Color splash! Tuffiamoci nella PE17 di Mimì à la Mer
Si chiamano Mimì, Mia, Ginevra o Zoe. E sono spesso accompagnate da Sofia, Ursula e talvolta anche da Brigitte.
Non si tratta dell’ultima gang di fashionistas ma, semmai, di ciò che queste ultime potrebbero indossare.
I nomi di bambina abbinati ai tessuti più freschi e a colori di caramelle sono quelli dei costumi da bagno di Mimì à la Mer, il marchio di costumi “più poetico al mondo” che ha fatto innamorare tutte le ragazze, celebrities e non, che non si accontentano di indossare un costume “commerciale”. La “Mimì girl” ideale è carina, solare ed easy-chic e in genere chi sceglie il brand le somiglia molto: “è pazzesco come le nostre intuizioni trovino un riscontro perfetto nell’immaginario delle nostre clienti. Dai social riceviamo feedback importanti e vediamo che in genere i nostri codici estetici e comunicativi sono apprezzati: per noi è importante non deludere le nostre seguaci”, spiegano Michela Occhetto, fondatrice e designer, ed Elena Micillo, sales manager. Le incontro nel luminoso salotto di Carryover, l'ufficio stampa che hanno scelto e che le segue con il loro stesso entusiasmo. La giornata è particolarmente fredda, milanese al punto giusto, e mentre siamo avvolte nei nostri tessuti più caldi ci sembra assolutamente naturale parlare di body, costumi e California dreamin’, che poi è il punto di partenza della Spring Summer 2017. Un omaggio agli anni Settanta e al glamour delle dive californiane della West Coast.
Ma torniamo a loro. Brigitte Bardot è un bikini anni ’60 con un malizioso volant sullo slip , Uma Thurman nelle vesti di Mia Wallace interpreta un intero scollato e sensuale, e Cocò Chanel veste un micro bikini perfetto per l’abbronzatura più audace: “Il cinema, le attrici e altre donne iconiche restano la nostra fonte di ispirazione principale” spiega Michela (al cui diminutivo di Mimì, legato ai ricordi delle vacanze al mare con la nonna italo-francese, corrisponde l’intero spezzato double-face). “Anche quest’anno gli anni Settanta sono protagonisti, nell’uso dei colori e nella scelta delle stampe”.
Una palette di nero, lurex, oro, blu ottanio e ruggine si intrufola nei tessuti iridescenti simili agli spalmati e si affianca ai più classici pastelli. Nella linea pensata per la PE, dove Mimì, Mia e Ginevra restano i modelli più richiesti, trovano spazio anche turbanti, pants e kimono coordinati. Mimì à la Mer sta contribuendo al rilancio del total look per la spiaggia, “che non deve essere per forza tutto abbinato, anzi. Le nostre palette colore consentono di poter giocare con le fantasie. Il kimono è la new entry della stagione: in chiffon o raso, può essere portato come négligé, copricostume oppure come l’alternativa sopra i jeans o gli abiti, quindi anche al di fuori del concetto spiaggia e costume”.
E se la prossima PE appare già un successo annunciato (guardate la gallery delle immagini scattate da Simone Rivi), non è stata da meno la collezione di body dell’inverno quasi passato. “Non volevo approcciarmi al mondo dell’intimo, almeno non per il momento. Volevo però un capo che ricordasse il costume da bagno e che allo stesso tempo si potesse portare a vista con una gonna o un pantalone: l’idea è quella di rendere protagonista del guardaroba femminile un capo in genere considerato intimo. Inoltre, poiché Mimì nasce come beachwear volevamo proporre un prodotto che seguisse il brand anche fuori stagione. E il body ci è sembrato il capo più vicino al costume da bagno”. La FW 17/18, presentata al Tranoi Show di Parigi lo scorso settembre, vede l’introduzione di una capsule di maglieria. “Se il costume è il capo più iconico del guardaroba femminile durante la stagione estiva, per l’inverno lo è il maglione. Sarà una collezione piccola, realizzata esclusivamente in lana Mohair, composta di due modelli principali proposti in diverse varianti colore”.
L’attenzione alla qualità è uno dei capisaldi del marchio, la cui produzione avviene interamente nel distretto tessile comasco. “Nonostante le difficoltà, il Made in Italy è un valore in cui credo e a cui non intendo rinunciare. Vogliamo continuare ad offrire al pubblico dei capi di ottima qualità e questo passa prima di tutto dai criteri di produzione. Forse rispetto ad altre vie occorre più tempo per arrivare ad obiettivi tangibili ma secondo noi, ne vale la pena”.