Lifestyle

The Costes Saga: l'hotel parigino più amato dalle star

Listituzione parigina che ha reinventato il business degli hotel della città si espande, con l’opening della nuova area progettata da Christian Liaigre.

person human drawing art doodle

Text by JEAN-MICHEL DE ALBERTI

Illustration WALTER CHIAPPONI e SACHA FLOCH POLIAKOFF

C’è un mistero dietro al Costes. Come fa a restare uno dei più famosi hotel di tutto il mondo. Madonna, Rihanna, Kate Moss, Tom Cruise, Johnny Depp e altre celebrities da ogni dove hanno soggiornato lì. Il proprietario, Jean-Louis Costes, vive nell’ombra, non compare mai sui media e solo di rado partecipa a eventi mondani. «Jean-Louis è l’incarnazione della modestia, un perfezionista del dettaglio che non ama parlare di sé, perché pensa che siano le sue istituzioni le vere star», spiega Albane Cleret, l’agente di Isabelle Adjani, ex presidentessa del Festival di Cannes, che ha trasformato il Costes nel suo secondo ufficio. I valori di modestia e di umiltà sono passati di generazione in generazione ad Aveyron, nel sudest della Francia, da dove viene la famiglia Costes. Tradizionalmente gli abitanti di quella zona diventavano proprietari di caffé e ristoranti a Parigi, da quando una parte di loro si era stabilita in città nel XIX secolo per vendere carbone e servire bevande e caffè alla cassa. Negli anni ’90 Jean-Louis e e Gilbert Costes hanno venduto il loro primo successo, il Café Costes disegnato da Philippe Starck nel cuore de Les Halles, e si sono messi a cercare un nuovo business. La scelta è caduta su Le France et Choiseul, un vecchio e poco attraente albergo su rue Saint-Honoré, a un tiro di schioppo da Place Vendôme la cui ristrutturazione sarebbe andata, a rigor di logica a Philippe Starck. Il Café Costes lo aveva reso famoso, con conseguente moltiplicarsi di incarichi internazionali, tra cui lo spettacolare ristorante Felix inaugurato nel 1994, in cima al Peninsula Hotel di Hong Kong. Alla fine l’incarico è andato all’interior designer Jacques Garcia. «Jean-Louis Costes aveva partecipato a una cena a casa di un cliente che avevo seguito per il décor e il giorno dopo mi chiamò, proponendo di incontrarci», racconta Garcia. Come Philippe Starck, Garcia era sconosciuto al grande pubblico al momento di incontrare Jean-Louis Costes. «Non sapevo nulla di hotel a quel tempo, avevo solo collaborato al rinnovo della lobby del Royal Hotel a Deauville e la mia specialità erano le case private. Per il futuro hotel Costes, proposi subito l’idea di giardini all’italiana, con arcate e due cornici. Il France et Choiseul era un piccolo edificio borghese senza grazia e io mostrai il mio progetto a Jean-Louis Costes che mi rispose: “Cominceremo domani!”». I due ancora non sapevano che stavano per creare un impero che avrebbe cambiato il volto di Parigi.

Jean-Louis Costes, insieme a suo fratello Gilbert e a Jacques Garcia avrebbero aperto molti nuovi ristoranti: L’Avenue, all’angolo con rue François 1 e avenue Montaigne; L’Esplanade a Les Invalides e il Café Ruc, proprio di fronte al Palais Royal. Gli inizi dell’hotel Costes sono stati incerti, Jean-Louis Costes non credeva che avrebbe funzionato un ristorante dentro a un albergo, in più il loro budget era limitato. «Per la decorazione delle stanze, andammo di fretta al mercato delle pulci, perché stavano arrivando le prime prenotazioni. La cucina era di soli venti metri quadrati e venne allargata solo in un secondo momento, di fronte al successo inimmaginabile», aggiunge Jacques Garcia. Ad ogni modo, era stato il ristorante a sedurre immediatamente i parigini e gli ospiti internazionali, con le tante alcove e le lounge discrete. I primi mesi subito dopo l’apertura ci si poteva imbattere in Francis Ford Coppola e famiglia con un libro in mano intorno al tavolo, indisturbati come degli anonimi turisti americani, non lontani da Sharon Stone o Monica Bellucci. E dal momento in cui gli studios cinematografici americani e i canali televisivi hanno iniziato a usare le stanze dell’albergo per le interviste alle star, la parata di celebrities è diventata incessante. Nel 1998 Johnny Depp ha incontrato Vanessa Paradis in una delle sue sale, un amore a prima vista e l’inizio di una lunga love story. Il mondo della moda ne ha fatto la sua base, con Chanel a pochi passi e Colette, il mitico concept store, aperto lì vicino nel 1997, senza contare le innumerevoli cene fashion organizzate al Costes. L’hotel riusciva a evitare scandali e tenere alla larga i paparazzi più fastidiosi. Foc Kan, il famoso fotografo delle notti parigine che documentava tutti i party al Bains e al Palace spiega: «Costes ha un motto: viviamo felici e viviamo nascosti. Non sono mai riuscito a fotografare nessun party, nessuna cena salvo quella per il lancio dell’ultimo numero del mitico magazine Façade. Per i fotografi l’accesso agli eventi all’interno dell’hotel era impossibile». Così nessun fotografo aveva potuto immortalare nel luglio del 2000 il pranzo in terrazza di Björk con Jeremy Scott. Probabilmente per una scommessa i due decisero di attaccare gli avventori, tirando loro delle olive, compresi diversi attori francesi costretti a spostarsi di tavolo per allontanarsi dalla cantante. Jean-Louis Costes aveva scelto uno dei camerieri, Stéphane Pompougnac, trasformandolo nel DJ dell’hotel, segnando così l’inizio di una enorme successo per il Costes. Le sue compilation venivano esportate in tutto il mondo e la sua avventura, durata fino al 2011, era stata l’invenzione e il trionfo della lounge music, riproposta poi fino alla nausea dagli hotel di tendenza in tutto il mondo. La creazione musicale è ancora fondamentale per il Costes, sebbene ora si sia spostata in un studio nascosto nei meandri dell’hotel, dove si producono gli album della band Masomenos.

Joan Costes (figlia di Jean-Louis) e Adrien de Maublanc fanno musica elettronica più in linea con i tempi. «Il Costes per noi è una casa, una tradizione, un’ispirazione, un nascondiglio», racconta Joan Costes. Quanto alla cucina, il successo del ristorante non dipende da uno chef stellato. La cucina del Costes divide i migliori critici gastronomici: c’è chi apprezza la semplicità dei piatti e ama i suoi classici, come Kim Kardashian, che ha confessato di avere affittato un jet privato da Los Angeles a Parigi mentre era incinta, solo per passare una notte in città e gustarsi la cheesecake del Costes che le mancava terribilmente. L’etichetta Costes vende, sebbene l’hotel abbia resistito alle lusinghe di investitori, interessati ad aprire altre location a Los Angeles o Mosca. L’atmosfera parigina è difficile da riprodurre altrove e agli inizi degli anni Duemila dozzine di proprietari di alberghi hanno chiesto a Jacques Garcia di immaginare un progetto affine allo spirito del Costes, visto che un ristorante alla moda all’interno di un hotel sembrava remunerativo. Invece di espandersi lontano da Parigi, Jean-Louis Costes ha avuto l’idea di sviluppare un secondo albergo a ridosso del primo. Nel 2011 ha comprato l’Hotel Lotti, un mitico palazzo parigino su rue De Castiglione, che nel tempo ha ospitato Winston Churchill, Richard Nixon e Jane Fonda. «Ero contario all’idea di comprare un altro albergo», spiega Jacques Garcia. Per un po’ i due avevano pensato di acquistare l’Hotel de Crillon, su place de la Concorde, prima di mollare il colpo. Il progetto di trasformazione del Lotti è stato fatto senza Garcia e Jean- Louis Costes ha scelto Christian Liaigre, con cui aveva lavorato per gli interni del ristorante La Société in Saint- Germain de Pres, definendo il progetto come: «Maturo, basato su una solida e serena amicizia con il molto elegante Christian Liaigre». Christian Liaigre aveva progettato per Larry Gagosian, Calvin Klein, Rupert Murdoch, commesse importanti durate tutta la decade del 2010. Dopo aver venduto il suo studio e lasciate le attività della sua precedente società, ha continuato il progetto a nome suo, basando il suo team negli uffici affittati da Jean-Louis Costes e quello è stato il suo ultimo lavoro, visto che è mancato nel settembre del 2020. Per la nuova ala del Costes si era immaginato un progetto monumentale: un’enorme lobby, appartamenti lussuosi e ordinati, uno stile opposto a quello di Garcia. Christian Liaigre ha portato una nuova sensibilità artistica e contemporanea al progetto: la scultura lignea di Mathieu Nab, il soffitto di vetro di François Morellet, le dorature di David Altmejd, piazzate sul tetto con vista su tutta Parigi. La nuova ala dell’hotel compete con le suite super lussuose recentemente inaugurate al Meurice o al Mandarin Oriental, per accogliere star e milionari. Jay-Z, Beyoncé, il clan Kardashian hanno cenato al Costes senza mai soggiornarvi perché le camere storiche venivano considerate troppo piccole in un’epoca in cui tutti gli hotel parigini esageravano all’opposto. Le pesanti porte di legno e i superbi marmi lavorati sul marciapiede di fronte all’hotel, autorizzati dal Comune di Parigi, continueranno a preservare il segreto del Costes, mentre un edificio in rue Mont Thabor ospiterà la terza ala del Costes. Non si sa il nome di chi finirà il trittico, ma se fosse Philippe Starck a completare l’hotel che era stato pensato per lui?

Articoli consigliati