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Wicky's

A Milano, a pochi passi dal Duomo, si trova un ristorante più unico che raro, dove il piacere del palato si sposa con la zen attitude: un’esperienza quasi mistica per il corpo e lo spirito.
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Entrando da Wicky’s ci si ritrova in un ambiente elegante e che trasmette immediatamente una grande serenità. Legno naturale, colori sobri, luci soffuse, il suono dell’acqua... questo universo magico e sospeso si ispira alle notti di luna piena sul bordo di un fiume. “Ho voluto creare un ambiente molto rilassato che possa permetterti di gioire e gustare ogni mio piatto” racconta lo chef. Sul lato della sala troneggiano belle bottiglie di liquori giapponesi esposte in una vetrina retroilluminata che arriva fino al soffitto. 

In fondo al corridoio si scorge un bancone tipico giapponese, di quelli che si trovano nei ristoranti tradizionali di sushi e, sulla parete, un prezioso kakejiku (un’elegante calligrafia giapponese su carta) realizzato da un monaco del celebre tempio nipponico Daitokuji, conosciuto soprattutto per li sviluppo della cerimonia del tè. E proprio lì, dietro al bancone, fa capolino lo chef Wicky Priyan, concentrato sulla preparazione di un piatto.

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Originario dello Sri Lanka, lo chef ha una carnagione abbastanza scura, occhi attenti e appassionati. Si capisce subito che è un uomo brillante, sensibile e dai molti interessi: dall’Ayurveda, alle arti marziali e persino la criminologia. Wicky è anche un uomo che ha viaggiato molto, ma quando parla italiano ha un inconfondibile accento giapponese. Perché? Perché dopo aver fatto scalo un po’ dappertutto - dall’Indonesia al Brasile - Wicky ha passato 30 anni della sua vita in Giappone. Ed è nel paese del SoL Levante che lo chef ha imparato i segreti di una delle cucine più nobili e antiche. 

Ancora oggi si ricorda nitidamente il giorno in cui passò l’esame di ammissione alla celebre scuola di chef Kan a Tokyo. Questo mostro sacro della gastronomia giapponese si rese conto fin da subito del potenziale di Wicky, del suo forte senso della disciplina e della sua grande sensibilità ed educazione. Caratteristiche essenziali della cultura giapponese che gli permisero di essere il primo è unico allievo straniero dell’accademia. Fu in quegli anni che Wicky apprese le raffinatezze della cucina giaponese e alcune tecniche antiche e riservate a pochi iniziati. Lui che da piccolo era l’unico di 6 figli maschi ad aiutare la madre a cucinare e per di più a lume di candela, perché è non avevano l’elettricità. Quando si dice “ne ha fatta di strada”!

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E oggi? La sua cucina racconta la sua avventura e ha i profumi dei paesi che ha visitato. Wicky maneggia con cura gli ingredienti e ne rispetta l’origine e l’essenza. Le sue nozioni di cucina giapponese si sposano a meraviglia con sapori e preparazioni di tutto il mondo. Un vero King del fusion! Nel suo menù vi sono ottimi antipasti giapponesi tradizionali, rivisitati in chiave etnica: melanzana perlina, crema di tofu topinabur e naschimizo, mostarda di yuzu… E gran colpo di fulmine anche per la sua salsa di zenzero alle 30 spezie, un omaggio alla sua terra d’origine! Tra le sue trovate da maestro c’è il condimento del sushi: non trovando facilmente shoyu (salsa di soia) e wasabi in Italia, Wicky utilizza eccellenti ingredienti locali che riescono a valorizzare al meglio il pesce: dall’olio di oliva leccino al pesto di capperi di Pantelleria. 

Tra le sue creazioni più geniali e divertenti annoveriamo l’uramaki milanese fatto con il risotto allo zafferano e abbinato con sapori tipicamente italiani, dalla mazzancolla pugliese alle lamelle di tartufo o le chips di Parmigiano. Una vera delizia, perfetta per gli esploratori di abbinamenti creativi o quelli che non sanno scegliere tra i buoni vecchi sapori di mamma e il fascino della cucina nipponica (e ammettiamolo sono tanti! Ndr). Vale la pena lasciarsi tentare anche dal suo Wikakuni Kyoto, piatto a base di maiale nero siciliano lessato per 16 ore: la carne è talmente tenera che si taglia con le bacchette e si scioglie in bocca. Fondente e squisito come la torta di cioccolato, ottimo dessert per finire in bellezza questo pasto sorprendente dalla A alla Z. 

Insomma da Wicky’s ci si stupisce, ci si soddisfa, ci si emoziona. È un ristorante da provare perché ti fa fare il tour culinario del mondo restando seduto a tavola. Vi sentirete esploratori del gusto, come Marco Polo ma armati di bacchette. E riatterrati dal viaggio a fine pasto, avrete soltanto una voglia : ripartire con un altro piatto, un’altra storia, un’altra avventura culinaria.

© Sara Waka e Federica Forte @WAKAPEDIA 

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