Il vernissage irriverente di Moschino
Il connubio tra arte e moda rappresenta da sempre una delle più energiche e celebrate contaminazioni già dai tempi di Schiaparelli, con i linguaggi espressivi dell’una che finiscono per essere in maniera del tutto naturale il vocabolario pittorico dell’altra. E’ lungo questo filone che si inserisce la sfilata primavera estate 2020 di Jeremy Scott, una collezione che attinge forme e colori dalla immensa produzione pittorica di Picasso e che si propone di ricreare con linguaggio moderno e irriverente il rapporto morboso e viscerale del pittore con le tante donne della sua vita. Passione e tormento, amore e tradimento rivivono così nei look di sfilata dove le campiture di colore definiscono forme e modanature con la forza del pennello: le modelle diventano per l’occasione autentici tableuax vivants, e il citazionismo di opere illustri, dal ritratto di “Donna che piange” allo strazio di “Guernica”, si contamina del linguaggio pop di Jeremy Scott, in inedite e piacevoli consonanze estetiche. Le linee spigolose e taglienti del cubismo definiscono le silhouette degli abiti alternate agli splendidi volumi bidimensionali dei boleri, un omaggio alla tradizione vestimentaria andalusa. Anche gli accessori non sfuggono alla furia pittorica di Jeremy Scott, tra teste di tori, violini, e una divertente bucket bag che riproduce alla perfezione il barattolo di latta dove riporre i pennelli in attesa del prossimo capolavoro.