanie di ecumenismo, si rivela da ultimo in nitamente

più produttiva e fermentante della pubblica piazza dove si fa tutti le stesse cose. La metaforica Bastiglia della moda come tirannide, roccaforte delle tendenze univoche imposte dall’alto cui tutti devono adattarsi ciecamente, pena l’onta d’apparire démodé, dunque irrilevanti, è nalmente caduta. Andata in frantumi, inesorabilmente. Non per sempre, certo, perché la moda si muove in circoli e prima o poi tutto torna, anche ciò che si riteneva cancellato per sempre - un po’ come certi zombie immarcescibili che la politica continua a regalarci, legislazione che va, legislazione che viene. Hic et nunc, però, va così.

La novella sregolatezza solleva gli animi almeno quanto disorienta le coscienze. Fuor di metafora, infatti, l’ultima tendenza, la SOLA tendenza, in grassetto e tutto maiuscolo è l’assenza di ogni tendenza, e venia sia concessa per il pleonasmo. È caos. Si somma di tutto e di più,

di questo e di quello, nello stesso momento, e non di rado nella medesima collezione. Alto e basso, eccentrico e rigoroso, nostalgia e futurismo, decorazione estrema e crudezza brutalista sono solo alcune delle antitesi che descrivono lo status quo modaiolo. Una fashion editor dall’eloquio particolarmente icastico e colorito dipinge il presente fashion come un’arca di Noè. L’immagine è fulminante e partico-

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larmente appropriata, non ultimo perché nel pluralismo democratico che dilaga c’è in fondo qualcosa di enciclopedico e ricapitolativo: una sorta di Bignami dei momenti e de- gli stili che hanno segnato le epoche 

e lasciato un segno nella memoria collettiva, dal profondo della storia al passato recente, declinati tutti al presente. La situazione può apparire scombussolante, ma equivale in realtà ad una moltiplicazione

di possibilità che mette al centro l’individuo con il suo punto di vista, capace di tessere reti e connessioni anche tra ciò che in apparenza non

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 Look dalla collezione SS17 di Céline. Look dalla SS16 e dalla cruise 2015 di Louis Vuitton

 

dialoga. Quel che conta, insomma, è il consumatore, del quale si stimola la verve di bricoleur, lo spirito di interpretazione. Nel vorticare del molteplice, inoltre, sono i singoli prodotti a parlare, sicché caos e marketing vanno a braccetto, e

non è necessariamente detto che sia un male. Alessandro Michele
di Gucci ha avviato il movimento, ribaltando l’idea stessa di cool no a glori care i beautiful freak che non fanno distinguo tra glam rock
e teatro elisabettiano, tra costume rinascimentale e ghetto couture, tra pittura di genere e b-movie, men che mai tra maschio e femmina. Anche Nicolas Ghesquière, da Louis Vuitton, promuove la molteplicità e coesistenza di opposti. 

Per rafforzare il concetto pluralista, ambienta addirittura lo show nelle sale del Musée du Louvre, tra sublimi lacerti di scultura, componendo un metissage di stili che rispecchia l’incrociarsi di specimen di varia umanità tra i corridoi di un museo, o in una piazza. Phoebe Philo, di Céline, opta proprio per la tranche de vie, sublimando l’idea che la

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moda prenda ispirazione dalla strada no a renderla astratta. Per non parlare, naturalmente, della rutilante galleria di tipi e archetipi, dal metallaro al poliziotto alla sciura, che si materializza da Vetements. Se la moda, per de nizione normativa e codi cante, accoglie la vita vera nei suoi aspetti contraddittori e caotici, c’è solo da mollar gli ormeggi, lasciarsi travolgere e plasmare la confusione a proprio uso
e consumo. Senza dimenticare che nel moltiplicarsi impazzito di voci e tendenze, resistono anche i puristi mai confusi, o confondenti. Creatori come Azzedine Alaïa, che cesella ad in nitum il vestito e il cappotto perfetti, rassicurando ogni minuto di più con la ripetizione martellante che tende alla perfezione assoluta. C’est la vie.

 

 Look dalla collezione FW12 di Céline. Look dalla SS18 e look dalla FW17-18 di Vetements

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