"Van Cleef & Arpels, il Tempo, la Natura, lʼAmore" a Palazzo Reale
Farah Diba, ieratica e irraggiungibile, coperta di perle, smeraldi e rubini il giorno dellʼincoronazione a imperatrice di Persia. Marlene Dietrich e i suoi inseparabili braccialetti, la maharani di Baroda e i suoi smeraldi, Wallis Simpson che suggerisce lʼidea di una collana ispirata alla cerniera lampo che vedrà la luce anni dopo con la creazione del modello Zip... La storia di Van Cleef & Arpels è ricchissima di personaggi e aneddoti affascinanti, ma la mostra al Palazzo Reale di Milano (“Van Cleef & Arpels, il Tempo, la Natura, lʼAmore”) riporta tutta lʼattenzione sulla perfezione della creazione, sulla coerenza e consistenza dellʼevoluzione stilistica, sullo splendore materico dei gioielli e oggetti preziosi in sè. Oltre 400 pezzi, esposti, fino al 23 febbraio 2020, in un percorso tematico che lascia letteralmente senza fiato, dalla collana di smeraldi della Begum Aga Khan a quella in oro giallo e diamanti con una testa di leone di Liz Taylor, passando per un bestiario accattivante, capolavori floreali, clip di ballerine piene di grazia e scattanti sulle punte come tante Margot Fonteyn, pezzi esotici ispirati allʼAsia e allʼIndia, modelli Art Déco che guardano allʼantico Egitto, minaudières in oro e rubini o lacca nera, oro e diamanti di unʼeleganza assoluta. «Far conoscere il nostro heritage anche attraverso mostre importanti è una scelta strategica che sottolinea lʼappartenenza dellʼalta gioielleria al contesto delle arti decorative», sottolinea il presidente e ceo Nicolas Bos. «Abbiamo scelto Milano e il Palazzo Reale perché sono entrambi luoghi trasversali, crocevia tra arte, storia, lusso e design. Lʼidentità di Van Cleef & Arpels, la caratteristica distintiva rispetto alle altre maison credo risieda in uno stile ininterrotto e coerente che ha sempre saputo integrare le innovazioni, dalla leggendaria montatura Serti Mysterieux, che lasciava alle pietre tutta la loro trasparenza, agli anelli Between the Finger, che permettono di posizionare elementi preziosi tra le dita senza neanche aver bisogno di chiudere lʼanello, alle Complications Poetiques degli orologi, meccanismi ispirati dal mondo degli automi che non servono a migliorare la misurazione del tempo, ma a soddisfare il desiderio di particolarità, di unicità di conoscitori e di collezionisti». Per Nicolas Bos la pietra che si identifica maggiormente con il brand è il rubino, perchè è quella più immediatamente associata al Serti Mysterieux, mentre tra i modelli storici considera particolarmente indicativi dello stile Van Cleef & Arpels la collana Zip, per la fusione tra matrice industriale della cerniera lampo e il know how iperspecializzato dellʼalta gioielleria, lʼorologio Pont des Amoreux, e il sautoir Alhambra, lanciato nel 1968. «Un gioiello da giorno, emblematico del passaggio dalla haute couture al ready to wear. Creato con lo stesso altissimo livello di craftamship dellʼalta gioielleria ma da indossare in modo casuale. La fine degli anni ʼ60 ha rappresentato per noi un momento altrettanto importante degli anni ʼ20». Altra caratteristica importante, la sostenibilità: «Non la comunichiamo, ma ci lavoriamo. Con la madreperla siamo già arrivati allʼassoluta trasparenza della tracciabilità, ma anche coi diamanti siamo ben lontani dagli orrori dei blood diamonds del film con DiCaprio».