Fendi regina di Roma
Da una parte il Colosseo rosato in un tramonto romano perfetto. Dall’altra il tempio di Venere e Roma illuminato da fasci di un arancio intenso. Sulla sfondo l’arco di Costantino, i Fori Imperiali con uno spicco di luna che sta sorgendo e il colle Palatino, che la leggenda vuole essere il cuore di Roma, dove nacque la leggenda della Lupa e di Romolo e Remo. In uno scenario da Sindrome di Stendhal Fendi ha scelto di portare in scena la sua haute couture. Ma non una Haute Couture normale, una speciale, visto che la collezione vuole celebrare i 54 anni di collaborazione tra la maison romana, oggi satellite del gruppo LVMH, e il suo designer-guru Karl Lagerfeld, scomparso lo scorso febbraio. Un evento monumentale, emozionante. Ma senza tristezza, come l’avrebbe voluto lo stilista tedesco che lo scorso autunno aveva iniziato a pensarlo insieme con lo staff creativo della griffe e soprattutto con Silvia Venturini Fendi, anima creativa della Maison e che con Lagerfeld ha lavorato per una vita, fianco afianco. “E’ tutto come l’avrebbe voluto lui, un omaggio ma senza nostalgia o ritorno al passato. Guardando al futuro, proiettandosi nel domani”. E la collezione racconta la nuova prospettiva della Maison affidata alla Venturini Fendi. “Non ho un primo o un ricordo specifico di quando ho incontrato Karl… Lui c’è sempre stato. Sono sempre stata affascinata dal suo lavoro e dal suo modo di lavorare: era instancabile. E poi quando era qui in atelier a Roma era un turbine di adrenalina. Da lui ho imparato tantissimo, tutto forse. Posso dire che mi sono sempre divertita, e tanto. Mi ha insegnato la leggerezza nella gestione e nell’approccio alle cose, mi ha insegnato a divertirmi nel mio lavoro. E io, in tutti questi anni, ho sempre cercato di stupirlo, di sorprenderlo. E devo dire che se è rimasto qui così a lungo vuol dire che ci sono un pòriuscita”. Ma il Fendi day non è un giorno di ricordi: “Questa collezione non è una rivisitazione dell’archivio e del lavoro di Karl. Non è un percorso antologico. Ci siamo liberamente ispirati al suo lavoro creando 54 abiti che ricordano i 54 anni di collezione, ma ci siamo buttati in archivio senza un filo logico e abbiamo iniziato a lasciarci sorprendere. Da uno scollo, da una spalla, da una silhouette. E le abbiamo riportare in collezione”. Una storia speciale, partita da un libro. “L’ultima volta che ho visto Karl mi ha dato una serie di riviste, Ver Sacrum, organo ufficiale della Secessione viennese, da iniziare a studiare come fil rouge di questa collezione. Siamo partiti da lì, da quello che era parte forte dell’estetica di Karl. Io, in questo periodo, mi sono lasciata affascinare da un libro di Ranieri Gnoli dedicato ai marmi di Roma”, ha poi detto la stilista. “Abbiamo unito Karl e la sua visione alla mia, per cercare di costruire un’idea di Roma da esplorare insieme. Raccontando una storia legata a quella città che lui ha amato profondamente, al punto che si divertiva dire che non era un pòitaliano ma era un pò romano”. E vedendo i look in pedana la mente corre alle atmosfere di "Gruppo di famiglia in un interno", ai fotogrammi rivoluzionari di Luchino Visconti, ma soprattutto alla marchesa Bianca Brumotti, ovvero Silvana Mangano, che proprio in quel film vestiva Fendi. “Mi sono lasciata guidare da quelle donne anticonformiste degli anni '70. Forti, intense, volitive e determinate. Fendi è sempre stata una storia di donne. Mia nonna, le cinque sorelle e anche oggi il team è quasi tutto al femminile”. Così sulla passerella di travertino, tra le vasche di acqua fresca, e con i falchi a sorvegliare il cielo per liberarlo dall’intrusione dei gabbiani, sfilano borghesi signore dai capelli a caschetto che con nonchalance strisciano sul pavimento prezioso lunghissime code di preziosa pelliccia. “Abbiamo lavorato tanto sulla pellicceria questa stagione, che è il cuore della nostra storia. Ma abbiamo anche cercato di ampliare il nostro mondo aggiungendo tutta una serie di capi no fur o con pelliccia non pelliccia. Ovvero capi con cashmere o velli alternativi. A comporre una vera e propria collezione di alta moda. Abbiamo anche inserito dei capi in pelliccia eco, ovvero nati da pellicce già esistenti che sono state rimesse a modello e trasformate”, continua Silvia Venturini Fendi. “In tutta la collezione abbiamo cercato di distillare un’idea di natura generosa, raccontando un mondo elegantemente bucolico”. Di spighe e di fiori che si rincorrono sugli abiti, ma anche di geometrie marmoree che si intagliano nella pelliccia. O di motivi mitologici e cromatismi ispirati al lavoro artistico di Klimt. In un turbinio di seduzione e sensualità maliziosa. Negli scolli che mimano le linee di un costume da bagno. Nelle trasparenze che svelano delicatamente la figura. Nelle costruzioni che sottolineano le forme del corpo. O nelle vesti e nelle giacca portare a nudo. Per sprigionare una malizia aristocraticamente intrigante. Fatta di gesti e di piccoli dettagli, ma anche di architetture vestimentarie sontuose. Che diventano gli abiti da ballo del finale: crinoline giganti dalla costruzione geometrica, come se fossero leggeri mosaici marmorei affidati al tulle e al voile, ricoperti da una colata di luce. “Per Karl bisognava guardare solo al futuro. Aveva ragione ma io sono dell’idea che si debba imparare dal passato per scrivere un domani forte. Ed è quello che abbiamo fatto con questa collezione. Le persone vanno, ma in realtà restano. E io devo dire che ho avuto il grande privilegio di imparare tutto da lui”, ha concluso la stilista che a chi le chiede come sarà la sua Fendi risponde semplicemente: “Forse un po’ più femminile nelle linee, forse un po’ più sensuale, di quella sensualità creata da una donna per altre donne”. Quando sfumano le sonorità ideate da Caterina Barbieri per lo show e il sole è ormai scomparso all’orizzonte, è tempo di salire sul colle Palatino lasciandosi alle spalle il tempio di Venere e Roma, che verrà restaurato dalla Maison. Vista a 360 gradi sulla città per la cena di gala per 500 ospiti su lunghi tavoli allestiti con lussureggianti trionfi di frutta e spighe, a ricordare baccanali rinascimentali. Mentre sul palco cantano i Lion Babe, duo americano di R & B di New York composto dalla cantante Jillian Hervey e dal produttore discografico Lucas Goodman. Ad accompagnare una notte tutta dedicata alla genialità di un designer, al coraggio di cinque sorelle e alla creatività di una stilista che è pronta a scrivere un nuovo, glorioso, capitolo di una storia importante.