Interviste

#talkingwith Daniele Baldelli

Le notti d’estate sono fatte per sognare in grande e per seguire la via che il cielo stellato ci suggerisce. L’Astro Festival, approdato lo scorso 24 giugno al Magnolia a Milano per la seconda edizione, ha riunito alcune delle sonorità più luminose della notte in una line up che non ha nulla da invidiare ad altri festival di lunga data.

Tra i protagonisti della notte, una stella nostrana attira l’attenzione di chi di musica se ne intende per davvero. Precursore del mondo del djing in Italia, Daniele Baldelli da più di quarant’anni ci stupisce con sonorità imprevedibili che arrivano dalla pancia e dal cuore. 

Fin dagli esordi nel club, ha saputo distinguersi per la sua voglia di mettersi in gioco, provando a spingersi dove nessun altro era ancora arrivato come quando ha portato in discoteca l’utilizzo della batteria elettronica, dei sintetizzatori e dei primi campionatori che avevano solo 4 secondi di memoria. Con la sua fantasia, la sua voglia di musica e la sua ricerca tecnica, Daniele Baldelli ha spaziato e sperimentato tra stili come il funky, l’elettronica, il pop e tanti altri senza avere mai moduli o modelli a cui rifarsi.

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Questa voglia di fare qualcosa di nuovo e di diverso, che non segue le tendenze del momento ma che al contrario le crea, la ritroviamo anche nel suo ultimo progetto “Cosmic Temple” che si ispira inevitabilmente al modo in cui proponeva musica al Cosmic Club nei primi anni Ottanta. Un totale di 18 tracce, suddivise su sei vinili composte da Baldelli e registrate in studio con il suo entourage di musicisti. Nulla però è lasciato al caso: chiede  infatti al grafico Aldo Drudi di arricchire le copertine dei rispettivi vinili con un artwork che, se unite, riproducono il logo del “Cosmic”.

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Cosmic Temple
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Hai iniziato a suonare da giovanissimo nel 1969 a Cattolica, dove sei nato e cresciuto. Hai visto quindi sorgere il mondo del clubbing nella tua terra, sia con te come dj precursore sia le prime discoteche italiane. Qual è stato il motivo scatenante?

"La Riviera Romagnola é da sempre terreno fertile per il turismo e le opzioni per intrattenere i visitatori la notte si potevano dividere in serate in discoteca o al cinema - ovviamente ha vinto la prima. Mi sono avvicinato al mondo della musica a 17 anni, quando la postazione per il deejay era un prolungamento del bar, non si usavano né le cuffie né la spia.

Il lavoro era semplice: la selezione di dischi era già pronta, andava solo messa in ripetizione senza sosta, alternando i 45 giri di 3 shake in 3 lenti, e così via per tutta la notte."

Sono quasi 50 anni che fai ballare persone in tutto il mondo. Come ci riesci ancora? Qual è il tuo elemento vincente?

"Credo che la mia arma vincente fin da subito sia stata la libertà. Ho iniziato a suonare in anni in cui non si sentiva la pressione dell’ottenere un riscontro da pubblico, e quindi l’ansia di svuotare i locali; avevo pieno potere decisionale su che genere suonare e mi sono sempre dedicato alla ricerca di ciò che mi piace per poterlo condividere con gli altri nella speranza di creare una sintonia reciproca. Chi mi ama mi segua” dice “e finora ha sempre funzionato alla grande”.

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Qual è il tuo motto?

“Vivere e lasciami vivere”.

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