Retori's Rules: l'intervista alla fondatrice e direttrice creativa Salma Rachid
Salma Rachid racconta Retori, il brand lanciato durante l’ultima edizione della Milano Fashion Week e costruito intorno al suo legame con l’arte.
Retori, fondato quest’anno da Salma Rachid a Milano e appartenente ad Alsara Investment Group - gruppo industriale globale fondato da Rachid Mohamed Rachid nel 2017 - si propone di esprimere l’arte dello storytelling attraverso collezioni uomo e donna seasonless. «Nel mondo in cui viviamo oggi, le persone sono sempre in viaggio e la stagionalità è diventata obsoleta a causa delle differenze di fuso orario e regionali» spiega la direttrice creativa. «Le nostre collezioni sono suddivise in capitoli: non vogliamo che ogni collezione metta in discussione o oscuri quella precedente».
L'OFFICIEL: Come ti sei avvicinata al sistema moda?
SALMA RACHID: Il mio interesse per le creazioni è nato quando mio padre mi fece leggere da giovane “L’Alchimista” di Paulo Coelho. L’ho riletto più volte perché era come se fosse un viaggio alla ricerca di sé stessi ed è stato il mio primo approccio con il mondo dell’arte. Credo che l’arte sia un linguaggio silenzioso che non ha bisogno di parole, universale e fatto di emozioni. Prima di fondare Retori, avevo già avviato l’azienda di occhiali Akoni: è sempre stato un mio sogno creare un marchio che fosse confortevole, elegante e capace di raccontare i messaggi significativi degli artisti.
LO: Quali sono le principali differenze?
SR:Akoni è un prodotto essenzialmente medico, ma anche estetico e può riflettere la personalità di chi lo indossa. Gli occhiali si basano sull’ingegneria e i modelli sono molto complessi. Retori è un mondo più ampio: si tratta di praticità, bellezza ed elementi artistici. Mi ha aperto un nuovo universo e sto imparando ogni giorno da tutte le persone con cui lavoro.
LO: Quali sono le caratteristiche identitarie di Retori?
SR: La mia idea è quella di offrire una tela bianca con ogni collezione, in modo che gli artisti possano inserire i loro messaggi è per questo che l’aspetto di atemporalità è centrale. I capi sono versatili e facili da adattare a look sia casual sia formali. Ogni pezzo racconta una storia con un messaggio che deriva dalla visione degli artisti, e come per l’arte, non c’è un’interpretazione univoca. Ogni collezione sarà caratterizzata da un elemento sorpresa, oltre a un’attenzione particolare alla fluidità dei capi, perché ci interessa mantenere un mood rilassato. Un’attitudine che ti faccia percepire che è un prodotto che viene vissuto in maniera intima e puoi personalizzare in base allo stato d’animo.
LO: Credi che le tue origini influenzino il tuo lavoro?
SR: Forse indirettamente, ma è qualcosa che deriva più dal mio background culturale.
LO: E come funziona il tuo processo creativo?
SR: Lavoro con un curatore d’arte per selezionare un gruppo di artisti, e dopo un’attenta valutazione ne scegliamo uno. Conduco un’intervista con l’artista e creo un elenco di 10 temi che emergono dalla sua pratica creativa. Successivamente selezioniamo frasi e messaggi da trasmettere, che sottopongo all’ufficio stile. Insieme definiamo i codici estetici per la collezione. Infine, i concetti vengono tradotti in prodotti di maglieria, o su tessuti e lavorazioni che rispecchiano la nostra identità.
LO: La parte più sfidante?
SR: Mantenere uno spirito coerente in ogni collezione, senza che questo venga messo in discussione dagli artisti con cui lavoriamo.
LO: Chi sono i clienti di Retori?
SR: Sono persone che iniziano ad apprezzare le piccole cose della vita, la saggezza e i buoni consigli. Clienti che puntano sulla qualità piuttosto che sulle mode dettate dai grandi nomi. Retori è un’evoluzione del minimalismo, con più colore e carattere. Mi piacerebbe vedere i nostri capi indossati da persone che lavorano nel mondo della musica, collezionisti e appassionati d’arte.
LO: Con chi hai collaborato per la collezione “Chapter 01” presentata alla Milano Fashion Week?
SR: Abbiamo collaborato con due artisti - in futuro ne avremo solo uno per mantenere tutto più conciso - Diedrick Brackens e Daniella Portillo. Entrambi hanno creato opere che richiamano le loro radici, quindi abbiamo chiamato la prima collezione “Roots” e costruito l’intera storia attorno all’importanza delle radici. Durante la presentazione, abbiamo coinvolto discipline differenti per amplificare il messaggio: il regista e scenografo Fabio Cherstich, il compositore e sassofonista Bendik Giske, la food designer Laszlo Badet, fino alla floral designer Lilo Klinkenberg che ha realizzato sculture di erba e radici terrene.
LO: Hai un messaggio che ti sta a cuore?
SR: C’è una parola araba che adoro; tradotta significa “accettare con apprezzamento”, ed è la filosofia che vogliamo abbracciare.