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Frida Giannini racconta i suoi idoli musicali in un libro per Rizzoli

L’ex direttrice creativa di Gucci raccoglie in un libro le immagini delle star che dal 1969 hanno fatto la storia della musica. A partire da David Bowie. 

Frida Giannini
Frida Giannini

Frida Giannini è diventata direttrice creativa di Gucci nel marzo 2005, subentrando ad Alessandra Facchinetti dopo che questa aveva firmato solo due sfilate, assumendo di fatto il difficile confronto con l’era di Tom Ford terminata nel 2004. Alla testa del brand rimarrà per 10 anni, grazie al successo del recupero della stampa Flora e a uno spirito rock al tempo stesso liberatorio, empowering e glam che riflette la sua divorante passione per la musica, e che mette insieme lo stile di David Bowie e dei Depeche Mode, di Kate Moss e Bianca Jagger.

Con il libro “A Journey into the Style and Music of my Icons since 1969”, appena uscito per Rizzoli, Giannini racconta la sua fascinazione, estetica e musicale, per tutta una serie di talenti a partire da David Bowie. In una carrellata aperta proprio dallo Thin White Duke in uno scatto del 76, con i capelli arancioni,gli occhiali dalle lenti rosa e una sigaretta. Seguono  ancora Bowie in un suit mostarda di Freddie Burretti accostato a un completo Gucci in lamé dorato sulla passerella A/W 2006/07, la Giannini in miniabito di jais accanto a Madonna in  minidress di marabù verde smeraldo, Sharon Tate e la folla di Woodstock, una giovanissima Patti Smith, Carole King con la giacca di velluto nera, Annie Lennox in reggiseno di pizzo rosso sotto al chiodo coperto di studs; ci sono Chris Cornell e Kurt Cobain, Iggy Pop e The Smiths, Billy Idol e Siouxsie, Diana Ross e Mick Jagger, Jeff Buckley e lady Gaga che rifà I look di Bowie... Un tuffo nel passato per chi quell’epoca l’ha vissuta e di che incuriosire il pubblico più giovane.

L'OFFICIEL ITALIA: Perché questo libro e perché adesso?
Frida Giannini: Il libro è nato perché negli ultimi due anni ho dovuto occuparmi di mia madre che era molto malata, la notte non riuscivo a dormire e mi sono data alla ricerca fotografica, che è sempre stata una mia passione, anche quando lavoravo alle collezioni… In quel periodo della mia vita ha avuto una funzione catartica fondamentale. Il difficile è stato fare l’editing, perché avevo faldoni pieni di un numero impressionante di foto...

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LOI: La centralità di Bowie ti era chiara fin dagli inizi o è emersa in corso d’opera?
FG: Si tratta di una  centralità spontanea, Bowie è stato un precursore in tutti i sensi.

LOI: Nel libro c’è anche l’intervista che Dave Gahan ti ha fatto per “Interview”
FG: È stata un’idea di Fabien Baron che mi ha elettrizzata perché io ero una groupie sfegatata dei Depeche Mode. Dave  aveva comprato degli stivaletti Gucci con tacchetto perfetti per le sue esibizioni sul palco e per anni, dopo avergli fatto un calco del piede, gli fornivamo i suoi stivaletti su misura.

LOI: Come è nato “Chime for Change”?
FG: È un progetto che ho partorito io, coinvolgendo immediatamente Salma Hayek e Beyoncé. Fino ad allora Gucci aveva sostenuto l’Unicef, ma io volevo cambiare tema.  Era prima del Me Too e avevo preso come modello Live Aid dell’85, il grande doppio concerto di 16 ore non stop di musica trasmesso in satellitare e seguito live da oltre 2 miliardi di persone in 150 paesi del mondo,  promosso da Bob Geldof  per portare aiuto all’Etiopia travolta da una carestia orribile. Mi sono rivolta alla stessa organizzazione che aveva seguito Geldof: “The Sound of Change”, tenutosi a Londra nel 2013,  è andato subito sold out.

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LOI: Sul palco c’erano Florence Welch, Jennifer Lopez, Beyoncé, Rita Ora, Madonna..
FG: La musica è piena di donne, nella moda, se non si ha un’azienda di famiglia, le direttrici creative si contano su una mano. E non è un segreto per nessuno che non sia una questione di talento, tutti gli uffici stile sono pieni di ragazze bravissime, ma c’è una lobby gay affermatasi a partire dagli anni 80 che sembra aver dimenticato che alle origini dello stile contemporaneo c’è Coco Chanel.  

LOI: A Madonna hai dedicato un capitolo.
FG: Perché è una grandissima artista. E poi è stata la mia prima icona di stile. “Cercasi Susan disperatamente” è stato il primo film che ho visto al cinema da sola a 14 anni e per un periodo mi sono vestita proprio come lei.

LOI: Qual è l’outfit o la collezione che hai disegnato che esprimono meglio la tua fascinazione per la musica?
FG: Il suit in lamè d’oro della F/W 2006.

LOI: Che designer ti piacciono?
FG: È difficile. Non comprendo le poltrone che cambiano troppo spesso, il sistema usa e getta dei grandi gruppi.. Daniel Lee da Bottega ha fatto un lavoro incredibile, da Burberry non si capisce, ma anche un fenomeno mediatico come Jacquemus non è chiaro che direzione intenda prendere.

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